Lettera aperta di un gruppo di cattolici al Vescovo Suetta
La risposta dopo la gioia del Vescovo per la vittoria di Giorgia Meloni alle ultime elezioni politiche
Dopo l'intervento di Monsignor Suetta sull'esito delle elezioni
Una lettera firmata da un gruppo di cattolici laici che ha preso posizione dopo l'intervento di Monsignor Suetta che esultava per la vittoria della Meloni e tirava "stoccate" al Pd
Mons. Suetta,
abbiamo tutti letto (del resto questo era il suo obiettivo) il suo intervento riportato da un famoso
quotidiano nazionale le cui domande mostrano già una chiara posizione di parte. Le sue affermazioni hanno
sorpreso e sconcertato non soltanto il mondo “laico” che lei tanto avversa, ma soprattutto - e questo
dovrebbe starle a cuore – quel laicato cattolico che vive con fatica e impegno le straordinarie e profetiche
intuizioni del Concilio Vaticano II di cui si celebra in questo periodo la ricorrenza. Un laicato che ha cuore la
Chiesa e vuole qui esprimerle il proprio profondo disagio.
Se il cittadino Antonio Suetta si fosse fermato all’analisi del voto auspicando i vantaggi di una possibile
futura stabilità, perché no. Affermazioni di buon senso di un cittadino italiano che ha cuore la propria
nazione. Un cittadino che magari sceglie di confrontarsi con chi non la pensa esattamente come lui.
“Dal punto di vista di un Vescovo” il suo pensiero sulla figura e le scelte di Giorgia Meloni ci ha lasciato
davvero perplessi sia nel metodo che nel merito. La sua manifesta soddisfazione deriverebbe dal fatto che
quel voto (il 26% per Fratelli d’Italia? Il 44% per la coalizione di destra-centro?) avrebbe fatto emergere
“una sensibilità caratterizzante il nostro popolo e la nostra storia, segnati da una tradizione di umanesimo
cristiano”: ma davvero lei, “da Vescovo” ritiene che una leader sovranista e antieuropea (povero De
Gasperi!) e che vuole chiudere i porti e affondare le navi che portano assistenza ai migranti incarni
“l’umanesimo cristiano” e sia in sintonia con il Magistero?
“Da Pastore” interpreta questo voto come un risveglio di “autentica civiltà politica” e, oltre a descrivere
genericamente la sinistra come una sorta di male assoluto, nemmeno troppo velatamente attacca l’Europa
e il suo presunto “pensiero unico” e consente che si denigrino pastori e movimenti che si discostano dal suo
pensiero (sarebbe facile contrapporre al suo discorso l’intervento del Card. Zuppi). Chissà perché ci si
immaginava un pastore che unisce tutti (“si è Vescovi per il gregge” dice Papa Francesco) e non solo i
fedelissimi escludendo gli altri. Un Pastore si occupa della dottrina, certo, ma ascolta e si confronta con il
suo popolo, tutto il suo popolo (e non si limita a sentenziare attraverso i media), si fa consigliare dagli
organismi pastorali, progetta piani condivisi che creino quel legame auspicato dal Concilio fra Chiesa e
mondo contemporaneo, atteggiamento che non è necessariamente relativistico, ma che è fondamentale
per evitare l’arroccamento (atteggiamento opposto alle indicazioni del Sinodo della Chiesa Italiana!).
Due esempi fra molti che hanno creato malcontento e disagio. Anche e soprattutto fra chi si sente Chiesa e
che auspica una Chiesa sinodale che sa camminare unita nonostante le differenze.
Pensiamo che denigrare indirettamente la scuola pubblica considerandola non un luogo di formazione ma
di perdizione e costruendo dei percorsi di educazione parentale ad hoc, non solo demolisce un sistema
educativo ma offende i molti credenti che con impegno vivono in quel contesto la propria vocazione laicale.
Ci aspettiamo che un Pastore esprima pubblicamente la sua gioia e la sua soddisfazione per la
partecipazione di migliaia di giovani ad un incontro con il Papa e che non si limiti soltanto a lamentarsi del
fatto che all’interno di quelle straordinaria giornata di riflessione, gioia e preghiera, per due minuti farà
capolino il cantante Blanco.
Per finire alcune domande dirette: cosa pensa “da Vescovo”, “da Pastore” dei cattolici che con tutte le loro
imperfezioni cercano di vivere l’impegno politico e nel mondo del volontariato, magari non riconoscendo
nella destra quel “risveglio di civiltà” che lei profeticamente vede ed esalta? Cosa pensa di fascismo e
antifascismo non essendo il primo mai stato sconfessato da buona parte dei militanti di Fratelli d’Italia?
“Dio, patria e famiglia” possono essere valori importanti se considerati in modo disgiunto e declinati
laicamente in politica, ciascuno per sé: insieme generano un timore che si stiano facendo passi indietro
rispetto ai valori democratici su cui si fonda la nostra Costituzione (scritta con il sangue e la competenza di
illustri cattolici). A quelli ci vorremmo attenere da credenti italiani.
I nostri più sinceri e fraterni saluti, con l’auspicio che questa lettera possa aprire spazi di discussione
all’interno del laicato e della Chiesa Locale, proprio mentre ci si appresta a celebrare solennemente il
sessantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano