Presentato il libro “La ragazza dal fiocco rosso - diario di Maria Musso

Maria Musso era originaria di Diano Arentino, dove era nata nel 1924. Fu deportata appena 20enne nel campo di prigionia di Ravensbruck

Presentato il libro “La ragazza dal fiocco rosso - diario di Maria Musso
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Presentato questa mattina, martedì 8 marzo alle ore 10 nell’Aula Magna del Polo Universitario la presentazione del libro “La ragazza dal fiocco rosso - diario di Maria Musso. All’inizio dell’incontro è stato proiettato un video documento sul campo di Ravensbruck a cura dell’Aned con la consulenza storica di Eugenio Iafrate.
Maria Musso era originaria di Diano Arentino, dove era nata nel 1924. Fu deportata appena 20enne nel campo di prigionia di Ravensbruck. «Ho conosciuto Maria- racconta Alfonsina Sibilla che ha trovato e trascritto il diario- perché era amica di mia mamma. Era una persona generosa, meravigliosa, allegra nonostante durante la prigionia fosse stata sottoposta ad esperimenti». La storia di Maria Musso lascia senza parole per la sua crudeltà. Venne deportata giovanissima «senza saperne il motivo- continua Alfonsina- L’unica spiegazione che era riuscita a darsi era che proprio il colore di un fiocco che spesso usava (il fiocco rosso del titolo del libro) potesse essere stata una delle cause del suo esilio. E proprio nel suo diario scrive “Perché proprio io?” domanda che è rimasta senza risposta». Maria fu arrestata nel 1944 e, dopo essere stata portata in Questura ad Imperia, fu trasferita a Genova e poi dal capoluogo ligure in treno fino al campo di Bolzano. Ultima destinazione: Ravensbruck. «Hanno dovuto lasciare il campo- racconta Alfonsina- perché c'era il pericolo che arrivassero gli alleati e così li hanno costretti a una marcia forzata. Durante il cammino, esausti, hanno bevuto da uno stagno in cui c'erano dei cadaveri. Quindi ha contratto il tifo ed è rimasta ricoverata per molto tempo. Il ritorno a Diano è stato avventuroso; ha dovuto anche vestirsi da militare per poter prendere il treno e ha fatto ritorno a casa». Il rientro, però, non è stato come si aspettava. «Non appena provava a confidarsi- spiega- la gente la bloccava dicendole “ma tu sei stata in Germania non sai mica cosa abbiamo sofferto noi qua. E lei si è sentita tradita, non capita e quindi è rimasta in silenzio per molto tempo». È morta nel novembre del 2011.

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