Test di gravidanza per concorso nei vigili, il sindacato "Discriminare è un reato"
"Purtroppo le donne devono ancora guadagnarsi i, diritto di indossare la divisa , come se fossimo fermi nel passato".
Il sindacato nazionale dell'Arma dei carabinieri Unarma interviene a margine della vicenda che anima il dibattito, che ha visto alcuni comuni del torinese richiedere un test di gravidanza, alle concorrenti donne, per un concorso da comandante della Polizia Locale.
"Le donne devono ancora guadagnarsi il diritto di indossare la divisa"
“Sono trascorsi oltre 60 anni da quando la prima donna italiana si presentò a un concorso pubblico per intraprendere la carriera prefettizia. Gli anni di Rosa Oliva sono un ricordo lontano, ma purtroppo le colleghe delle Forze dell’Ordine devono ancora guadagnarsi il diritto di meritarsi la divisa come se fossimo fermi al passato” – così Antonio Nicolosi, segretario generale di Unarma, il più antico sindacato nazionale dell’Arma dei carabinieri, in prima linea per i diritti delle divise e per le pari opportunità nelle Forze Armate – “Non è concepibile che nell’era moderna delle cittadine debbano esibire per esempio il test di gravidanza per partecipare a un concorso pubblico come comandanti dei vigili, come successo pochi giorni fa in alcuni comuni del torinese".
"La discriminazione è un reato anche se a compierla sono le istituzioni"
"Dichiarare una gravidanza- continua Nicolosi- non è un obbligo, imporlo rappresenta una grave violazione della privacy, troviamo questo atteggiamento discriminatorio e vetusto perché continua a sostenere uno stile di vita per cui chi fa parte delle Forze dell’Ordine non possa conciliare il lavoro con il desiderio di avere una famiglia, per cui come Unarma ci battiamo ogni giorno. Ricordiamo che nei paesi del Nord Europa, come in Norvegia, la maggior parte dei detective per esempio sono donne, mentre qui in Italia esiste già una sentenza del Consiglio di Stato del 2021, per cui la donna in gravidanza non può essere esclusa dai concorsi pubblici né discriminata. La discriminazione è un reato anche se a compierla sono le istituzioni”.