Un "furesto" nella Compagnia Stabile di Sanremo
Sandro Donzella, 45 anni, taggese, è l'unico non sanremasco nella formazione di teatro dialettale. L'intervista
È un taggese l'unico non sanremasco (o almeno sanremese) della Compagnia stabile Città di Sanremo. Sandro Donzella, 45 anni, è diventato ormai una colonna della compagine nella quale vanta una militanza iniziata nel 2014. Inizialmente con parti minori fino ad arrivare, con il tempo, a quella di protagonista come ne "A man du destin", l'ultima produzione delle compagnia dialettale. Lo abbiamo avvicinato per rivolgergli una serie di domande.
L'intervista a Sandro Donzella, il "furesto" nella Compagnia Stabile di Sanremo
Come hai iniziato?
«La mia scuola - racconta - è stata il Corteo storico di Taggia che si svolge ogni anno a febbraio e presenta molte scenette teatrali. Lì ho iniziato a recitare, quando ero un ragazzino, una dozzina d'anni, con il rione Piazza Nuova cimentandomi in personaggi del Seicento. Piazza Nuova è lo stesso rione con il quale recito ancora oggi».
Poi il grande "salto": come è avvenuto?
«La regista della Compagnia Stabile di Sanremo, Anna Blangetti aveva sentito parlare di me e mi contattò. Ho accettato subito e così mi sono ritrovato, felice, con loro».
Quali le tue prime interpretazioni?
«Avevo esordito in una piccola parte. Ero stato chiamato a sostituire un attore indisposto, una settimana prima dello spettacolo. Per fortuna si trattava di poche battute e ho avuto lo stesso il tempo di prepararmi. Al secondo lavoro mi era stato invece affidato un ruolo abbastanza sostanzioso, ne ‘A pasciun da caccia’» .
Quali le parti da te preferite?
«Amo le parti dove il personaggio è divertente. Che porti allegria e buonumore. Preferisco le commedie brillanti».
C'è una commedia e un ruolo che hai preferito più di un altro?
«La commedia preferita, fra tutte quelle cui ho preso parte, è proprio ‘A pasciun da caccia’. In quell’occasione ero stato chiamato a un ruolo non semplice dovendo calarmi in un personaggio balbuziente. Pertanto dovevo balbettare. Per quanto riguarda i miei ruoli svolti non saprei davvero quale scegliere. Devo dire che li ho amati un po' tutti. E poi ciò che mi assegna la regista va sempre bene e, con lo studio e la recitazione, mi appassiono sempre più al personaggio che interpreto».
I tuoi gusti teatrali in generale?
«Il teatro dialettale è quello che preferisco. Se invece devo guardare al teatro classico ricordo che in televisione, nelle reti liguri, mi capitava spesso, da piccolo, di ammirare commedie di Gilberto Govi. Dove si parlava in dialetto. Poi Carlo Goldoni. Mi piacerebbe, prima o poi, cimentarmi in una commedia del grandissimo autore veneziano. Ciò sperando di essere all'altezza». Donzella si rivela, nonostante un’esperienza già abbastanza lunga, umile e modesto».
Cosa è cambiato nella tua vita da quando ti dedichi al teatro?
«Sicuramente ho molto meno tempo libero perché alle prove si va due volte la settimana, e si è poi impegnati intensamente da marzo a settembre. Sono ogni volta due ore e mezza che a volte diventano tre. Poi ci sono gli spettacoli in giro soprattutto nella nostra provincia. E bisogna studiare e prepararsi anche a casa. Per il resto stare sul palco mi ha permesso di acquisire sicurezza. Quando si è recitato all'Ariston davanti a mille spettatori si ha poi coraggio in altri momenti e situazioni, a prendere la parola, parlare e altro ancora».
Le passioni fuori dal teatro?
«Andare a funghi. Coltivare la vigna, che mio padre deceduto tre mesi fa mi ha lasciato, e produrre vino. Nel mio caso il moscatello di Taggia. Sono anche appassionato di cucina e mi piace preparare un po' di tutto, dall'antipasto al dessert, passando anche dalla focaccia alla sardenaira, alla stroscia. Ma anche la pasta fatta in casa, ravioli, tagliatelle e coniglio. Insomma, mi piace mettermi ai fornelli e preparare un po’ di tutto. Compresi prodotti tipici della nostra gastronomia locale e ligure».
Progetti futuri?
«Continuerò, finché potrò, con il teatro. Spero di poter disporre del tempo e delle energie necessari».
"ha corretto l'inflessione dialettale taggese. Un grande rinforzo per la squadra"
Donzella sarà certamente impiegato nella prossima commedia che allestirà la Compagnia stabile matuziana anche se non si conosce ancora in quale parte. Anna Blangetti, anima della Compagnia stabile di Sanremo, regista e grande competente esprime il suo giudizio su Donzella. Del quale non manca a volte di ricordare la sua origine “non sanremasca” al termine delle rappresentazioni teatrali in cui il taggese è impegnato. «Donzella – dice – è versatile, comprende immediatamente come deve essere il personaggio affidato. È puntuale, preciso, dotato di un forte senso di responsabilità. È adatto per parti caratterizzate da un temperamento vivace, non certo malinconico, e addirittura focoso come appare nell'ultima commedia 'A man du destin'. Di più: ha pure saputo correggere le inflessioni dialettali taggiasche. Un notevole rinforzo della nostra squadra». In effetti fra il sanremasco e il taggiasco, nonostante la vicinanza fra Sanremo e Taggia, ci sono differenze anche marcate. Ad esempio nell’uso della “r”. Ma altre e approfondite considerazioni le lasciamole ai glottologi dialettali.
Marco Corradi