"Gli chiesi, cosa ne hai fatto di lei? E lui rispose: 'non la troveranno mai (...) scherzo'"
A deporre, stamani, in videoconferenza davanti alla Corte di Assise di Imperia è stato Michele Palumbo conoscente di Aldobrandi
“Quando ci siamo seduti, abbiamo iniziato a parlare di tante cose, e a bruciapelo gli ho chiesto: ‘Ma tu che cavolo ne hai fatto di lei?’ E lui, se ricordo bene, rispose: ‘Non la troveranno mai’. E dopo qualche secondo, aggiunse: ‘scherzo’”.
A deporre, stamani, in videoconferenza davanti alla Corte di Assise di Imperia
è stato Michele Palumbo, nato in provincia di Potenza, ma residente a Linköping, in Svezia, teste dell’accusa al processo contro Salvatore Aldobrandi, 73 anni, originario di San Sosti (Cosenza), ma da anni residente a Sanremo, arrestato il 17 giugno scorso su ordine del gip di Imperia, perché sospettato di aver ucciso Sargonia Dankha, 21 anni, di origini irachene, naturalizzata svedese, sparita nel nulla da Linköping nel primo pomeriggio del 13 novembre del 1995. E' accusato di omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e la soppressione di cadavere.
Palumbo ha detto di aver incontrato Aldobrandi nel 2000 in un ristorante
mentre si trovava a Sanremo con altri due amici italiani, che come lui vivono in Svezia. “Siamo andati a fare un giro a Sanremo e lo abbiamo cercato nei ristoranti - ha raccontato -. A un certo punto, dopo diversi giri a vuoto, siamo andati in un ristorante e abbiamo chiesto di lui. Un signore ci ha risposto che lavorava lì e che sarebbe tornato nel pomeriggio. Siamo tornati all’ora che ci avevano indicato e lo abbiamo trovato che stava lì a fare le pizze”.
E’ stato allora che i due hanno iniziato a parlare
Tra l’altro Palumbo anche detto di aver scoperto da poco il vero nome di Aldobrandi: Salvatore. "Noi lo conoscevamo come Samuel o Samuele, ci incontravamo spessissimo alla discoteca dove lavorava, il "Maxim". Sapevo che stava insieme a Sargonia: una ragazza mora, più o meno alta un metro e settanta, una bella ragazza, piena di vita, giovane”.
Rispondendo alle domande del pm Paola Marrali, il teste ha poi rimarcato: “Era una coppia che non andava bene, perché lui era molto più grande. Ho visto delle scene abbastanza drammatiche: litigavano spesso, si prendevano a schiaffi, a spintoni e sputi pubblicamente, si insultavano a vicenda, una volta addirittura in piazza”.
Fabrizio Tenerelli