IL PROCESSO PER OMICIDIO CONTRO ALDOBRANDI

Cold case Svezia, l'amica intima: "Ho detto a Sargonia: lascialo, altrimenti sarà la tua morte"

Così Jenny Anderson, comparsa stamani davanti alla Corte di Assise di Imperia ha ricostruito la relazione di Sargonia Dankha con Aldobrandi

Cold case Svezia, l'amica intima: "Ho detto a Sargonia: lascialo, altrimenti sarà la tua morte"
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Il motivo per cui lui si arrabbiava tanto è perché era estremamente geloso. Voleva comandarla e nessun uomo doveva avvicinarsi a lei… Le ho detto: lascialo perché altrimenti sarà la tua morte”.

Così Jenny Anderson, comparsa stamani davanti alla Corte di Assise di Imperia (presidente Carlo Indellicati) ha ricostruito la relazione di Sargonia Dankha - sua amica intima, scomparsa il 13 novembre del 1995, all’età di 21 anni, da Linköping, in Svezia - con Salvatore Aldobrandi, il pizzaiolo di 73 anni, originario di San Sosti (Cosenza), ma da anni residente a Sanremo, accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e soppressione di cadavere.

Incalzata dalle domande dei pm Maria Paola Marrali e Matteo Gobbi

ha raccontato il difficile rapporto tra la ragazza, all’epoca giovanissima, e il fidanzato di vent’anni più grande. “In più di una occasione Aldobrandi ha sputato in faccia sia a me sia a Sargonia”, ha detto. Nel corso della deposizione è anche emerso che Aldobrandi avrebbe spinto dalle scale Sargonia, all’epoca in cui era incinta. “Salvatore non tollerava nessun tipo di errore da parte di Sargonia. Anche Sargonia, da parte sua, aveva temperamento, rispondeva anche lei”. Jenny racconta anche quell’episodio in cui Salvatore tirò i capelli a Sargonia e la teneva stretta: Ho visto gesti di violenza da parte di Salvatore nei confronti di Sargonia in più occasioni. Ogni volta che succedeva, poi lui si scusava”.

Sei mesi prima della scomparsa, nel marzo del 1995

Sargonia alle amiche parlava di Salvatore come il suo ex, ma nonostante questo, secondo la testimone, i due hanno continuato a frequentarsi, tra alti e bassi, fino al 13 novembre: data della scomparsa. Il carattere violento di Aldobrandi, a detta dell’amica, veniva fuori da tanti piccoli episodi, come quella volta che Jenny si trovava al bar con Sargonia: “A un certo punto ha alzato i toni, e quando noi ce ne siamo andate, lui ci ha seguite. Sargonia si è quindi rivolta alla polizia e lo ha denunciato”.

Per un periodo di tempo Sargonia rimase con Jenny

in casa dei genitori di questa e Aldobrandi continuava ripetutamente a telefonare “non aveva rispetto per nessuno”, dice. Quel lunedì 13 novembre del 1995, Jenny e Sargonia avrebbero dovuto incontrarsi, ma quel giorno Sargonia non si presentò. Da quel momento, come è ormai noto, né i familiari né gli amici seppero più nulla di lei. Ancora una volta è emerso, nel corso della deposizione, che: “Sargonia ripeteva spesso che voleva una vita migliore, lontana da Salvatore, ma non che voleva sparire”, ricorda Jenny. Tra le ipotesi sulla scomparsa di Sargonia, Jenny riferisce che tra gli amici più stretti della giovane, il sospetto fosse «che lui l'avesse ammazzata, tagliata a pezzi, messa in un tappeto e buttata in una discarica”.

Dopo Jenny, sono stati ascoltati altri due testimoni

sempre della pubblica accusa: Giovanni Marino e Raffaele Canfora, italiani che per motivi di lavoro hanno vissuto in Svezia.

Ci incontravamo sporadicamente in città - ha detto Marino -. Ci si incontrava al pub, al lavoro e la frequentazione era limitata al fatto che fossimo connazionali. Non ho un ricordo preciso di quest'uomo, era riservato, non era una persona espansiva né aveva voglia di comunicare delle cose personali. Sargonia, invece, non l'ho mai conosciuta”.

Capitava, ha raccontato il teste, che con Aldobrandi si incontrasse per una cena

e una partita a poker tra italiani. In un caso l'incontro avvenne quattro giorni dopo la scomparsa di Sargonia: come dichiarato in una testimonianza rilasciata alla polizia svedese nel 1995, quando le indagini sulla misteriosa sparizione di Sargonia erano ancora "calde", in quell'occasione Marino aveva notato “una ferita sulla mano di Aldobrandi, una abrasione o un segno di graffiatura all'altezza delle nocche, una ferita non più vecchia di una settimana”. Dettagli, questi, che però oggi Marino non ricorda: “Non ho memoria di tutto ciò. Di quella sera ricordo di esserci incontrati a casa mia, di aver mangiato una minestra di ceci e basta, quello è il mio unico ricordo. Ricordo che mangiò quella minestra con una voracità incredibile. Era strano, non sembrava la persona che conoscevo io".

«L'ho conosciuto ma non bene - ha dichiarato Canfora -. Non posso dire che fosse mio amico, perché io avevo 23 anni e lui 46. L'ho conosciuto in questo localino, il “Maxime”, che Aldobrandi aveva insieme a mio cugino Carmine. Erano tre o quattro soci di cui uno, appunto, mio cugino. Non siamo mai andati insieme a fare gite o cose simili. Solo una volta siamo andati a funghi e poi li abbiamo anche mangiati insieme. Per quanto riguarda Sargonia, sapevo che era la sua ragazza, ma non ho mai avuto l'onore di conoscerla, non erano affai miei".

A differenza di Marino, però, Canfora ricorda il particolare delle mani ferite di Aldobrandi: “Ricordo le escoriazioni sulle sue mani - ha detto -. Le avevo notate, mi ci è caduto l'occhio e ne ho parlato con mio cugino. Visto che Aldobrandi e Sargonia litigavano spesso, ho pensato si fossero picchiati. Però c'è da dire che la sera era ghiacciata, magari era stato il freddo. Al signor Aldobrandi non ho chiesto niente in merito. Era una persona schiva, quando era in compagnia era allegro, ma stava per conto suo”. L’udienza è stata, poi, aggiornata a lunedì 25 marzo.

Fabrizio Tenerelli

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