Flash Mob a Ventimiglia per chiedere giustizia e verità sul caso di Moussa Balde
Un flash mob per Moussa Balde
"Si è spento all'età di 22 anni Moussa Balde, massacrato da tre individui a sprangate, dimenticato dalle istituzioni. Ne danno il triste annuncio tutte le persone che riescono ancora a indignarsi e che non sono disposte ad accettare la violenza e l'ingiustizia subite da Moussa". Questo il testo di un annuncio funebre, che verso le 18 è stato affisso alla parete del supermercato Carrefour, di via Roma/Ruffini, a Ventimiglia, dove il 9 maggio scorso è stato preso a sprangate per il tentato furto di un telefonino il richiedente asilo di 22 anni, Moussa Balde, suicidatosi domenica scorsa nel Cpr di Torino.
Un flash mob a cui ha preso parte una cinquantina di persone che, come scritto su uno slogan affisso alla stessa parete: chiedono "verità a giustizia". Diverse anche le poesie e i messaggi di cordoglio affissi al muro. A parlare per conto del gruppo di manifestanti è l'avvocato Ersilia Ferrante, incaricato dall'associazione Scuola di Pace di seguire la vicenda: "Abbiamo scelto questo luogo, perché qui c'è stata l'aggressione ed ha avuto inizio questa brutta storia, che si divide in due parti: la prima a Ventimiglia con l'aggressione, la seconda al Centro di Permanenza per i Rimpatri (Cpr, ndr) di Torino, dove Moussa si è suicidato nelle prime ore di domenica scorsa".
Nessun nesso di causalità tra l'aggressione e il suicidio
Naturalmente è impossibile trovare un nesso di causalità tra l'aggressione (che vede indagati tre italiani) e il suicidio: "Dal punto di vista giuridico, trovare un nesso di causalità è quasi impossibile, ma è conseguenza di quanto accaduto qui", aggiunge Ferrante. Balde era già stato espulso nel gennaio scorso e in seguito all'aggressione è stato portato al Cpr.
Una storia davvero assurda
"E' una storia assurda - prosegue l'avvocato -. Girano filmati del 2019 di Moussa, che sembra essere un extracomunitario modello, che ha imparato l'italiano e preso il diploma di terza media. Poi è successo qualcosa: le lungaggini delle procedure ed ha deciso di uscire dal sistema di protezione; ha successivamente presentato un ricorso come richiedente asilo, il quale è stato rigettato, senza impugnarlo nel termine di trenta giorni. Alla fine è diventato un clochard". E conclude: "Qualcosa non ha funzionato. Si dice che l'aggressione non sia stata per motivi razziali, ma per le modalità con cui è stata commessa, lascia delle perplessità. Mi auguro come cittadina italiane e come legale, che questa storia venga approfondita".
Fulvio Fellegara (Camera del Lavoro e segretario provinciale Cgil)
Afferma Fulvio Fellegara, a Ventimiglia, presente come segretario della Camera del Lavoro: "Abbiamo pensato fosse doveroso venire qui, proprio davanti a questo marciapiede, teatro dell'ignobile aggressione nei confronti di questo ragazzo, per dire che questo può essere anche luogo di ricordo, di riflessione e di solidarietà e scollegarlo da quell'episodio terribile di violenza gratuita. Siamo qui non solo per il ricordo di Moussa, ma anche per dire che serve una soluzione al tema dei migranti in questa città. Abbiamo visto quest'anno che l'assenza di un campo rischia di aggravare il problema oltre a non aver dato una soluzione. Bisogna dare una risposta umana e provare a fare in modo che le persone più in difficoltà trovino un minimo di umanità. Ancora l'episodio di questa mattina (la morte per cause naturali di un migrante pachistano, ndr) si è aggiunto a questa triste conta. Siamo quei per dire che un minimo centro di accoglienza serve ed è necessario. Sono persone che non sono venute a rubare lavoro a nessuno, ma soltanto per transitare. Serve che abbiano un posto dove dormire, lavarsi e avere un pasto caldo".