Aldobrandi può essere processato in Italia, la Corte rigetta l'istanza della difesa

Aldobrandi può essere processato in Italia, la Corte rigetta l'istanza della difesa
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La corte di Assise ha deciso dopo una lunga camera di consiglio

Una richiesta preliminare all’istruttoria consistente nell’impossibilità di processare, in Italia, un nostro connazionale accusato di un reato commesso all’estero, se sono trascorsi tre anni dal suo rientro nel Paese di origine, è stata presentata stamani, in Corte di Assise, a Imperia, dalla difesa di Salvatore Aldobrandi, 73 anni, originario di San Sosti (Cosenza), ma da anni residente a Sanremo, arrestato il 17 giugno scorso su ordine del gip di Imperia, con le accuse di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e la soppressione di cadavere, in merito alla morte di Sargonia Dankha la ventunenne di origini irachene, naturalizzata svedese, sparita nel nulla da Linköping, in Svezia, nel primo pomeriggio del 13 novembre del 1995.

Il corpo di Sargonia non è mai stato trovatore

ma nel giugno scorso è finito in carcere Aldobrandi, che viveva a Sanremo. Il legale, citando l’articolo 128 del codice penale, ha fatto presente che essendo stata accertata la presenza di Aldobrandi, in Italia, dal 1998, non è possibile procedere nei suoi confronti.

Non è possibile procedere in Italia - ha detto l'avvocato - Ritengo accertato il termine dei tre anni. Questo processo non può che concludersi con una sentenza di non procedibilità. Chiedo l'immediata cessazione della misura cautelare nei confronti di Aldobrandi”.

L'istanza, però, è stata rigettata

così come richiesto anche dall’avvocato di parte civile, Francesco Rubino, che citando i commi 1 e 3 dell’articolo 9 del codice penale (su delitto comune di un cittadino all’estero) ha dimostrato l’impossibilità di applicare l’articolo 128 nei confronti di imputati che devono rispondere di reati non prescrittibili, in subordine ha anche chiesto di valutare l’incostituzionalità di una tale richiesta, per la violazione dell’articolo 3, in quanto se così fosse, chiunque potrebbe commettere un delitto all’estero e trascorsi tre anni dal suo ritorno in Italia restare impunito.

Fabrizio Tenerelli

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