LA SENTENZA IL 24 APRILE

Anziana morta a Casa Serena: chiesta la condanna per due medici

Il pm ha chiesto, oggi, una donata a 6 mesi di reclusione per il medico Franco Bonello e a 9 mesi per Ezio Magrino

Anziana morta a Casa Serena: chiesta la condanna per due medici
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Il pubblico ministero di Imperia Enrico Cinnella Della Porta ha chiesto, oggi, una donata a 6 mesi di reclusione per il medico Franco Bonello, 73 anni, all’epoca dei fatti direttore sanitario della rsa Casa Serena di Sanremo e una condanna a 9 mesi nei confronti del dottor Ezio Magrino, 75 anni, medico della rsa, a margine del processo per omicidio colposo riguardante il decesso di un’anziana ospite della struttura, Francesca G., che morì strozzata dalla cintura di contenzione, nel settembre del 2021.

A denunciare l’accaduto furono i parenti dell’anziana

con la figlia (difesa dall’avvocato Luigi patrone) che è parte offesa. In seguito alla presentazione dell’esposto, la polizia giudiziaria avviò le indagini ed effettuò un sopralluogo nella struttura acquisendo diversa documentazione, dalla quale emerse, che in precedenza la donna aveva già riportato la frattura di un femore, nel tentativo di divincolarsi dallo stesso presidio, che successivamente avrebbe provocato la sua morte.

Uno sguardo ai fatti. E’ la notte tra il 6 e il 7 settembre del 2021

quando l’anziana si sfila parzialmente la cintura di contenzione che la legava al suo letto e, si legge nelle carte, “sfruttando il fatto che la sbarra intermedia di contenzione del letto non era funzionante ed era abbassata, si infilava tra le sbarre di contenzione (fra la sbarra superiore e quella intermedia), riuscendo ad uscire con il corpo dal letto e a posare le ginocchia per terra ma senza potersi distaccare dal letto in quanto ancora trattenuta dalla cintura di contenzione che le era salita fino al collo e all’ascella”.

Fu proprio questa nefasta consequenzialità di azioni

a determinare la morte della donna: “Per asfissia meccanica violenta causata dalla particolare posizione rannicchiata assunta, dalla compressione del torace contro la sbarra intermedia del letto e dalla trazione sul collo esercitata dalla cintura di contenzione”. Fanno parte del collegio difensivo gli avvocati: Andrea Vernazza del Foro di Genova (Franco Bonello) e Gabriele Cascino del foro di Imperia (per Ezio Magrino).

Nel corso dell’odierna udienza

è stato ascoltato, come ultimo testo, l’infermiere che trovò l’anziana morta. “La signora ha cercato di levarsi in qualche modo la cintura di contenzione - ha affermato -. Sfilandosela le è rimasta al collo; girandosi è caduta poi dal letto perché le sbarre non erano presenti perché erano rotte, e lei si è strozzata. Questo è successo. Per conto mio la signora era troppo magra per la cintura di contenzione che aveva”. Il pm ha poi puntato il dito sul fatto, che tutti i testi ascoltati: “avevano visto i letti danneggiati: erano una costante della struttura. Tutti si erano accorti dei letti rotti. L’unica persona che non se ne era accorta era il dottor Magrino che, o non faceva le visite che diceva di fare o le faceva con gli occhi chiusi”.

E sembra che un’altra paziente sia stata trovata in una posizione simile a quella di Francesca. "La signora era appena tornata il 1 settembre dall’ospedale dove era stata ricoverata ad agosto in quanto era caduta e si era rotta il femore. E prima ancora, a giugno, era caduta e si era rotta il bacino", ha aggiunto Cinnella Della Porta, parlando dei fatti gravi che già, nei mesi immediatamente precedenti alla morte, avevano coinvolto l’anziana ospite.

L’avvocato di parte civile, Luigi Patrone

che ha chiesto una condanna in solido al risarcimento di 100mila euro come danni materiali e morali, ha sottolineato: “La donna si è resa conto che stava soffocando e prima di morire sono passati almeno dieci minuti. Con l’adozione di provvedimenti idonei, il fatto non si sarebbe verificato. La signora non è stata trattata, seguita e curata come avrebbe dovuto esserlo”. Il giudice Marta Bossi ha poi aggiornato l’udienza al prossimo 24 aprile per le repliche e la sentenza.

Fabrizio Tenerelli

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