Cinque islamici radicalizzati rimpatriati dalla Questura di Imperia da inizio 2019

Cinque islamici radicalizzati rimpatriati dalla Questura di Imperia da inizio 2019
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Islamici radicalizzati

Cinque magrebini radicalizzati, che inneggiavano lo stato islamico sia fuori che dentro le carceri imperiesi, sono stati rimpatriati dalla Questura di Imperia, dall’inizio dell’anno. L’ultimo, in odine di tempo, è un trentenne marocchino, detenuto in carcere a Sanremo, imbarcato su un aereo per il Marocco, su decreto di accompagnamento alla frontiera emesso dal Questore di Imperia. Giunto in Italia, ai primi del 2000, come clandestino e in seguito regolarizzatosi, ha numerosi precedenti per spaccio e reati contro il patrimonio, commessi soprattutto in provincia di Savona. Già nel 2008 è stato denunciato per possesso ingiustificato di strumenti di effrazione e di valori e per resistenza a pubblico ufficiale.

Nel giugno del 2014 è stato denunciato per il possesso di droga e, per lo stesso motivo, è finito in carcere, nel luglio del 2016, arrestato dalla Squadra Mobile di Savona. In quel periodo è stato anche coinvolto in un'attività di indagine della Polizia Postale di Imperia, in quanto sospettato di attività di proselitismo in favore dell'autoproclamato Stato Islamico tramite Facebook, dove postava immagini raffiguranti soggetti che imbracciavano armi da guerra.

Gli stranieri rimpatriati,  erano tutti nel mirino della Digos, secondo un consolidato protocollo in cui il Comitato di Analisi Strategica Antiterrorismo (Casa), riveste il ruolo di fonte e sede del monitoraggio finalizzato all'osservazione di quei soggetti che manifestino vicinanza ad associazioni terroristiche o comportamenti riconducibili all' estremismo religioso tali da ritenerli a rischio radicalizzazione. Gli altri sono quattro sono: O.S., 47 anni, tunisino, rimpatriato con una nave salpata dal porto di Palermo e diretta in Tunisia, che aveva cercato di "sanare" la sua condizione di clandestinità contraendo matrimonio con una cittadina italiana.

E' stato più volte arrestato e segnalato, iniziando cosi un lungo percorso nelle carceri italiane: Bolzano, Trieste e poi Vicenza. Proprio durante i suoi periodi di reclusione pare abbia fatto propri i dettami del Daesh, come dimostrato dai disegni rinvenuti nella sua cella raffiguranti numerose armi e la torre Eiffel con un angelo posto sulla sommità.

C'è, quindi: L.M., 26 anni, tunisino, rimpatriato con un volo partito da Roma Fiumicino, fermato nella città di confine per poi essere successivamente espulso, vanta un curriculum criminale caratterizzato da numerosi delitti commessi in varie regioni d'Italia (Calabria, Liguria, Toscana e Sicilia) in materia di stupefacenti, ricettazione, evasione, furto aggravato.

Più volte tratto in arresto, è stato recluso nelle carceri di Enna Firenze Gela, Grosseto e Ragusa, ove si era evidenziato sostenendo platealmente un soggetto poi rivelatosi un terrorista islamico. In ultimo: R.A., cittadino pakistano e Z.O., tunisino, entrambi di 33 anni, sono stati rimpatriati perché radicalizzatisi durante il loro periodo di reclusione.

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