Ponti e Muri: il messaggio del vescovo Suetta per Natale
Ponti e muri: "il titolo del messaggio natalizio potrebbe immediatamente trarre in inganno per le due parole che oggi sono condite in tutte le salse..."
Ponti e Muri
Questo il messaggio che il vescovo della Diocesi di Ventimiglia e Sanremo ha pubblicato sul sito della locale Diocesi
Carissimi Fedeli e Amici,
il titolo del messaggio natalizio potrebbe immediatamente trarre in inganno per le due parole che oggi sono condite in tutte le salse e che troppo spesso, anche nei contesti religiosi ed ecclesiali, pur partendo da preziose sensibilità, parcellizzate nel loro significato tendono a scadere in pericolose derive sociologiste e, di fatto, a separare indebitamente il servizio ai più poveri e sfortunati da un'autentica relazione con il Signore, che si chiama fede.
Richiamo le semplici e bellissime parole pronunciate da Papa Francesco all'inaugurazione del presepio e dell'albero in Piazza San Pietro per questo Santo Natale: "L'albero e il presepio sono due segni che non finiscono mai di affascinarci; ci parlano del Natale e ci aiutano a contemplare il mistero di Dio fattosi uomo per essere vicino a ciascuno di noi… Il presepio e l'albero, simboli affascinanti del Natale, possano portare nelle famiglie e nei luoghi di ritrovo un riflesso della luce e della tenerezza di Dio, per aiutare tutti a vivere la festa della nascita di Gesù. Contemplando il Dio Bambino che sprigiona luce nell'umiltà del presepe, possiamo diventare anche noi testimoni di umiltà, tenerezza e bontà".
Desidero dunque rinnovare l'invito ad esporre nelle case, nelle chiese e anche nei luoghi pubblici i segni del Natale di Gesù e della gioiosa gratitudine per il dono di tanta umile benevolenza, con una speciale riflessione che attingiamo dalla Parola di Dio.
Gesù è il vero e l'unico "ponte" che consente all'uomo l'incontro con Dio, da cui dipende il senso, la possibilità e la riuscita di una esistenza autentica e buona. Lontano da Lui soltanto tenebra e morte, come il prologo di Giovanni, testo intensamente natalizio, annuncia e spiega.
Egli è la "via, la verità e la vita" (Gv 14, 6) e senza di Lui l'uomo continuerebbe a vagare smarrito e triste, incapace di salvezza e di bene.
La lettera agli Efesini con luminoso respiro di pace dice così: "Ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele, estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo. Ora invece, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo. Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l'inimicizia, per mezzo della sua carne. … Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito" (2, 12-14. 17-18).
Il testo paolino utilizza ambedue i nostri simboli riferendoli a Gesù. Egli è il "ponte" poiché in Lui i lontani sono diventati vicini, perché "di due ha fatto una cosa sola"; Egli è pure Colui che ha abbattuto il muro di separazione e di divisione dell'umanità.
Quel muro è il peccato, la lontananza da Dio e la disobbedienza alle sue leggi.
Il Natale ritorna per dare una risposta alla grande nostalgia del cuore dell'uomo: nostalgia di Dio, tanto più profonda e insopprimibile quanto più l'uomo la nasconde con l'indifferenza, il rifiuto o l'ostilità.
L'impegno di costruire un mondo pacificato e giusto, lo sforzo di custodire integra la natura, la volontà di organizzare una società in cui tutti siano rispettati e accolti e il desiderio di eliminare le molteplici povertà umane rimarranno purtroppo una sterile e deludente utopia senza l'accoglienza del Figlio Unigenito di Dio fatto uomo per noi; restano quanto mai concrete e vere le espressioni del salmo 126: "Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode. Invano vi alzate di buon mattino, tardi andate a riposare e mangiate pane di sudore: il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno" (1-2).
L'antica e accorata invocazione della novena di Natale "O cieli, piovete dall'alto, o nubi, mandateci il Santo. O terra, apriti o terra e germina il Salvator" ci conduca davanti al presepio di Gesù, possibilmente non quelli "riveduti e corretti", che, nello sforzo di "attualizzare" il mistero, di fatto lo riducono al contingente, ma a quello come lo ha pensato San Francesco d'Assisi, che, anche in forma vivente, voleva che si rappresentasse nella sua luminosa semplicità il cuore dell'avvenimento: il Verbo eterno di Dio fatto uomo e visibile nella fragilità di un bambino.
Stare davanti a quell'avvenimento, adorando in ginocchio il Dio eterno e misericordioso, riconoscendo con umiltà peccati e smarrimenti, permettendo al Signore di lavorare il nostro cuore, ci potrà rendere uomini nuovi - a quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv 1, 12) -, quegli "uomini di buona volontà", menzionati dagli angeli a Betlemme (cfr. Lc 2, 14), che non sono genericamente quelli delle buone intenzioni o dei progetti trasversali e convergenti, ma piuttosto coloro che si riconoscono destinatari della benevolenza divina e ad essa si affidano anche per l'impegno di pace nel mondo. Possiamo così passare dalla magnificenza del canto degli angeli nel campo dei pastori alla drammatica, e altrettanto luminosa, scena di Gesù processato davanti a Pilato: "Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce" (Gv 18, 37).
La contemplazione dell'ineffabile mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio nel presepio e, più ancora, nella celebrazione liturgica della Chiesa conduca tutti noi a stare davanti alla decisiva questione della fede: stare dalla parte della verità. Essa ha finalmente un nome e un volto: quello di Gesù Cristo.
A tutti l'augurio di "andare fino a Betlemme a vedere l'avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere" (cfr. Lc 2, 15): preghiera, confessione, santa comunione e carità siano concretamente i passi per arrivare ai piedi di Gesù Bambino e per vivere un Natale vero, quindi felice, santo e buono.
Con tanto e profondo affetto.
Sanremo, 8 dicembre 2018.
Solennità dell'Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.
+ Antonio Suetta
Vescovo di Ventimiglia - San Remo