ECCO IL TEMA SULLA "MEMORIA" VINCITORE DELLA BORSA DI STUDIO "FRATELLI SERRA", MARTINO BRUNA E' IL GIOVANE AUTORE

ECCO IL TEMA SULLA "MEMORIA" VINCITORE DELLA BORSA DI STUDIO "FRATELLI SERRA", MARTINO BRUNA E' IL GIOVANE AUTORE
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IMPERIA- Ecco il testo dell'elaborato con cui il quattordicenne imperiese Martino Bruna (3°D, Istituto Comprensivo "G.Boine") si è aggiudicato la borsa di studio Fratelli Serra, nella 21esima edizione. L'elaborato attira l'elogio di Alberto Gabrielli in persona, attivista e responsabile Ambientale per la provincia di Imperia di Rifondazione Comunista,   "Un testo che merita di essere letto per intero - e non solo citato - per il messaggio che veicola, semplice e chiaro che, proprio perché scritto da un ragazzo così giovane, colpisce, conforta e commuove.Perché davvero, oggi come non mai, “…essere eroi significa scegliere di stare dalla parte giusta nel momento che la storia ci offre, anche a costo di mettere in pericolo la propria persona…”

 ECCO L'ELABORATO COMPLETO

La giornata della memoria non serve solo a commemorare i milioni di vittime dei campi di sterminio. Serve anche a ricordare che ogni giorno, ancora oggi, esistono tante e piccole discriminazioni nei confronti di chi sembra “diverso”.

Al giorno d'oggi siamo abituati a pensare agli eroi come ad esseri sovrumani e invincibili, residui di un'epoca ormai superata. Qualcuno pensa che nel nostro tempo manchino le condizioni per ripetere le azioni eroiche compiute, per esempio, durante la seconda guerra mondiale o negli anni della dittatura fascista. In realtà, e questa non è pura retorica, essere eroi significa scegliere di stare dalla parte giusta nel momento che la storia ci offre, anche a costo di mettere in pericolo la propria persona.
Gli stessi fratelli Serra, Nicola ed Enrico, hanno semplicemente deciso di non “chiudere gli occhi” durante gli anni della dittatura fascista: per questo sono stati arrestati e deportati nel campo di concentramento di Mauthausen. Nel mondo attuale si assiste a grandi spostamenti di persone, in fuga dai loro paesi d'origine, sconvolti da guerre e cataclismi; gli eroi veri dei nostri giorni sono le persone che decidono di non “chiudere gli occhi” anche se questo va contro la legge.

Io abito ad Imperia, che si può considerare una città di confine, e spesso sento parlare di gente che tenta di attraversarlo tra l'indifferenza e il disprezzo generale. I profughi sopravvissuti sono oggetto di discriminazione da parte della gente comune e dei politici, che li strumentalizzano per conquistare i favori (e soprattutto i voti) della comunità. Sembra che molti abbiano dimenticato la propria memoria storica ignorando che gli stessi italiani,anni fa, sono dovuti emigrare in paesi sconosciuti, trovando persone che li sfruttavano e li consideravano inferiori. Sempre vicino alla mia città, sul confine con la Francia, sono accadute tragedie figlie di un'altra caratteristica umana: l'indifferenza. Milet, una nigeriana appena sedicenne, è stata investita da un tir mentre tentava di raggiungere la Francia attraversando una pericolosa galleria, semplicemente perché era l'unico punto non recintato dell'intera frontiera. A Cannes, alcuni mesi fa, un magrebino è stato trovato morto sul tetto di un treno su cui viaggiava clandestino per superare la frontiera; in viaggi disperati come il suo decine di suoi fratelli senza nome hanno sentito l'ultimo battito del loro cuore nel doppio fondo di un camion, o cercato un ultimo respiro, prima di inabissarsi per sempre nel profondo azzurro che circonda le nostre coste.

È proprio qui che entrano in scena gli eroi, quasi di nascosto, nell'ombra, fuori dai riflettori dei mass media: in Val Roja, nell'entroterra di Ventimiglia, passano numerosi profughi, respinti al confine francese, alla ricerca di altri valichi attraverso cui continuare il cammino verso una nuova vita. E proprio qui agricoltori e pastori si sacrificano per sfamarli ed accudirli, andando contro la legge che imporrebbe loro di non aiutarli. Anche in questo caso la storia sembra ripetersi e la memoria di eventi tragici pare che non aiuti gli uomini a correggere gli errori del passato, quando chi aiutava coloro che venivano perseguitati dai nazisti era a sua volta colpevole agli occhi del regime. Quando hanno chiesto all'agricoltore francese Cedric Herrou perché aiutasse della gente a cui non doveva niente, questi ha replicato: “Io sono un agricoltore, dar da mangiare alle persone è il mio lavoro, qualunque sia il colore della loro pelle”. Herrou è stato condannato ad otto mesi e dovrà pagare una multa salata, ma ha affermato che continuerà ad aiutare i migranti. Se da un lato, in situazioni locali come quella di Ventimiglia, l'impegno e l'interesse di alcuni sta portando a dei risultati, in altri contesti si assiste a segnali preoccupanti.

L'America ha da poco vietato l'ingresso ai Musulmani provenienti da molti Paesi; in Turchia la discriminazione verso i Curdi è in continuo aumento; in molti stati dell'Africa guerre civili dilaniano la popolazione. In Siria un satellite ha fotografato qualcosa che il genere umano si augurava di non rivedere: un forno crematorio utilizzato per far sparire i corpi dei nemici politici uccisi dopo processi sommari. Finché si citano luoghi lontani da noi è facile cadere nella retorica e scandalizzarsi, ma in fondo ciascuno di noi è soddisfatto che il “diverso” sia lontano, soddisfatto di non incontrare mendicanti stranieri sotto casa, soddisfatto che il compagno turco della propria figlia sia ritornato al suo paese perché, sì, era un bravo ragazzo, ma in fondo non era mai piaciuto veramente.

Bisogna svegliarsi, abbandonare la nostra parte più individualista ed indifferente per aprire gli occhi ed accorgersi che il “diverso” - straniero, zingaro, omosessuale o Musulmano che sia- è degno di essere guardato con rispetto e trattato con umanità. Bisogna lottare tutti inseme, non arrendersi e continuare a protestare e a marciare fino ad avere la voce rauca e i piedi stanchi. Finché non si diventa “Partigiani dell'Umanità”

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