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Mercoledì al Museo Civico incontro sull'archeologo Nino Lamboglia

L'uomo è stato il padre dell'archeologia sottomarina in Italia

Mercoledì al Museo Civico incontro sull'archeologo Nino Lamboglia
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Riprendono gli incontri culturali a cura della Sezione di Sanremo dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri. Focus su Nino Lamboglia, il padre dell'archeologia sottomarina

 

Un incontro sull'archeologo Nino lamboglia

Mercoledì 19 febbraio, alle ore 16:30, presso la sala conferenze del Museo Civico di Palazzo Nota, la Dottoressa Daniela Gandolfi, dirigente scientifico dell'IISL,  interverrà su: “Nino Lamboglia. Padre dell’archeologia sottomarina in Italia”.

 

A seguire verrà proiettato il video “Albenga e la sua nave” realizzato a cura del Ministero della Cultura-Segretariato Regionale per la Liguria – Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Imperia e Savona.

 

Il personaggio

Nino Lamboglia, archeologo di fama internazionale, nel 1957 fondò ad Albenga  il Centro Sperimentale di Archeologia Sottomarina che attraverso apposite convenzioni con l'allora Ministero della Pubblica Istruzione e della Difesa Marina, effettuò numerose campagne di ricerca e recuperi in tutti i mari italiani e non solo, realizzando una vera e propria carta archeologica della costa italiana (la "Forma Maris Antiqui"),   invitando studiosi da tutto il mondo, organizzando congressi e seminari e fondando di fatto la nuova disciplina.

Concentrò le sue ricerche archeologiche e storiche sulla Nave Romana di Albenga, lunga 40 metri con un carico di circa 10 mila anfore, naufragata attorno alla metà del I secolo a.C. al largo di Albenga, ad una profondità di 42 metri.

Il ritrovamento del relitto nel 1950 segnò l’inizio dell’archeologia subacquea con il recupero delle prime 728 anfore vinarie facenti parte del carico, di cui 100 furono esposte nel Museo Navale Romano di Albenga, primo museo navale italiano. .le ricerche proseguirono con l'ausilio ddel dragamine «Daino» della Marina Militare, successivamente sostituito da un cargo di 158 tonnellate ribattezzato Cycnus (da Cicno il leggendario re dei liguri), equipaggiato con un impianto televisivo a circuito chiuso, un ecogoniometro, un generatore autonomo, una serie di compressori per bombole, la campana Galeazzi ed una camera di decompressione.

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