Situazione drammatica

In Liguria 20 morti bianche nel 2020, secondo indice di incidenza più alto in Italia

In riferimento al numero di occupati, davanti c'è solo la Lombardia: ecco i dati dell'Osservatorio Vega

In Liguria 20 morti bianche nel 2020, secondo indice di incidenza più alto in Italia
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La fotografia del 2020, per quanto riguarda le morti sul lavoro, è tragica: secondo quanto raccolto dall'Osservatorio di Sicurezza sul lavoro di Vega Engineering, i numeri sono in aumento e circa un terzo dei decessi lavorativi è collegato al Covid-19.

 

Morti e incidenza sul lavoro nel 2020 in Liguria: ecco i dati

In Liguria, nel 2020, le morti sul lavoro, secondo i dati raccolti da Inail sono 20, su 603.081 occupati annui, il 4,7%. L'indice di incidenza sugli occupati è 33,2, un dato che porta la Liguria al secondo posto della graduatoria, dietro alla Lombardia ( indice 36,1 e 159 morti ) e molto avanti rispetto all'Abruzzo (indice 24, 5 con 12 morti sul posto di lavoro).

 

 

Situazione drammatica con la pandemia

“È purtroppo un bollettino ancor più drammatico quello delle vittime sul lavoro del 2020. Perché un terzo dei decessi è dovuto al contagio da Covid – 19. Si tratta di 423 morti dall’inizio della pandemia sino alla fine del 2020, con 57 vittime rilevate nel solo mese di dicembre e un incremento della mortalità rispetto al mese precedente pari al 15,6%”. Questa la prima immagine dell’emergenza Covid nei luoghi di lavoro catturata dall’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering di Mestre e descritta dal suo Presidente, l’Ingegner Mauro Rossato.

 

Un dato complessivo sconfortante in cui ad emergere sono ancora i nuovi volti delle vittime sul lavoro. Perché rispetto agli anni e ai decenni precedenti, gli infortuni mortali sul lavoro non coinvolgono più solo operai, macchinisti, camionisti. Ora ci sono gli impiegati, gli addetti alla segreteria e agli Affari Generali, gli infermieri e i fisioterapisti, i medici, gli operatori socio sanitari, i portantini, i bidelli, ma anche di addetti alla pulizia di uffici, operatori di alberghi, di navi e di ristoranti.

 

“Sembra un incubo. Ma è proprio così – ripete Mauro Rossato – sono 423 lavoratori nel 2020, stando alle rilevazioni Inail hanno perso la vita a causa del Covid, ovvero circa un terzo dei decessi dello scorso anno”.

 

I dati nazionali: Liguria con indice tra i più alti

E a contare il maggior numero di vittime sul lavoro per Covid è la Lombardia con il 37,63% delle denunce (159 decessi), seguita da: Campania (40 decessi), Emilia Romagna e del Piemonte (37 decessi), Lazio (28 decessi), Puglia (23 decessi). E la triste graduatoria prosegue con la Liguria (20 decessi), la Sicilia (15), la Toscana (14), Abruzzo e Marche (12 decessi), Veneto (10 decessi), Umbria (5 decessi), Calabria (4), la provincia autonoma di Trento e Friuli Venezia Giulia (2), Valle d’Aosta, Sardegna e Molise (1 decesso).

Diversa è invece la graduatoria per quanto riguarda l’incidenza di mortalità rispetto alla popolazione lavorativa.

E infatti dopo la Lombardia che continua ad indossare la maglia nera con un indice di (36,1 rispetto ad una media di 18,4), spiccano i dati di Liguria (33,2), Abruzzo (24,5), Campania (23,9), Piemonte (20,3), Marche (19,5), Puglia (19,2), ed Emilia Romagna (18,8).

 

Le statistiche: Industria e servizi la categoria più martoriata

Il 16,8% degli infortuni mortali per COVID ha coinvolto l’universo femminile. Mentre la percentuale sale a ‘quasi’ il 70% nelle rilevazioni degli infortuni non mortali per Coronavirus. Il 91,3% delle vittime rientra nell’Industria e Servizi. E in questa macroarea produttiva con il 25,2% delle denunce con esito mortale troviamo il settore Sanità e Assistenza Sociale, seguono con il 13,4% dei casi le Attività Manifatturiere (lav. prod. chimici, farmaceutica, stampa, ind. alimentare…), il settore dell’Amministrazione Pubblica e Difesa (att.tà degli organi preposti alla sanità es. Asl, legislativi, esecutivi) e Trasporto e Magazzinaggio con il 10,7% e il Commercio (9,7%).

Nel 10,9% dei casi si tratta di impiegati, addetti alla segreteria e agli affari generali, il 10 % delle vittime sono tecnici della salute (infermieri, fisioterapisti..), il 6,8% sono medici. E ancora ci sono i conduttori di veicoli a motore 5,8%, operatori sociosanitari con il 5,1% del totale delle denunce con esito mortale, e il 3,9% il personale non qualificato nei servizi sanitari e istruzione (portantini, ausiliari, bidelli).

 

 

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