GLI 86 ANNI DEL MAITRE IMPERIESE CHE DAVA DEL TU AD ANDREOTTI E DISCUTEVA CON UNGARETTI

GLI 86 ANNI DEL MAITRE IMPERIESE CHE DAVA DEL TU AD ANDREOTTI  E DISCUTEVA CON UNGARETTI
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imperia - Fra qualche giorno, a febbraio l'imperiese Giulio Pelliccione,  classe 1931, compirà 86 anni. Giulio non è una persona qualsiasi, non è neppure un maitre d'hotel qualsiasi. E' uno di quegli imperiesi con una storia da raccontare, che va dalle insolite amicizie con personaggi del calibro del poeta Ungaretti alle discussioni (ma non di politica) con il Giulio Andreotti degli anni d'oro, a Roma.

La carriera di Pelliccione (ormai da molti anni in pensione e trasferitosi definitivamente a Imperia) nel campo alberghiero inizia  come ascensorista in un hotel a L’Aquila, negli anni ’50, a soli 14 anni. Poi il primo grande salto, a Roma, a 17 anni: Grand Hotel Excelsior. «Ricordo che arrivai a Roma dopo gli anni in Abruzzo e il mio amico, che era già un maître, mi mise a fare il cameriere in sala all’Excelsior, che allora ospitava tutti i grandi nomi della bella vita romana degli anni sessanta. È lì che ho mosso i primi passi e che ho scelto di fare questo mestiere per tutta la vita».

Pelliccione, in tanti anni di albergo, ha anche lavorato a Venezia, sempre alla catena Excelsior, dove ha avuto modo di diventare casualmente il cameriere scelto dal grande poeta Giuseppe Ungaretti che allora soggiornava stabilmente lì.

«Ricordo con piacere tutte le conversazioni che facevo con il maestro – racconta Giulio a La Riviera – e che un giorno fu lui stesso a chiedermi di preparargli il papillon per la serata di gala, perché non amava la farfallina dello smoking. Il maestro era una persona molto educata, riservata, ma con me amava trascorrere momenti dedicati alla conversazione. È stato un buon consigliere di vita, una persona delicata con le sue parole».

E ricorda ancora con fierezza il monito del maestro Ungaretti: “Ricordati Giulio, ogni persona dentro di sé è un poeta”.

Trascorsa l’esperienza veneziana torna a Roma e, dopo una parentesi all’Excelsior, va a lavorare al ristorante California, uno dei locali più frequentati dai vip di allora in città.

Ed ecco gli incontri con personaggi del calibro di Ava Gardner, Frank Sinatra, Walter Chiari, tutto il Clan Celentano, Don King il manager del pugile Mohamed Alì (e poi di Mike Tyson, George Foreman, Evander Holyfield), e tanti altri.

«Da ognuno di loro cercavo di capire quali fossero gli aspetti caratteriali per potergli offrire un servizio migliore – racconta ancora Giulio – su Sinatra posso dire che era sempre elegante e con quel carattere tipico dell’americano; la sua compagna di allora, Ava Gardner, stava già frequentando Walter Chiari e la storia ci racconta come finì pochi anni dopo col divorzio da Sinatra. Adriano Celentano era uno che parlava poco, sempre molto riservato rispetto agli altri del Clan, come Don Backy. Anche Don King, allora manager super potente, mi volle al suo fianco come cameriere, perché io sapevo parlare bene l’inglese e lui amava sempre chiacchierare dei suoi miti del pugilato».

Ma l’incontro più casuale avvenne, sempre al California, con l’allora ministro Giulio Andreotti, già uomo potente della Democrazia Cristiana.

«Si innamorò della nostra cucina, in particolare del mio filetto – ricorda sorridendo Giulio – e da quel giorno iniziò a frequentare il locale chiedendo che fossi io a servirlo. Poi un giorno mi chiese confidenzialmente se potevamo darci del tu ed io accettai. Iniziammo così a fare lunghe chiacchierate, ma io gli imposi di non parlarmi mai di politica. Fu proprio quella la chiave della nostra amicizia, parlavamo per ore di tutti gli argomenti al di fuori di quello a cui lui era forse più legato. E gli dissi chiaramente fin da subito che le mie idee politiche erano l’opposto delle sue, ma questo non lo scalfì. Andreotti era davvero una persona intelligente, amava conversare anche di cose banali, ascoltava sempre con attenzione e rispondeva con garbo».

Pierantonio Ghiglione

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