Piscina chiusa per sciopero. Ecco le ragioni della serrata
Pandemia, caro bollette e misure restrittive colpiscono il settore.
Rari Nantes Imperia, in accordo con il Comune, aderirà allo sciopero proclamato dal Coordinamento Associazioni Gestori Impianti Natatori. Pertanto la piscina 'Felice Cascione' rimarrà chiusa domenica 6 febbraio.
Le ragioni della protesta
In allegato la lettera del Coordinamento Associazioni Gestori Impianti Natatori con la motivazione della protesta.
In questo inizio del 2022 la situazione delle Piscine in Italia è drammaticamente peggiorata, il grido di allarme arriva dalle principali sigle (AGISI, Assonuoto, Insieme si Vince, Piscine del Piemonte, Piscine Emilia Romagna e SIGIS) riunite nel Coordinamento Associazioni Gestori Impianti Natatori rappresentato a livello nazionale da Marco Sublimi. A queste si aggiunge l’autorevole sostegno di Forum Piscine che da sempre rappresenta il punto di rifermento del comparto
Piscine a livello internazionale.
Gestiamo impianti pubblici e forniamo un servizio essenziale sostituendoci ai Comuni. Diamo un servizio a milioni di utenti (e di agonisti) su tutto il territorio nazionale e impieghiamo oltre 300.000 persone tra assunti e collaboratori sportivi. Su 23 mesi di pandemia, 10 li abbiamo passati chiusi mantenendo tuttavia costi enormi che ci hanno generato perdite molto significative. Le piscine sono state le prime a chiudere e le ultime ad aprire. Le piscine sono state le prime (6 agosto 2021) ad aver imposto l’obbligo di ingresso con Green Pass e, nonostante ciò, lavoriamo ancora al 40% della capienza in ragione dei limiti
COVID (di fatto mai allentati). I vari decreti ristori hanno garantito somme che arrivano nemmeno al 5% dei ricavi annuali, quando mediamente si sono registrate riduzioni di fatturato di oltre il 50-60%, somme che non bastano nemmeno a pagare un mese di utenze di luce, acqua e gas. E adesso, come se non bastasse, è arrivato il cosiddetto “caro bollette” con aumenti superiori al
50%. Solo per fare un esempio: in un impianto di medie dimensioni si registravano circa 20.000€ al mese di utenze, oggi siamo ben oltre 30.000€, ciò significa 120.000€ di rincari annui
su un singolo impianto! Va aggiunto che la quarta ondata pandemica sta generando una riduzione del 50% dell’utenza, ogni giorno registriamo disdette, mancati rinnovi e richieste di imborsi, e si tratta di una dinamica che produrrà i propri effetti almeno sino al mese di maggio.
Gestiamo un servizio pubblico, quindi dobbiamo applicare tariffe imposte, ovvero non possiamo (e non vogliamo) aumentare i biglietti di ingresso perché non troviamo giusto che a pagare le
spese di tutto ciò siano i nostri utenti. Ma così è impossibile andare avanti! Ogni giorno una società di gestione chiude i battenti, molti impianti non hanno riaperto dopo la pausa natalizia, significa che le persone non potranno più fare sport, significa togliere salute,
benessere e quel minimo di socialità che è rimasta. Da mesi, come Coordinamento Nazionale Gestori Piscine, abbiamo alzato un forte grido di allarme a tutte le istituzioni, a partire dal Governo. Lo abbiamo accompagnato, con grande senso di responsabilità, a proposte concrete (estensione 110% a tutta l’impiantistica, sostegni sul caro
utenze, moratoria sui debiti contratti per investimenti, protocolli di gestione più efficaci,…) ma siamo rimasti totalmente inascoltati a livello centrale. Gli sforzi di alcune amministrazioni comunali per aiutare i gestori sono un esempio di lungimiranza e di comprensione del problema, purtroppo sono rari casi che non bastano a risolvere il problema a livello nazionale.. Adesso abbiamo deciso di fare un ultimo appello al Governo Nazionale e agli Enti Locali perché
intervengano con urgenza e con misure all’altezza del problema, ma questa volta vogliamo che sia ben chiaro il risultato finale di questa ignavia: la chiusura degli impianti! Per questa ragione domenica 6 febbraio chiuderemo le piscine. Un atto forte, mai fatto prima d’ora, ma anche un atto responsabile perché non vogliamo che accada un disastro di questa portata nel silenzio di un Paese che ancora una volta non si occupa dello sport di base e non sembra capire quanto sia importante per la crescita delle giovani generazioni, forse le più colpite dalla
pandemia. Servono manovre urgenti ed altre strutturali, riassumendo le principali:1. Ristori
150 milioni di euro destinati ai gestori e distribuiti con criteri semplici ed equi. L'azione degli ultimi due Governi si è caratterizzata per una totale inconsistenza sui ristori che realisticamente avrebbero potuto allentare la pressione sulle società di gestione degli impianti natatori.
Lodevole l’attenzione finalmente data al settore piscine nel decreto ristori di queste ore, purtroppo ancora una volta insufficiente a sostenere la crisi di questo periodo. Nessuno, in oltre un anno e mezzo, ha saputo cogliere la differenza tra impianti sportivi «energivori» e «non energivori» e poco o nulla è stato fatto in questo senso.2. Infrastrutture
Estensione dell’Ecobonus 110% agli impianti natatori. Nonostante mille propositi e numerosi solleciti da più parti, nessuna operazione concreta è andata nella direzione della progettualità
infrastrutturale.Un intervento massivo per l'efficientamento energetico degli impianti e la riduzione delle emissioni permetterebbe la valorizzazione del patrimonio impiantistico rendendolo più gestibiledal punto di vista dei costi energetici e resiliente alla sfida del tempo.
3. Costi dell'energia
Un riverbero del secondo punto riguarda i costi dell'energia. In questi mesi abbiamo assistito al drammatico tema del “Caro Bollette”. E’ indispensabile che il MISE annoveri le Piscine negli aiuti previsti per gli impianti energivori.
“Ormai da mesi stiamo portando all’attenzione delle istituzioni la drammatica situazione che
stanno vivendo I gestori degli impianti natatori. E’ necessario che il Governo promuova I tre punti fondamentali per affrontare la situazione emergenziale e contemporaneamente istituisca
un tavolo tecnico per il futuro degli impianti natatori. Così, l’Italia diventerà un paese senza piscine.”