Caso ineleggibilità a sindaco: anche il secondo Grado dà ragione a Scajola
La Corte di Appello di Genova ha messo la parola fine sul caso della presunta ineleggibilità al secondo mandato del sindaco di Imperia
La Corte di Appello di Genova ha messo la parola fine sul caso della presunta ineleggibilità al secondo mandato del sindaco di Imperia, Claudio Scajola, dopo il ricorso della minoranza che nel primo Consiglio aveva denunciato l'incompatibilità del ruolo di sindaco con quello di commissario ad acta dell'Ato idrico provinciale.
In primo grado il tribunale collegiale civile di Imperia
(presidente Silvana Oronzo), aveva rigettato l’istanza presentata dai consiglieri di minoranza: Luciano Zarbano (Imperia Senza Padroni), Ivan Bracco (Imperia Rinasce) e Lucio Sardi (Alleanza Verdi Sinistra).
“È stata appena depositata la sentenza della Corte d'Appello che, come era prevedibile, ha rappresentato un'altra sonora sconfitta per i consiglieri, che hanno presentato il ricorso - afferma Scajola -. Dopo aver perso nel merito in primo grado, sono riusciti a farsi mettere nero su bianco dai giudici di secondo ,che non sono stati neppure capaci di notificare correttamente il ricorso contro il sottoscritto”.
E aggiunge: “Se vogliono, possono presentare nuovamente la causa in primo grado, ma la citazione, anche qualora riuscissero a farla giusta, sarebbe irrimediabilmente tardiva e il giudice non potrebbe fare altro che prenderne atto. Consiglio non richiesto: eviterei di fare ulteriori brutte figure. Anche se mi pare siano appassionati al tema”.
Conclude il sindaco: “Non ho mai avuto dubbi sulla correttezza del mio comportamento e sul fatto che il ricorso presentato fosse campato per aria. Quel ricorso era dettato, come tutte le azioni politiche che vedo provenire dall'altra parte, solo da rancore, invidia e odio contro di me. Ma la verità, seppur lentamente, viene sempre fuori”.
Già in primo grado il procuratore di Imperia Alberto Lari
aveva chiesto il non accoglimento del ricorso, ma nel contempo aveva proposto la trasmissione degli atti alla Corte Costituzionale per il fatto che la nomina di Scajola a commissario ad acta lo avrebbe favorito nella campagna elettorale, violando così l'articolo 3 della Costituzione.
Fabrizio Tenerelli