Inchiesta bracconaggio: chiesti 2 anni e 10 mesi per sindaco Triora
Dodici, in totale, gli imputati tutti accusati, a vario titolo, di porto illegale di arma da sparo, bracconaggio e uccisione di animale
Chiesti 2 anni e 10 mesi per il sindaco di Triora
Il pubblico ministero Luca Scorza Azzarà ha chiesto, stamani, 2 ani e 10 mesi di reclusione, nei confronti del sindaco di Triora, Massimo Di Fazio, accusato di porto illegale di armi e di caccia di frodo sia al di fuori del periodo venatorio che in aree protette. L’inchiesta risale al 2019 e le indagini vennero condotte dalla polizia postale attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali condotte anche con l’uso di “Trojan”, nient’altro che dei malware utilizzati per infrangere i sistemi informatici.
L’udienza preliminare si è svolta, davanti al gup Massimiliano Botti
Dodici, in totale, gli imputati tutti accusati, a vario titolo, di porto illegale di arma da sparo, bracconaggio e uccisione di animale. Per cinque di loro, che hanno presentato istanza di rito alternativo, ecco le richieste del pm: Alberto Basile di Bordighera (8 mesi); Mattia Rizzo, di Badalucco (un anno); Lorenzo Rebaudo di Sanremo e Lorenzo Ascheri, di Bordighera (4 mesi), Silvano Anfosso, di Isolabona.
Il pm ha poi accolto le istanze di non luogo a procedere
per i tre imputati che avevano scelto il rito ordinario: Domenico Novella, di Taggia; Andrea Lombardi, di Apricale e Mauro Melighetti, di Bordighera. Il non luogo a procedere nasce dal fatto che i tre erano finiti sotto inchiesta sulla base delle intercettazioni telefoniche di un altro processo - a carico del sindaco Di Fazio - e per questo motivo inutilizzabili, in base a un pronunciamento della Cassazione.
Il Pm ha anche espresso parere favorevole
nei confronti di altri tre imputati che avevano chiesto la messa alla prova ai servizi sociali: Diego Melighetti, di Bordighera; Walter Zandonella, di Ventimiglia e Lorenzo Maria Brogna di Bordighera. Nei confronti del sindaco Di Fazio, in carica dal 2018, era stato pure contestato l’uso del fucile, malgrado la revoca del porto d’armi in Italia anche se la difesa - sostenuta dall’avvocato Alessandro Moroni - ha cercato di dimostrare che l’attività di caccia si era svolta in territorio francese, dove era in possesso di regolare permesso. Allo stesso viene anche contestato il possesso di alcune foto, che ritraggono un minore - non ancora ufficialmente identificato - che imbraccia un fucile. L’udienza è stata aggiornata al prossimo 15 aprile per le repliche e la sentenza.
Facevano parte del collegio difensivo gli avvocati: Alessandro Moroni, Giulio Bettazzi e Fiammetta Sciamanda