Femminicidio di Ventimiglia, la madre di Antonella Multari: "Legge sullo stalking, così non serve a nulla"
"Tante persone ancora oggi dicono, che è stato grazie a mia figlia, che è nata la legge sullo stalking. Ma così com'è questa legge non serve"
Sotto accusa la legge sullo stalking: "Non serve a niente"
"Tante persone ancora oggi dicono, che è stato grazie a mia figlia, che è nata la legge sullo stalking. Ma così com'è questa legge non serve a niente: è inutile allontanare la persona nel raggio di trecento o cinquecento metri. Dovrebbero proteggere chi denuncia, individuare queste persone e non lasciarle libere, come nel casso di mia figlia. Malgrado le telefonate registrate e tutte le denunce che abbiamo presentato, non è servito a niente e le donne vengono uccise come galline".
A parlare è Rosa Multari, madre di Antonella Multari, 33 anni, di Ventimiglia
uccisa il 10 agosto del 2007 dall'ex fidanzato Luca Delfino, con una quarantina di coltellate, fuori da un centro estetico di Sanremo. Fu quello il femminicidio pilota in Italia, che tanto scosse la coscienza popolare - a fronte delle ripetute e vane denunce - da far decollare le procedure che portarono a istituire il reato di stalking. "Quando ho sentito cosa è successo a questa povera ragazza - prosegue la madre - sono rimasta di ghiaccio. Tutti i giorni si sente parlare di donne uccise e se non si prendono seri provvedimenti, continueranno a morire come formiche".
Sul fatto che l'assassino, Antonio Vicari, 64 anni
si sia tolto la vita dopo aver ucciso la ex, Rosa Multari afferma: "Avrebbe dovuto ammazzarsi prima. Tutelate le donne che denunciano, non lasciatele in balia di sé stesse e di chi le vuole ammazzare. Quando andavamo a denunciare, rispondevano di stare tranquille, perché intanto sapevano fare il proprio lavoro e che avevano il fiato sul collo di Delfino, quando invece era Delfino che aveva il fiato sul collo di mia figlia".
Luca Delfino venne condannato a 16 anni e 8 mesi
Grazie alla buona condotta avrebbe potuto uscire in anticipo dal carcere, ma a quanto pare non si sente ancora pronto. "Io e mio marito siamo stati condannati all'ergastolo a vita, lui a poco e niente". Il messaggio a tutte quelle donne vittime di minacce e violenza? "In questo caso mi rivolgo allo Stato: devono essere tutelate, non lasciatele in mano a questi assassini. Ci sono tante donne che soffrono senza parlare e senza chiedere aiuto, chi per paura e chi per vergogna".
Nella foto qui sono i genitori di Antonella, nell'allora tribunale di Sanremo, a un'udienza sull'omicidio della figlia