Strada frangifuoco abusiva, chiesti 2 anni e 6 mesi per l'imprenditore Di Fazio
La requisitoria del pm. L'udienza è stata rinviata al prossimo 10 luglio, giorno in cui verrà letto il dispositivo della sentenza

Si è chiusa con due richieste di condanne, una di assoluzione e un’altra di rinvio a giudizio, oggi, davanti al gup Paolo Luppi, di Imperia, la requisitoria del pm Francesca Buganè Pedretti, al processo sulla violazione della normativa ambientale, che vede come principale imputato l’allora sindaco e attuale, di Triora, Massimo Di Fazio, che nella sua veste di imprenditore (non di amministratore comunale) è accusato di avere danneggiato una porzione di foresta protetta del monte Gerbonte, vincolata come zona di speciale conservazione, per vendere la legna, e di aver realizzato abusivamente una strada frangifuoco.
Il pubblico ministero ha chiesto 2 anni e 6 mesi nei suoi confronti
2 anni e 4 mesi per il boscaiolo Davide Ozon; il rinvio a giudizio per il progettista Riccardo Scaletta e l'assoluzione per Ramona Bruno, compagna di Di Fazio, a capo della della società Terra Brigasca a cui era stata affidata la gestione della foresta.
I fatti risalgono all’agosto del 2019
quando i carabinieri forestali sequestrarono più di 600 ettari di bosco. Il collegio difensivo, che ha chiesto l’assoluzione per gli imputati, era composto dagli avvocati Alessandro Moroni e Simona Bertoldo del foro di Imperia e dall'avvocato Martino di Genova. Mentre Regione Liguria, parte civile a processo, è rappresentata dall’avvocato Eugenio Aluffi. L'udienza è stata rinviata al prossimo 10 luglio, giorno in cui verrà letto il dispositivo della sentenza.
Fabrizio Tenerelli