Uccise la moglie e il cane: pm chiede 20 anni di carcere per Fulvio Sartori
Il pubblico ministero Antonella Politi, di Imperia, ha chiesto oggi una pena a 20 anni di reclusione nei confronti di Fulvio Sartori
Il pm ha considerato la seminfermità diminuente prevalente
Il pubblico ministero Antonella Politi, di Imperia, ha chiesto oggi una pena a 20 anni di reclusione nei confronti di Fulvio Sartori, 81 anni, l'uomo, che il 19 aprile del 2021, a Rocchetta Nervina, in alta val Nervia, ha ferito mortalmente alla gola la moglie, Tina Boero, di 80 anni, e successivamente ha ucciso anche il cagnolino, Luna.
Nel premettere di voler presentare una richiesta equilibrata
l’accusa ritenuto la seminfermità dell’imputato una diminuente prevalente rispetto alle cinque aggravanti contestate: omicidio del coniuge, crudeltà, futili motivi, minorata difesa ed età avanzata (della vittima). Partendo, dunque, sda una pena base a 24 anni di reclusione, è scesa a 19 anni con la concessione della diminuzione, aumentata di un anno per l’omicidio del cane (reato contestato in continuazione).
Nel corso della requisitoria il pm ha illustrato la perizia psichiatrica dell’assassino, dalla quale emerge un uomo depresso, con parziale vizio di mente, che tuttavia, non rappresenta un difetto di non imputabilità, come sarebbe stato nel caso di un vizio totale. “Non c’è alcun dubbio sulla ricongiungibilità all'azione materiale di Sartori Fulvio - afferma il pm - posto che lo stesso è stato arrestato quasi nella fragranza di reato e che fino al momento in cui chiede l’intervento del 112, dice spontaneamente ‘ho ammazzato mia mogie’”.
Concetto di colpevolezza, elemento soggettivo del reato
“Ci sono la coscienza e la volontà da parte del reo di commettere l’omicidio e ciò influisce sull’imputabilità. Nel presente processo esiste perizia secondo cui Sartori, al momento del fatto, è ritenuto affetto da vizio parziale di mente”. Per la Politi: “Bisogna capire in che modo questo vizio parziale di mente riscontrato dai periti abbia influito sulla coscienza e la volontà del fatto, perché questo vizio non è tale da escludere completamente la capacità di intendere e volere, ma di diminuirla. Fosse stato totale, si sarebbe dovuto concludere per la totale impunibilità e l’assoluzione”.
A quel punto passa a illustrare la personalità di Sartori
così come dipinta dai familiari e da chi lo conosceva soltanto dall’esterno. “Sartori ex guardia forestale, andato in pensione molto giovane a circa 45 anni, era cacciatore di cinghiali, modalità così efferate potrebbero ricordare anche l’uccisione di un animale”, afferma il pm. “Tutti lo descrivono come una persona tranquilla e serena, non chiusa, socievole, che faceva battute e raccontava barzellette, con nessun segno di patologia. L’unico che sosteneva che sartori era un po’ più triste, ultimamente, era il nipote Luca Ricotta”.
Il pubblico ministero illustra, dunque, il referto della perizia psichiatrica
“Sartori veniva visitato e sottoposto a test di tipo diagnostici. Nel corso di due colloqui, veniva riscontato un decadimento cognitivo lieve, disturbo depressivo maggiore, culminato in un episodio acuto con alterazioni comportamentali. Da tutti è escusò che si trattasse di scompenso psicotico. Lui è sempre riscontrato come tipo lucido, senza vuoti di memoria e amnesie. Accetta di parlare del fatto e riferisce che la moglie era nevrotica e che da 10-15 giorni continuava a chiedere assistenza: ‘dovevo sempre dire di sì, altrimenti non la smetteva più’. Aveva notato, nell’ultimo periodo richieste inusuali, tipo dover fare lui da mangiare, perché lei si sentiva poco bene”.
Sartori, secondo il pm, sostiene che la moglie
nell’ultimo periodo, non ragionava più e pensava a un decadimento cognitivo di tipo senile. Descrive il fatto in modo molto dettagliato. Dice che l’ha colpita con una martellata (ha usato un batticarne) e che quando si è voltata le ha tagliato la gola e mima pure il gesto: “Modalità inquietanti da raccontare”, afferma il pm. Quando gli si domanda di spiegare perché ha ucciso anche il cane: “Con reazione emotiva più forte, dice con voce ancora più alta: ‘quello abbaiava’. Lascia trapelare rabbia nella voce. Era depresso e non sapeva cosa fare per questo cambiamento della moglie. Gli si chiede perché non abbia contattato i familiari e non sa rispondere”.
Nel secondo colloquio psichiatrico emerge che la decisione di uccidere la moglie era già maturata nei giorni prima: “Elemento che richiede la premeditazione - afferma l’accusa, pur non essendo stata contestata questa aggravante - riflette per giorni ed ha la capacità di scegliere se attuare o no il proprio piano. Dice che prima andava tutto bene, perché diceva sempre di sì, e sottolinea il tema della propria sottomissione alla moglie”.
“Ammette che quella notte, alle 4, tra l’altro la signora dormiva profondamente, era una persona ansiosa, veniva colpita alla testa, ma non tanto forte da svenire. Si voltava dal marito, forse senza neppure accorgersi di lui e veniva aggredita da un uomo che inizia a sferrarle dei tagli. La povera signora è stato riscontrato aver subito tre ferite all’emivolto, una cosa dal film dell’orrore disumana. Il marito, poverino, è succube da tutta una vita, ma non è una attenuante. Avrebbe potuto lasciarla da anni. Si gira e vede il suo assassino che inizia a tagliarle la faccia e il collo. È qualcosa di incivile, soprattutto perché avviene in un ambiente familiare".
"Questo è il contesto di un omicidio davvero brutto e crudele. Dormì fino all’una, restando a pensare e per poi decidere che era meglio che morissero tutti. Decisione che poi non è stata portata avanti. Malgrado fosse tanto determinato nei confronti della moglie, si infliggeva dei tagli alla gola e ai polsi, ma non così profondi da determinare il dissanguamento”.
Secondo il perito, è possibile pensare che il cambiamento della vittima fosse inesistente e che il tutto fosse collegato alla sua incapacità di tollerarla. Si parla poi della sue freddezza: “Sartori - avverte il pm - non ha mai mostrato un atteggiamento di pentimento o di dolore di dispiacere, per l’enormità di ciò che aveva fatto, non solo per l’evento ma anche per le modalità. Non vi sono aspetti di pericolosità sociale, perché la valvola è l’intolleranza, e aggiungerei odio, nei confronti della moglie. Una depressione maggiore con decadimento cognitivo nella quale si innescava reazione abnorme tale da incidere su capacità di intendere e e di volere. Un episodio in una persona mite, il suo agire è una frattura sul continuum del paziente. Qualcosa di molto potente sembra essersi liberato in quel momento”. E continua l’accusa: “Non ha mai dichiarato di essersi pentito, non è mai apparso sconvolto, mai un pianto, mai che dicesse ‘oddio, cosa ho fatto’”. Nell’inquadrare quanto è successo, il pm dice: “Ha macellato la povera moglie, per usare la parola giusta”.