IL PROCESSO PER OMICIDIO CONTRO L'EX COMPAGNO

L'amica di Sargonia ai giudici su Aldobrandi: "Diceva cose minacciose... se l'avesse lasciata"

Negin Motamedha, amica di Sargonia, deposto stamani davanti alla Corte di Assise di Imperia, in videoconferenza dal tribunale di Linköping

L'amica di Sargonia ai giudici su Aldobrandi: "Diceva cose minacciose... se l'avesse lasciata"
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"Non era una bella storia, lui era un po’ aggressivo, la perseguitava. La picchiava, era aggressivo anche verbalmente, diceva cose minacciose, su cosa avrebbe potuto fare se l'avesse lasciata”.

Così con la voce rotta dall’emozione e piangendo, Negin Motamed

ha deposto stamani davanti alla Corte di Assise di Imperia, in videoconferenza dal tribunale di Linköping, in Svezia, al processo per omicidio volontario aggravato dai motivi abietti e futili e soppressione di cadavere, che vede sul banco degli imputati il pizzaiolo Salvatore Aldobrandi, 73 anni, originario di San Sosti (Cosenza), ma da anni residente a Sanremo, accusato di avere ucciso Sargonia Dankha,  la ventunenne scomparsa il 13 novembre del 1995 da Linköping, in Svezia.

Alla riapertura del dibattimento, Negin ha così voluto ricordare l’amica

e la sua relazione con l’ex compagno. “Conoscevo Sargonia da circa sei mesi, un anno, ma non è facile ricordare dopo tanto tempo - ha detto rispondendo alle domande del pm Maria Paola Marrali -. L'ho vista qualche giorno prima che sparisse. Eravamo nel suo appartamento e con noi c'era il suo ragazzo, Nordin”.

Prosegue nel racconto: “A un certo punto è arrivato un uomo più anziano, Samuel (Salvatore Aldobrandi, soprannominato Samuel, ndr). Bussò alla porta, ma già prima di aprire sapevo che era lui, perché perseguitava Sargonia (…)”.

Nel corso della deposizione, il pm legge poi le dichiarazioni

che l’amica di Sargonia rilasciò nel 1995 alla polizia svedese. “La minacciava, mi aveva raccontato che aveva tentato di strangolarla, che l'aveva picchiata e che aveva ingaggiato qualcuno per spiarla. Avevo paura, non mi piaceva Samuel”.

Quella sera, quando Aldobrandi trovò il nuovo fidanzato di Sargonia nell'appartamento, chiamò i genitori della sua ex e disse loro che la figlia stava avendo rapporti sessuali di gruppo. “I genitori sono arrivati, erano arrabbiatissimi perché Samuel aveva detto loro che stavano facendo sesso di gruppo - dichiara Negin -. Poi ricordo che parlarono tra loro. Durante la notte suonò più volte il telefono, era Samuel che provava a chiamarla, lei si negò e alla fine staccò il telefono”.

Il lunedì successivo Sargonia sparisce e l’amica prosegue nel proprio racconto

L’ho cercata più volte, senza mai riuscire a trovarla. Sua mamma mi disse che tutti i suoi vestiti erano in casa, che c'era anche una lista della spesa con delle cose che avrebbe dovuto comprare. Insomma, nulla che facesse pensare che volesse andare via. Non aveva neanche soldi e non aveva neppure la tessera del pullman che era rimasta a me per sbaglio”.

L'amico Richard Broni si contraddice durante la deposizione

L’uomo molto geloso con i capelli lunghi”. Così Richard Broni, l’ultimo ad avere visto Sargonia i giorno della scomparsa ha raccontato oggi alla Corte di Assise di Imperia la propria testimonianza. Richard era un grande amico della ragazza e quel giorno si trovava assieme a due amici al McDonald’s Linköping. Ricorda di averla vista passare per strada: “Non era sola, era con quell’uomo dai capelli lunghi e grigi”.

La testimonianza, però, non corrisponde a quanto Broni aveva dichiarato all’epoca alla polizia svedese, alla quale aveva detto che era sola. “Se nel verbale c’è scritto così, allora può essere giusto - ha precisato -. Però ora non mi ricordo”.

Parla l'ex compagna di Aldobrandi: "Con me mai violento... ma voleva che abortissi almeno uno dei genelli"

Non aveva la patente, ma ogni tanto guidava. Mi ha chiamata al lavoro chiedendomi in prestito l’auto e dicendomi che mi avrebbe dato 500 corone svedesi. Mi disse che la macchina gli serviva per portare qualcosa al lavoro, al ristorante Maxime. Ma quando quella sera chiamai il ristorante, mi dissero che lui non c’era, era di riposo. Questo mi sembrò strano”.

A parlare è Karolina Vitsby, l’ex compagna di Salvatore Aldobrandi

- con la quale ha avuto due figli gemelli nati nel 1993 - ascoltata oggi dai giudici della Corte di Assise di Imperia, sempre in videoconferenza, a margine del processo per il presunto omicidio di Sargonia. I fatti illustrati in aula si riferiscono al 13 novembre, quando Salvatore  chiese in prestito all’ex compagna l’auto che lui le aveva regalato, un’Alfa Romeo Rossa.

Nel corso della propria deposizione

ricorda anche un fatto avvenuto il giorno prima, il 12 novembre (domenica). “Ci siamo visti con Salvatore, perché era la festa del papà. Lui era molto agitato perché Sargonia lo aveva chiamato e gli aveva detto brutte parole. Lo aveva chiamato ‘vecchio’. Lui aveva comprato un appartamento a Sargonia e lei gli chiedeva i soldi anche per comprare la carta igienica perché di soldi non ne aveva e nello stesso tempo aveva trovato un altro uomo. Queste cose me le aveva raccontate Salvatore”.

Ma torniamo al prestito della vettura

che Aldobrandi restituì, il 14 novembre, verso le 5. “Sentii che gettò la chiave nella buca delle lettere intorno a quell’ora. La macchina era molto sporca, aveva fango su entrambe le fiancate. Mi chiesi dove fosse andato per ridurla così”.

Karolina ha poi detto di ricordarsi bene di aver ricevuto 500 corone, cosa strana: “Dato che non mi dava mai soldi, neanche per i bambini”. L’ex compagna ha calcolato che con l’auto Aldobrandi avrebbe percorso circa 25 miglia svedesi, che corrispondono a 250 chilometri circa dei nostri. La donna si era anche accorta che il sedile posteriore della vettura era stato abbassato, come si fa quando si vuole ingrandire il bagagliaio.

Aldobrandi le disse di dire alla polizia che l’auto gliela aveva imprestata un altro giorno

Mi ero confidata con un prete perché sentivo che tutto avesse avuto origine da quel prestito. Dandogli l’auto gli avevo dato una possibilità di nascondere le prove”.

Karolina ha raccontato che quando era venuta a conoscenza della scomparsa di Sargonia, lui le aveva detto che non c’entrava nulla. Ha anche aggiunto che con lei non era mai stato violento, ma che quando era rimasta incinta dei due gemelli, lui non li voleva assolutamente tutti e due e pretendeva che ne abortisse almeno uno.

Richiesta che ripeteva con insistenza ogni settimana. Risulta, inoltre, che dopo la scomparsa di Sargonia, Karolina nota una ferita sulla mano di Aldobrandi. La ferita era sul dorso della mano, dai 2 ai 4 centimetri ed era abbastanza profonda, come se avesse perso un pezzo di pelle in superficie. “Ho chiesto a Salvatore che cosa fosse accaduto, ma non ricordo cosa mi rispose. Era comunque una cosa strana perché non gli avevo mai visto una ferita”.

Fabrizio Tenerelli

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