IL 25 APRILE A SANREMO - IL TESTO DELL'ORAZIONE LETTA DAL SEGRETARIO CGIL FULVIO FELLEGARA

IL 25 APRILE A SANREMO - IL TESTO DELL'ORAZIONE LETTA DAL SEGRETARIO CGIL FULVIO FELLEGARA
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Sanremo - E' iniziato in piazza Colombo alle 9.30 il corteo che apre le celebrazioni dell'anniversario della Liberazione. Il Corpo Bandistico “Città di Sanremo” ha accompagnato la sfilata per tutto il percorso. Dopo la sosta e deposizione delle corone al Monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale, al Monumento ai Caduti di Cefalonia il corteo è proseguito verso il Monumento alla Resistenza Giardini Gino Napolitano a Pian di Nave. Mons. Alvise Lanteri eleverà una preghiera per la pace. La giovane orchestra "Note Libere" ha aperto, con un'introduzione musicale, i racconti dei partigiani che hanno condiviso la loro Resistenza. Presenti e agli studenti dell’Istituto C. Colombo dell’I.I.S G. Marconi di Sanremo, interventuti con un personale contributo.

L'orazione ufficiale è stata tenuta dal segretario provinciale CGIL, Fulvio Fellegara.  La cerimonia si si è conclusa con la lettura della “Preghiera del combattente” da parte del Vicepresidente ANPI Sanremo Gustavo Ottolenghi.

Speciale servizio dedicato ai "nostri" partigiani sul settimanale La Riviera in edicola. I nomi di tutti i combattenti contenuti nella "Banca dati del Partigiano Ligure" di Ilsrec (Istituto Ligure per la Storia della Resistenza e dell'Età Comtemporanea) . Da giovedì 27 aprile la seconda parte del servizio. 

Leggi (QUI) le latre notizie de La Riviera

L'ORAZIONE INTEGRALE A SANREMO DEL SEGRETARIO DELLA CAMERA DEL LAVORO FULVIO FELLEGARA

Care Autorità Civili , Militari e Religiose

Cari Rappresentanti delle Associazioni Partigiane

Care Cittadine e Cittadini di Sanremo

Care Antifasciste ad Antifascisti e lasciatemelo dire Care Compagne e Cari Compagni:

-BUON 25 APRILE !

Qualche settimana fa quando Amelia Narciso, Presidente della Sezione ANPI di Sanremo, mi ha telefonato chiedendomi di svolgere l'orazione ufficiale per la Festa della Liberazione sono rimasto sorpreso. Sorpreso, emozionato e felice nello stesso tempo. Sorpreso perché non mi aspettavo che i Compagni dell' Anpi averebbero pensato proprio a me, e le cose inaspettate sono quelle che fanno più piacere. Emozionato e felice perché considero un grande onore intervenire oggi; è un grande onore ma sento anche il peso della responsabilità di celebrare un momento così importante ed è per questo che mi sono emozionato quella sera nel ricevere la telefonata di Amelia e lo sono o tuttora nel cominciare a parlarvi. Sono un giovane Segretario della Cgil ed ogni giorno convivo con il senso del dovere e la responsabilità di rappresentare migliaia di persone; lavoratori e pensionati che si affidano a noi per avere una voce, per avere ascolto, per avere un po' di speranza.

E mentre mi interrogavo su come iniziare questa relazione mi sono trovato a guardare il grande quadro che abbiamo nella nostra Camera del Lavoro. Un quadro enorme grande più di due metri quadrati che contiene 272 foto ed altrettanti nomi. Il quadro davanti al quale abbiamo inaugurato la nostra Sezione Anpi e che rappresenta i caduti Imperiesi nella Guerra di Liberazione.

Nella mia vita ho iniziato relativamente tardi ad interessarmi della Resistenza ed ho capito che col passare degli anni comincio a diventare più sensibile; non credo che sia una questione legata all'età, piuttosto ho iniziato a commuovermi da quando ho avuto i miei figli. Ed in quel quadro nel vedere i volti di così tanti ragazzi, alcuni con il viso da bambino, che sono morti alla metà dei miei anni o anche meno, non riesco a non commuovermi; ancora a volte mi trovo a pensare che mio figlio Samuel, che va per i 14 anni, oggi avrebbe l'età per fare la staffetta partigiana; potrebbe essere uno di quei ragazzi.

Piero Calamandrei li avrebbe chiamati : gli eroi giovinetti

Negli anniversari c'è sempre il rischio che emerga una cerimonia superficiale, “una cultura da calendario”, molto simile a quella che spesso si sovrappone alle ricorrenze religiose e determina condotte superficiali consumistiche: una storia appiattita solo sulle date non aiuta la “coscienza storica” ed è probabilmente poco educativa. Quelle date, tuttavia, ritrovano una propria utilità se chiamate a interagire non solo con il passato che intendono ricordare ma anche e soprattutto con il presente. Un confronto, che avviene molto sul piano della memoria, dell'identità.

Noi possiamo ricordare la Liberazione in modo da rendere quel ricordo vivo, operante, in grado di trasmettere nello stesso tempo conoscenza storica e senso di appartenenza. Ricordare il 25 aprile 1945 vuol dire anzitutto dare la possibilità a chi non c'era di conoscere la Resistenza.

Conoscerla nella nuda e scarna verità in essa racchiusa: quel giorno l'Italia ha riconquistato la libertà; lo ha fatto grazie all'impegno attivo di tante persone; lo ha fatto attraverso la lotta , una guerriglia densa di imboscate e di rastrellamenti, di fughe, di vendette e di colpi di mano.

Restituire agli italiani la faticosa quotidianità di quella lotta è anche il modo per rappresentare l'aspetto migliore della nostra identità nazionale, Ed è proprio la faticosa quotidianità della Resistenza che ho potuto apprezzare nei racconti di Vincenzo Napolitano, Partigiano, Sindacalista, fratello di Gino – al quale è dedicata questa piazza – e che ho la fortuna di conoscere e ogni tanto andare a trovare. Mi ha raccontato, sottovoce e con pudore di come fosse faticoso in quei tempi scegliere la strada verso i monti- salire senza la certezza di poter tornare indietro – con tante speranze e pochi mezzi.

Ma la fatica era non soltanto per le scelte compiute. Ogni giorno era faticoso, per gli spostamenti in montagna, per il peso degli zaini o delle attrezzature, per il caldo d'estate e per il freddo d'inverno, per la fame e per la sete; ancora prima che per il nemico; E c'era la paura . Paura di essere scoperti. Paura di morire ma anche paura di dover uccidere. Giuseppe Colzani, partigiano Lombardo, scrive questi versi che meglio di ogni altra considerazione rendono l'idea:

AVEVO DUE PAURE

La prima era quella di uccidere

La seconda era quella di morire

Avevo diciassette anni

Poi venne la notte del silenzio

In quel buio si scambiarono le viteIncollati alle barricate alcuni di noi morivano d’attesa

Incollati alle barricate alcuni di noi vivevano d’attesa

Poi spuntò l’alba

Ed era il 25 Aprile

Paura che hanno sicuramente provato i nostri partigiani; tra i tanti, non me ne vogliate, non posso non ricordare i due accomunati dalla Medaglia al Valore e ai quali sono dedicati questi luoghi; questa Piazza e i Giardini qui vicino; mi Riferisco a Gino Napolitano e al Comandante Vittò.

Quest’ultimo, nato a Sanremo nel 1916 partecipa alla resistenza Spagnola,incarcerato e arruolato a forza sul fronte greco, subisce una condanna per renitenza alla leva.

Rientrato a Sanremo in licenza nell'agosto del 1943 sale in montagna all'indomani dell'8 settembre dove assumendo il nome di battaglia di Ivano organizza i primi resistenti.

Da partigiano partecipa a numerosi scontri e sarà ferito da una pallottola che gli resterà in corpo per tutta la vita.

Nel dicembre del 1944, forte di una grande esperienza militare maturata in seguito a otto anni di guerra, assume il comando della II Divisione d'assalto Garibaldi Felice Cascione, nella I zona Liguria.

Tra i sanremesi rientrati dopo l’armistizio dell’ 8 settembre 1943 c’era anche Gino Napolitano che raggiunse le prime formazioni partigiane che si stavano organizzando nell’entroterra proprio attorno al comandante «Vittò». Nel corso della guerra di liberazione prese parte a numerosi combattimenti tra i quali quelli di Carpenosa e Ceriana. Si distinse in particolare nello scontro svoltosi a Baiardo il 10 marzo 1945, quando, nonostante fosse rimasto ferito, guidò i suoi compagni contro preponderanti forze nemiche infliggendo agli avversari ingenti perdite, tanto da meritarsi la medaglia al valor militare.

Durante la sua militanza nei ranghi della Resistenza fu comandante di distaccamento, di battaglione e poi vice comandante della V Brigata Garibaldi “Luigi Nuvoloni”.

Vittò e Gino Napolitano hanno ancora qualcos’altro in comune. Ciò che li accomuna è Italo Calvino. Il grande scrittore sanremese , uno dei più importanti del 900 , a sua volta partigiano e resistente (aveva combattuto proprio al fianco di Vittò) Calvino ha lasciato nelle sue opere le tracce della sua esperienza partigiana; delle difficoltà durante la guerra; difficoltà materiali ma anche esistenziali, difficoltà nel comunicare, nel capire.

E proprio in uno dei suoi Romanzi più famosi, “Il sentiero dei nidi di ragno” ambientato a Sanremo e nel quale racconta l’incontro di un giovane con la Resistenza, il personaggio del comandante Ferriera è ispirato dalla figura di Vittò, inoltre viene ricordato dallo scrittore anche il “comandante Gino”.

E’ la dimostrazione di come queste due figure siano state carismatiche ed abbiano influenzato i propri compagni di viaggio; non a caso hanno continuato ad esercitare un ruolo importante ed attivo anche a guerra finita, per l’intera comunità sanremese. “Ci sono biografie di protagonisti della Resistenza, che hanno la brevità, la grandezza e il bagliore di una folgore. Biografie tragicamente stroncate, nella giovinezza stroncate dalla caduta in combattimento o perché passati per le armi dai nazifascisti;” altre storie invece per fortuna hanno avuto una durata oltre i confini del conflitto e sono stata testimonianza vivente dell’impegno e dei valori che la Resistenza ha rappresentato.

E poi c'erano anche le Discussioni: su come organizzarsi , su quali regole darsi e seguire, su quale futuro scegliere; discussioni che sono state alla base di una coscienza collettiva e che hanno generato l'embrione, il seme della nostra meravigliosa Costituzione Gustavo Zagrebelsky ha scritto che “ la Costituzione è ciò che ci siamo dati quando eravamo sobri, a valere per i momenti in cui siamo sbronzi”.

Ed è proprio in quella fantastica esperienza di rinascita civile che ha trovato origine la nostra Carta Cistituzionale, che ha trovato origine la nostra Democrazia. Ed è per questo che il 25 Aprile è e deve essere la festa di tutti. Non solo frutto di una guerra civile, di una guerra per scacciare l’invasore e sconfiggere il dittatore ma anche uno straordinario momento di lotta per la Libertà, per la Solidarietà, l’uguaglianza di diritti , la possibilità di darsi, e di dare a tutti noi – che oggi ne godiamo i frutti – un futuro migliore.

Per questo Antifascismo e Costituzione sono un tutt’uno e non possono essere scissi per questo è giusto ancora a distanza di oltre 70 anni fare i conti con la storia e ricordare i valori fondanti del nostro convivere insieme.

Il 26 gennaio del 1955 ancora Piero Calamandrei pronunciava questo discorso agli studenti di Milano:

“I muri maestri della nostra Costituzione reggeranno perché il popolo italiano li ha cementati con le sue lacrime ed il suo sangue Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!! Dietro ogni articolo di questa Costituzione o giovani, voi dovete vedere giovani come voi, caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati, morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta. […... ]

"Se voi volete andare in pellegrinaggio, nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano, per riscattare la libertà e la dignità: andate lì, o giovani, col pensiero, perché li è nata la nostra Costituzione.»

Molto spesso i valori fondanti della nostra Costituzione sono negati o messi in discussione; Rigurgiti di nazionalismo e razzismo emergono sempre più violenti e frequenti; l’Europa è attraversata da preoccupanti populismi e il rifiuto del diverso, la violenza verbale, l’emarginazione di chi viene da lontano appaiono la strada più facile.

Il nostro compito è quello di dare continuità ai valori di solidarietà e cercare di dare continua e concreta applicazione a quei valori che hanno ispirato la nostra Rinascita e la nostra Libertà. Per questo , e mi rivolgo ai ragazzi è importante studiare, studiare la Storia, leggere. Leggere Calvino, ma leggere anche Levi , Montale, Vittorini.

Come cantava Pierangelo Bertoli nella canzone “A muso duro” :

“….con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro.”

Troppo spesso infatti si tende in maniera disinvolta a discutere i comportamenti delle due fazioni durante la Resistenza e a cercare di confondere i livelli, e giustificare, fingendo che il comportamento di chi si è difeso dalla dittatura sia stato equiparabile a chi invece opprimeva.

A me bastano le parole proprio di Italo Calvino che credo risolvano la questione senza bisogno di dover aggiungere nulla:

“D'accordo ,farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori Partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto composto da tipi un po' storti. Ebbene, cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive, quali voi non potrete mai sognarvi di essere!”

Forza storica attiva come quella che ha agito nel personaggio con cui vorrei concludere: Arturo Toscanini, del quale il 25 marzo scorso si è celebrato il 150° anniversario della sua nascita dopo aver dato un’iniziale disponibilità , si rende ben presto conto di quanto il fascismo sia pericoloso. Divenuto Direttore dell’Orchestra Sinfonica della Scala di Milano ed universalmente riconosciuto come uno dei talenti artistici maggiori dell’epoca viene più volte chiamato dal Regime fascista. Al Teatro della Scala dichiara che si sarebbe rifiutato di suonare la Prima della “Turandot” se si fosse presentato in platea Mussolini. E il 14 maggio 1931, al teatro Comunale di Bologna, si rifiutò di eseguire “Giovinezza” e la Marcia Reale al cospetto di Costanzo Ciano e Leandro Arpinati e venne perciò aggredito e schiaffeggiato dalla camicia nera Guglielmo Montani, nei pressi di un ingresso laterale del teatro, venendo poi spintonato a terra. Nel 1933 chiamato personalmente da Adolf Hitler rifiuta di dirigere il Festival di Bayerut, il maggior Festival Wagneriano, primo non tedesco a ricevere questo onore, scrivendo agli organizzatori per spiegare che non poteva restare indifferente rispetto al grande Male che stava governando la Germania.

Per salvaguardare la propria incolumità Toscanini fu costretto ad emigrare e andò a vivere a New York dove tra l’altro diresse al Madison Square Garden. Ma Nel 1936 accettò di dirigere gratuitamente l’Orchestra di Palestina e a seguito delle Leggi Razziali del 1938 si autoproclamò “Ebreo onorario”

A seguito di questo episodio ricevette una lettera, che testualmente recita: “Sento la necessità di dirle quanto l'ammiri e la onori. Lei non è soltanto un impareggiabile interprete della letteratura musicale mondiale… Anche nella lotta contro i criminali fascisti lei ha mostrato di essere un uomo di grandissima dignità. Sento pure la più profonda gratitudine per quanto avete fatto sperare con la vostra opera di promozione di valori, inestimabile, per la nuova Orchestra di Palestina di prossima costituzione. Il fatto che esista un simile uomo nel mio tempo compensa molte delle delusioni che si è continuamente costretti a subire” L’autore di queste poche righe è Albert Einstein.

Ci sono vari modi per Resistere. Due tra le più brillanti menti dell’epoca sono accomunate da una comune lotta contro la Dittatura e contro il Razzismo; a favore della Libertà e della dignità delle persone. E sono accomunate ai contadini , ai lavoratori, agli artigiani, alle persone comuni, che scelsero la via delle montagne e decisero di resistere in un altro modo. A modo loro, come potevano, e offrendo quel che avevano, in molti casi la propria vita. Per questo, e torno a dirlo è importante conoscere, studiare, leggere, perché si può scoprire che i Vittò ,i Felice Cascione,i Silvio Bonfante, i Gino Napolitano, gli Arturo Toscanini gli Italo Calvino e gli Albert Einstein hanno fatto tutti una scelta in comune, un scelta giusta, una scelta di campo: quella di essere stati dalla parte giusta della barricata. Quella di aver lavorato per la nostra libertà. Sta a noi continuare a meritarcela e a difenderla, sforzandoci giorno per giorno di custodirla e di darle applicazione.

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