IL CASO A VADO

Moto cinesi spacciate per Made in Italy sequestrate in porto gli costano 20mila euro

L'importatore ha subito pagato la pesante sanzione pur di dissequestrare le otto motociclette, che riportavano il marchio di una casa motociclistica italiana

Moto cinesi spacciate per Made in Italy sequestrate in porto gli costano 20mila euro
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8 motociclette di nuovissima produzione provenienti dalla Cina sono state sequestrate presso il Porto di Vado Ligure dai Funzionari dell’ Agenzia delle Dogane e dei Monopoli (ADM). Sarebbero state spacciate per italiane

Finta merce di produzione italiana: pagata sanzione di 20mila euro

Le moto, di cilindrata 650 cc, sono state importate da parte di una nota casa costruttrice italiana che le aveva correttamente dichiarate quali merci di origine cinese, tuttavia, da  un attento esame dei motoveicoli in questione e della documentazione a corredo, i funzionari ADM ed i militari della GdF, hanno accertato la presenza  sulla carrozzeria di loghi che inequivocabilmente avrebbero ricondotto il compratore a ritenere la merce di produzione italiana. Altro elemento dirimente è stata la lettura del numero identificativo del telaio, le cui cifre avrebbero ricollegato le moto alla fabbricazione nazionale. Tutto ciò, in assenza di qualsiasi indicazione attestante l’origine estera del prodotto.

La merce ed i relativi certificati di conformità sono stati dunque sottoposti a sequestro amministrativo per la violazione prevista dall’art. 4 comma 49-bis della legge 350/2003, che punisce con una sanzione pecuniaria coloro i quali utilizzano i marchi con modalità tali da indurre il consumatore a ritenere che il prodotto o la merce siano di origine italiana.

L’importatore ha prontamente pagato la sanzione pari ad Euro 20.000 ed ha immediatamente avanzato istanza di dissequestro e regolarizzazione, previa apposizione di adesivo non asportabile riportante la dicitura “Made in PRC” accanto alla punzonatura del telaio ed apposizione, sul libretto di uso e manutenzione dei motoveicoli, della scritta “Designed in Italy and Produced in PRC”.

ADM, da sempre in prima linea per la tutela del “Made in Italy”, già a partire dall’anno 2005, aveva suggerito alle aziende, per le ipotesi di cui alla sopracitata fattispecie, di apporre chiare indicazioni sulle etichette che accompagnano la merce.

L’attività svolta rientra in un più ampio e sempre più collaudato coordinamento operativo negli spazi portuali tra gli organi preposti alle attività di controllo (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e Guardia di Finanza).

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