Flash Mob contro la violenza di genere alle Vele d'Epoca "Suetta appoggia un governo fascista"
La rabbia delle manifestanti dopo i fatti di Caivano e Palermo e i numerosi "endorsement" del vescovo della diocesi Ventimiglia-Sanremo
Ancora un attacco, dopo la lettera di questa mattina, al vescovo della diocesi di Ventimiglia-Sanremo Antonio Suetta, in occasione del flash-mob contro la violenza di genere organizzato dalla sezione ponentina di "Non una di meno", nel cuore del raduno Vele d'Epoca di Imperia. Non solo un affondo al prelato, ma anche una sentita manifestazione dopo i fatti di Caivano e il tragico conto di femminicidi che insanguinano l'Italia, 80 dall'inizio del 2023.
L'attacco di Non una di meno al flash mod alle vele d'Epoca
«Arginare il ritorno di certi religiosi- scrivono in una nota-, come il vescovo Antonio Suetta, che dal suo piedistallo appoggia un governo fascista e razzista, fa proclami su aborto ed eutanasia, pretende di criticare i funerali che non gli piacciono e dimentica l'umanità che invece molte di noi mettono nel combattere l'ennesimo prodotto di questo tipo di società che non vogliamo, la frontiera!»
La rabbia al flash mob "Decidiamo noi cosa fare del nostro corpo"
Il messaggio dei manifestanti rivolto alla necessità di riprendersi le strade, pretendere il mantenimento e lo sviluppo di una sanità gratuita, accessibile a tutti con personale non obiettore con consultori attivi e funzionanti; lottare per un'educazione femminista e laica nelle scuole; lottare per eliminare il gap gender nel mondo del lavoro e per il riconoscimento del lavoro di cura, che va retribuito. Al centro della protesta i fatti di Caivano e Palermo, solo gli ultimi episodi di aggressione nel triste novero del 2023. «Gli episodi si ripetono ogni giorno- dicono i manifestanti- 80 femminicidi solo nel 2023. Non sono un fatto isolato, ma un fenomeno strutturale di questa società patriarcale e machista che vogliamo combattere. Vogliamo farlo senza paura e con tutta la rabbia che abbiamo, perché solo noi possiamo decidere cosa fare sei nostri corpi. Come ci vestiamo, dove andiamo, cosa ne facciamo, con chi decidiamo di condividerlo è una scelta solo nostra. Vogliamo essere libere di vivere le nostre vite come ci sentiamo di fare. E nessuno deve permettersi di giudicare e colpevolizzare».
"Da vittime a colpevoli"
«E invece continua ad accadere con i media interessati spesso solo a una narrazione morbosa e pornografica, come accaduto per Caivano e Palermo. Accade nelle aule dei tribunali quando le vittime di violenze vengono trasformate in colpevoli. E non è da meno il fenomeno Giambruno- concludono- con 'se non ti ubriachi non trovi il lupo. Deve essergli sfuggito, ma non ci stupisce, che i lupi sono l'espressione del patriarcato e della cultura dello stupro che ne è figlia».