A 40 anni dal sequestro Moro spunta il ruolo di Lello Liguori agente segreto di Craxi
Il ruolo del mitico impresario del jet set dal Covo di Nord Est di Santa ai locali di Sanremo in missione per conto dell'amico Bettino a caccia di notizie su Moro
Dalle carte della relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul sequestro e l'uccisione di Aldo Moro, a due giorni dal 40° anniversario del rapimento dell'ex leader DC, avvenuto il 16 marzo 1978 ( fu poi trucidato dalle brigate rosse il 9 maggio dello stesso anno) spuntano il ruolo inedito di Lello Liguori, un personaggio assai noto alle cronache liguri (soprattutto mondane) del tempo, dal Tigullio, dove gestiva il mitico Covo di Nord Est di Santa Margherita Ligure, a Sanremo, dove fu titolare di altri locali ed ebbe un ruolo anche nel tentativo di scalata al Casinò di Sanremo.
Le carte parlamentari che La Riviera ha potuto consultare svelano le missioni da vero e proprio agente segreto per conto soprattutto di Bettino Craxi nei giorni del sequestro di Aldo Moro.
Omicidio Moro, nuove verità
Sono passati 40 anni dal 1978, e a ben 40 anni da allora l’ennesima commissione d’inchiesta parlamentare, presieduta da Giuseppe Fioroni, ha gettato nuova luce sull’evento simbolo degli Anni di Piombo: il rapimento ed uccisione di Aldo Moro, presidente DC, da parte delle Brigate Rosse. Nella relazione si riscrive molta della storia “ufficiale” di quel caso, aprendo a verità che all’epoca non potevano essere rese pubbliche: a partire dai coinvolgimenti, a vario titolo, dei servizi segreti internazionali, nello scenario di guerra fredda.
Le indagini “parallele” di Lello Liguori per conto di Craxi
Ma ci sono anche le testimonianze che mostrano a quante e quali reti “parallele” Bettino Craxi abbia provato ad affidarsi per cercare una soluzione al sequestro Moro. Una di queste vede protagonista Raffaello “Lello” Liguori, storico patron del Covo di Nord Est, locale simbolo delle notti sammargheritesi. Liguori all’epoca era titolare sia del Covo che dello Studio 54 a Milano, e in tale ruolo aveva una vasta rete di contatti: non solo con il mondo della politica, attraverso cui Craxi lo coinvolse nelle “indagini”, ma proprio anche con quello della malavita e dell’eversione organizzata, che nei locali notturni non di rado si ritrovava.
Le missioni di Liguori
La prima deposizione di Lello Liguori ha avuto luogo il 12 luglio 2017 e contiene circostanze inedite in merito a due “missioni” che gli erano state affidate. «In merito ai tentativi di liberare l’onorevole Moro, posso dire che anch’io vi presi parte incaricato di una missione specifica», ha raccontato Liguori alla commissione. Obiettivo di Liguori era cercare contatti presso il carcere di Cuneo con il bandito milanese Francis Turatello: «Mi fu chiesto di recarmi presso il carcere di Cuneo e di prendere contatti con un maresciallo degli Agenti di custodia a nome Incandela. In questo modo avrei potuto parlare con Turatello per sollecitarlo a prendere tutte le iniziative possibili muovendo il suo ambiente, compreso quello della Magliana. Il mio contatto con Turatello poteva essere facilitato dal fatto che già lo avevo conosciuto nell’ambiente dei locali a Milano. Addirittura una notte avevo avuto una lite con lui fuori dal locale “Ciao Ciao” di via Merlo. Io non avevo avuto paura a scontrarmi fisicamente con lui e, benché avessi avuto la peggio, avevo mostrato di non avere paura e per questo Turatello mi aveva mostrato rispetto».
Il contatto con Renato Curcio
Un altro contatto che Liguori doveva cercare di sollecitare era quello con Renato Curcio, in quanto poteva utilizzare il fatto «di aver dato spazio ai centri sociali e di passare un po’ per una persona di sinistra, anche perché mia figlia Monica frequentava il Leoncavallo». I contatti furono presi: Turatello lo rigirò alla banda della Magliana per avere notizie sul luogo di prigionia di Moro, mentre Curcio, ricorda Liguori, «fu molto più sulla difensiva e ricordo una frase sua un po’ di scherno del tipo “tu vieni perché ti presenti come una persona
di sinistra ma lo so che non sei dei nostri”».
Rientrato da Cuneo, Liguori informò poi Craxi dell’esito della missione. Che non fu l’unica: ad essa ne era seguita, sempre su richiesta di Craxi, una seconda, anch’essa sinora sconosciuta. Liguori ha riferito che «Craxi mi disse che avrei dovuto andare con due persone di sua fiducia a fare un sopralluogo in un appartamento che poteva essere stato la prigione di Moro. Voleva che ci fosse la mia presenza perché si fidava di me dato che lo avevo aiutato già in diverse occasioni». Un sopralluogo da cui non emersero immediati risultati concreti – fu trovato completamente vuoto – se non per il parere proprio di Liguori, che aveva notato una parete in cartongesso, che il locale avrebbe potuto permettere la presenza di un vano segreto utile per un eventuale sequestro.
Il resto della storia, poi, purtroppo la conosciamo tutti. Quel che non conoscevamo è attraverso quante linee parallele, segrete, ufficiose, da poliziesco, si fosse tentato di risolvere quel caso. Linee che sono passate dunque indirettamente anche per Santa Margherita ed il suo Covo.