Squadra mobile
Il dirigente della squadra mobile di Imlperia, Giuseppe Lodeserto, si trasferisce in Toscana, per dirigere la squadra mobile di Livorno. “Dopo oltre 6 anni, è giunto il momento di salutare questa meravigliosa terra, che mi ha fatto diventare marito e padre, uomo ‘maturo’, quando sono arrivato ero ‘sbarbatello’, ora ho barba e capelli bianchi, e poliziotto più ‘strutturato'”. Afferma Lodeserto in un messaggio di saluto.
“In un certo senso, per me sarà un ‘tornare a casa’, in Toscana, la regione in cui sono nato e mi sono poi formato professionalmente: dal prossimo 1° settembre, infatti, con grande soddisfazione – accompagnata inevitabilmente dalla ‘nostalgia’ per ciò che lascio nella provincia di Imperia – assumerò l’incarico di dirigente della Squadra Mobile a Livorno”.
La lettera di saluto
Questi anni in terra ligure sono stati intensi, ricchi di gioie e soddisfazioni ma anche, talvolta, di dolori, preoccupazioni, amarezze e delusioni… alti e bassi… è la vita, del resto… ma i ricordi delle esperienze e delle persone stupende che mi hanno accompagnato in questa avventura sono certamente prevalenti rispetto a quelli dei momenti “bui”: amicizie profonde che si sono instaurate e consolidate, nate sia nella “vita privata” che nei contesti professionali in cui ho operato; rapporti, con le persone con cui sono venuto a contatto in ragione del mio lavoro, che ho sempre cercato di creare in modo “positivo”, basati su correttezza, cordialità, spirito di collaborazione e parallelamente su costanti attenzione all’equilibrio ed impegno ad essere – ed anche apparire – un irreprensibile “servitore dello Stato” ed in definitiva degli abitanti di questa provincia, alcuni dei quali mi hanno “seguito” e sostenuto con i loro apprezzamenti finanche inviandomi, a conclusione di alcune operazioni di polizia giudiziaria, sentite lettere di ringraziamento, addirittura manoscritte, che porterò con me e conserverò gelosamente.
È soprattutto a loro che chiedo scusa se non sempre sono stato all’altezza della situazione, è principalmente per loro che gioisco per i successi ottenuti.
Grazie anche a quegli operatori della comunicazione che hanno fatto il proprio lavoro con la massima professionalità, rispettando i “ruoli” e comprendendo che la mia “parsimonia” nel comunicare le informazioni è stata dettata dalla prioritaria necessità di non violare il segreto d’indagine a cui sono tenuto e che ho sempre doverosamente messo in primo piano, pur di fronte alla “tentazione” – peraltro legittima – di valorizzare anche mediaticamente il lavoro della Polizia di Stato, specie quando, dopo mesi e mesi di duro lavoro, è stata portata a termine qualche “bella” indagine.
Non è questa la sede per ricordare le operazioni di polizia giudiziaria concluse positivamente, ma i momenti più “esaltanti” li ho vissuti proprio in occasione di queste attività, insieme ai “miei” uomini: passando ininterrottamente giorni e notti a lavorare in ufficio, magari a “interrogare” qualcuno e a scrivere verbali; nei servizi “per strada”, in attesa di “mettere le manette” a qualche trafficante di droga o di esseri umani o davanti a qualche edificio o veicolo dato alle fiamme; sdraiato tra l’erba, nei campi, col binocolo in mano a coordinare un “blitz”; girando per i peggiori quartieri di Marsiglia accompagnato dai reparti speciali francesi armati della qualsiasi; nelle riunioni all’estero, a contatto con vertici di polizie e magistrature di varie parti del mondo, e nei momenti conviviali “connessi”, dalla bistecca nel ristorante argentino di Amsterdam al creme caramel gigante sulla “Rue Massena” di Nizza, fino alle “pizzate” coi colleghi – anche di altri uffici – al termine di operazioni di polizia che spesso di protraevano fino a tarda notte.
Sono stati anni intensi anche nelle attività diverse dalla polizia giudiziaria e che mi hanno portato a contatto con altre istituzioni (in primis, la Prefettura), enti ed associazioni, con cui si sono instaurati rapporti di collaborazione proficui ed improntati alla risoluzione delle problematiche …
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