Intervista all'astro nascente del tennis sanremese e campione italiano Gianluca Mager: "Ho vinto lo scudetto, ora voglio entrare tra i primi 100 ATP"

Intervista all'astro nascente del tennis sanremese e campione italiano Gianluca Mager: "Ho vinto lo scudetto, ora voglio entrare tra i primi 100 ATP"
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Sanremo - Le eccellenze sportive di Sanremo e della provincia di Imperia in generale sono molte, ma l'ambiente del tennis sembra sfavillare in modo particolare: non solo la Riviera dei Fiori ha dato i natali all'arcinoto Fabio Fognini, l’armese salito fino alla top 15 del ranking mondiale, ma nasce a Sanremo, ventidue anni fa, un altro campione della racchetta: Gianluca Mager, fresco scudettato nella serie A del tennis con la squadra del Park Tc di Genova.
Sono in molti a considerarlo l'erede di Fognini, lui si considera solo un'atleta con un obiettivo: entrare nei primi cento tennisti del ranking mondiale. Intanto, come detto, lo scorso 12 dicembre a Montecatini, con i compagni del Park ha sbaragliato ilTennis Club Italia di forte dei Marmi, detentore del titolo. La finale si è chiusa sul 4-2 con Mager. in coppia con Giannessi, vincitore del doppio su Lorenzi-Volandri, non certo gli ultimi arrivati.

La Riviera ha raggiunto Mager affinché ci raccontasse la vita di un tennista di altissimo livello.
Non possiamo non rivolgerci a lei come al più probabile erede di Fabio Fognini in Riviera, ma chi è Gianluca Mager? (Ride) «Ci stiamo lavorando! Sicuramente devo molto a Fabio, siamo i migliori da queste parti e credo proprio non solo. Sicuramente è stato per me un'ispirazione, ma sto cercando di costruirmi il mio nome separatamente. Comunque, sono nato a Sanremo, dove vive la mia famiglia, il primo dicembre del 1994 e dopo le superiori ho capito subito che la mia vita era il tennis, che avrei voluto una sfavillante carriera in quello sport, mi ci sono dedicato a tal punto che ormai, nel ranking mondiale ho raggiunto la 330ª posizione. Attualmente vivo al Centro Tecnico Nazionale, dove mi alleno, a Tirrenia in provincia di Pisa».

A dicembre il Park Genova, la sua squadra si è assicurata il campionato di serie A, come è stato vincere questo titolo? Fino a che punto è un ottimo risultato? «Sicuramente vincere il campionato Italiano a 22 anni è un risultato ottimo sotto ogni punto di vista, soprattutto contro tennisti del calibro di Trusendi e Volandri, che sono molto conosciuti nell'ambiente e tra i migliori in assoluto. È vero che ogni anno, da ottobre a dicembre si disputa il campionato italiano da 16 squadre, ma la carriera di un tennista non ha il team come base, come ad esempio nel calcio. Principalmente il tennis prevede carriere in solitaria: si cercano ingaggi sempre migliori e si partecipa a tornei sempre più prestigiosi per aumentare il proprio rank globale; ai livelli alti i premi raggiungono cifre esorbitanti».

Il tennis sarà la sua carriera definitiva? «Non ho intenzione di fare altro, il tennis è la mia vita e la mia carriera. In effetti subito dopo le superiori ho iniziato a giocare a livello professionistico, e penso proprio che quella sarà la mia strada fino alla fine: punto ad entrare nei primi cento, sia per l'orgoglio di vantare un simile curriculum sportivo sia per la sicurezza economica che comporta».

È molto giovane, studia anche oltre a giocare? «Non sono mai stato un amante dello studio, se dovessi pensare a come sarebbe potuta andare, credo che comunque lo sport avrebbe avuto un ruolo principale: mi sarebbe piaciuto giocare a calcio».

Il regime di allenamenti a cui si sottopone è molto duro, è facile gestirli assieme ai suoi impegni e affetti personali, come famiglia o eventuale compagna: è fidanzato? (Ride) «Non è facile per niente: come ho già detto vivo a Tirrenia, dove seguo i miei allenamenti, lontano dagli affetti. Ero fidanzato da quattro anni con una ragazza meravigliosa, ma sentivo il bisogno di stare da solo, anche (ma non soltanto) per seguire la mia carriera. Si è sempre in viaggio, si partecipa ai tornei nei quattro angoli del mondo e non si ha tempo per se stessi o per gli altri, ma si impara a godersi meglio quello che si ha a disposizione: lo ha capito anche la mia famiglia che mi sostiene, mio padre è il mio fan numero uno (aggiungiamo che probabilmente è il numero due, sappiamo che anche la nonna è una sua sfegatata sostenitrice, ndr) ed ogni volta che può mi segue».

Davide Izetta

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