Nasce ad Imperia prima start up di sartoria: stilisti sono profughi
Nasce ad Imperia la prima start up dell'integrazione. Si chiama "Happy Job" ed è una sartoria nata dall'idea di due giovanissimi sarti nigeriani: Juliet Sun Igbino e Osas Osemwengie, di 20 e 23 anni, giunti in Italia, rispettivamente a maggio e dicembre del 2016

Nasce a Imperia prima start up
Gli stilisti sono due profughi nigeriani
Nasce ad Imperia la prima start up dell'integrazione. Si chiama "Happy Job" ed è una sartoria nata dall'idea di due giovanissimi sarti nigeriani: Juliet Sun Igbino e Osas Osemwengie, di 20 e 23 anni, giunti in Italia, rispettivamente a maggio e dicembre del 2016. I due nuovi stilisti esporranno al pubblico il loro campionario di venti abiti tutti realizzati su misura, questa sera, a partire dalle 21, nel corso di una sfilata in programma alla "Baia Salata", di Porto Maurizio. Curiosità: alla passerella non parteciperanno modelli professionisti, ma altri migranti e assistenti della cooperativa sociale "Jobel" che ha preso a carico i due ragazzi, curandone il successivo inserimento lavorativo.
L'idea partita quasi per gioco
"Abbiamo voluto valorizzare le competenze artigianali che questi due ragazzi avevano acquisito nel loro Paese di origine - commenta Alessandro Giul presidente della cooperativa -. Quando abbiamo chiesto il loro orientamento, Juliet prima e Osas dopo, ci hanno risposto che lavoravano come sarti". Da qui l'idea, quasi partita per gioco, di confezionare un abito per quella che sarebbe stata la futura responsabile del progetto, Claudia Regina. "L'abito è piaciuto così tanto che abbiamo pensato di creare un laboratorio sartoriale - prosegue Giul -. Quando Juliet ha toccato un tessuto, per la prima volta in Italia, i suoi occhi sono subito brillati di gioia ed abbiamo capito che quella era la loro strada. Da qui l'idea di chiamare questa start up 'Happy Job', un modo anche per lasciare indietro i fantasmi del passato e pensare a un futuro felice nel nostro Paese".
Stasera sfilata di moda con i primi venti abiti
Gli abiti sono tutti in stile africano: "Così come i tessuti, provenienti da Senegal e Nigeria - spiega Antonella Campagna, che sta portando avanti il progetto assieme ai ragazzi -. La prima a iniziare questa esperienza sartoriale è stata Juliet, successivamente si è aggiunto Osas". Il laboratorio ha sede nella Locanda del Buon Samaritano, di Imperia, che accoglie donne, anche tante madri e bambine, vittime della tratta della prostituzione. Conclude Giul: "E' un progetto in cui crediamo molto, che viaggia in direzione dell'integrazione e che ci aiuta a capire quanto i migranti siano una risorsa".




