Dai certificati compilati "a sua insaputa" al complotto per "cacciarla": la Del Vecchio depone in aula

Dai certificati falsi, compilati “a sua insaputa”, a quelli in cui l’ora era sbagliata, a quelli redatti in un secondo tempo per la Convenzione di Berlino per l’espatrio della salme, alla vera e propria ipotesi del complotto per farla fuori dall’Asl.

Dai certificati compilati "a sua insaputa" al complotto per "cacciarla": la Del Vecchio depone in aula
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Dai certificati falsi, compilati "a sua insaputa", a quelli in cui l'ora era sbagliata per un semplice errore, a quelli redatti in un secondo tempo in base alla Convenzione di Berlino sull'espatrio della salme, alla vera e propria ipotesi del complotto per farla fuori dall'Asl.

Così la dottoressa Simona Del Vecchio, ex responsabile del Dipartimento di Medicina Legale della provincia di Imperia, stamani, interrogata dal pm Grazia Pradella, ha cercato di smontare le accuse di truffa ai danni dello Stato e falso, in merito ai 46 certificati di morte che sarebbe stati compilati sulla carta, per autopsie o ricognizioni cadaveriche mai eseguite. Secondo l'accusa, infatti, avrebbe firmato referti in bianco. Ma non è tutto.

La Del Vecchio ha quindi cercato di smontare le accuse di peculato, derivanti dal fatto che gli investigatori della Guardia di Finanza l'avrebbero sorpresa a fare la spesa o altre commissioni, a bordo dell'auto di servizio. Dodici i certificati di morte che la dottoressa Del Vecchio ha dichiarato di non aver mai compilato, disconoscendo la propria firma e calligrafia.

"In quei giorni, ero in ferie, quindi non posso averli compilati io - ha affermato -. Tra l'altro, non mi sarebbe stata neppure riconosciuta (economicamente, ndr)la reperibilità". Quando il pm ha mostrato alcuni dei certificati, la Del Vecchio ha aggiunto: "Quella firma non è la mia". Su chi li abbia compilati, però, resta un mistero che la dottoressa ha cercato di spiegare con l'ipotesi del complotto. Di qualcuno che, insomma, voleva farla fuori dall'Asl.

Lei stessa ha parlato di un pomeriggio, quando nel riavviare il computer con il mouse (dalla schermata nera dello screensaver) ha trovato un file con su scritti diversi insulti nei suoi confronti, tra cui: "Troia, bastarda, stronza e puttana". La Del Vecchio ha fatto anche dei nomi sui possibili artefici del complotto. In altri casi, invece, ha spiegato che i certificati pre-firmati non erano quelli successivi alla vera e propria constatazione del decesso, ma si trattava dei cosiddetti "certificati di Berlino", che si compilavano per l'espatrio della salma in Francia, quando doveva essere cremata a Nizza.

Altri certificati sotto accusa, invece, ha dichiarato di essere quelli "Istat" diretti allo Stato Civile e poi all'Asl di appartenenza. Incalzata dal pm sul fatto che diversi certificati riportavano orari diversi a quelli in cui si sarebbe dovuto constatare il decesso in casa, o in ospedale, la Del Vecchio - dandosi praticamente della "pasticciona" - ha detto di aver compilato i certificati in un secondo tempo, in quanto, ad esempio, in una mattinata doveva effettuare anche più ricognizioni cadaveriche e i certificati li compilava in un secondo tempo, annotando gli orari su dei fogli di carta, non usando agende. Fogli che, lei stessa ha affermato, che potevano andare persi.

Il pm ha, quindi, esaminato diverse intercettazioni telefoniche: alcune con l'infermiera Stefania Stella, con la quale si rapportava, altre con operatori di camera mortuaria o di agenzie di onoranze funebri a cui si era rivolta per chiedere di effettuare, in sua vece, le cosiddette "iniezioni conservative", nient'altro che i trattamenti putrefattivi. In questo caso, la Del Vecchio (difesa dall'avvocato Marco Bosio) si è giustificata, dicendo che in questo modo ha fatto risparmiare diversi soldi all'Asl (ciascuna iniezione costava sui 15 euro) e di essere comunque autorizzata a delegare questo incarico.

La Del Vecchio ha poi dovuto riferire sul fatto che, in più occasioni, non è risultata essere andata in casa di persone decedute, dov'era richiesto l'intervento del medico legale, portando l'esempio di alcuni parenti di un defunto che hanno chiamato l'operatore di un'agenzia funebre, chiedendogli, sollecitando il medico legale, in quanto era l'ultimo che avrebbe dovuto chiudere casa.

La dottoressa è stata messa in difficoltà anche quando il pm ha cercato di ricostruire i suoi spostamenti, nei giorni in cui veniva pedinata dagli uomini della Guardia di Finanza. Spostamenti che avvenivano secondo l'accusa, a bordo della Fiat Panda dell'Asl. La Pradella ricorda pure un evento, a Genova, quando la Del Vecchio dice di poter mettere benzina soltanto in quel determinato distributore (probabilmente appartenente a una ditta specifica), perchè soltanto lì sarebbe stata rimborsata dall'Asl. Ma alla Del Vecchio viene anche chiesto di spiegare come poteva aver effettuato tre ricognizioni cadaveriche in una mattinata, quando intercettata dalla Finanza risultava trovarsi altrove, in un caso in un centro commerciale del savonese. Oppure le viene domandato come abbia fatto a compilare il certificato alla sera, per una visita compiuta alla mattina, quando quel certificato era già stato spedito via fax. E via dicendo.

Una per una, sono state mosse tutte le contestazioni nei suoi confronti. In più occasioni la dottoressa ha detto di non ricordare oppure ha misconosciuto la propria firma o la propria calligrafia dai certificati e alla fine si è appellata all'ipotesi del complotto.

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