Un centro all'avanguardia a Bussana come alternativa all'Ospedale Unico
Convegno di Azione per illustrare una proposta alternativa (o complementare) per aggirare i tempi biblici e i costi mastodontici.
Si è tenuto questa mattina, a Villa Boselli (Arma di Taggia), il convegno organizzato dalla sezione provinciale di Azione di Carlo Calenda, che ha illustrato al pubblico intervenuto un'alternativa alla realizzazione dell'Ospedale Unico, che dovrebbe sorgere a nord dell'Aurelia Bis, sul territorio comunale di Taggia.
Convegno di Azione sull'alternativa all'ospedale unico
Presenti al convegno il segretario provinciale di azione e consigliere comunale sanremese Carlo Biancheri, l'urologo Paolo Puppo (tesserato azione) e due esperti nella progettazione degli ospedali del futuro, il medico Maurizio Mauri (direttore della Fondazione Cerba, ex presidente Humanitas e Cneto) e l'architetto Stefano Capolongo (insegnate al politecnico di Milano e attuale presidente Cneto.
La provincia più vecchia d'Italia ha il sistema sanitario "che non funziona"
"La proposta di Azione -ha spiegato Puppo- è volta a creare un dibattito, visto che dal 2012 non è stato effettuato neanche un esproprio per l'Ospedale unico e per portare la politica a prendere in considerazione l'idea di uno studio di fattibilità per un progetto alternativo, che potrebbe essere complementare al nosocomio del ponente, ma che potrebbe inserirsi "nel mezzo" per arginare la lunga realizzazione e il tempo che corre. Il 70% -ha spiegato- dei 210mila abitanti della provincia di Imperia, ha più di 70 anni e sono coloro che più necessitano del Sistema sanitario nazionale. spesso sono costretti a spostarsi in altre regioni perché allo stato attuale le strutture del territorio non funzionano, in stallo da 15 anni per il progetto dell'ospedale unico che con ogni probabilità sarà realizzato fra altri 10-15 anni".
La proposta "un Hub a Bussana"
"Ristrutturando l'ospedale di Bussana si otterrebbero numerosi vantaggi - spiega - innanzitutto, la struttura appartiene già all'ASL, non ci sarà la necessità di espropriare i terreni, riducendo i tempi della realizzazione di un ospedale del futuro, iper specializzato, tecnologicamente all'avanguardia e in tempi 'normali' dedicato quasi esclusivamente alla medicina d'elezione (ossia tutti gli interventi medici e chirurgici programmabili, che si contrappone all'urgenza che, come abbiamo visto, la pandemia ha assorbito completamente a discapito del primo, ndr). Gli uffici a Bussana possono tranquillamente essere spostati altrove. Il polo a Bussana sarebbe più facilmente raggiungibile da tutto il resto della provincia, rispetto al centro del Comune di Taggia (con l'ospedale virtualmente vincolato al potenziamento dell'Aurelia Bis). Inoltre, i costi di realizzazione sarebbero elevati, ma inferiori a quelli previsti per la costruzione dell'Ospedale Unico (circa 260 milioni, una cifra raddoppiata ancora prima che sia stato realizzato il progetto)."
"Quando vi dicono che tutte le strutture ospedaliere chiuderebbero con l'ospedale unico, vi dicono una balla - Ha proseguito Puppo- .Nei due grandi poli ospedalieri del ponente, Sanremo e Imperia, sarebbero con grande probabilità inseriti gli ospedali di comunità, previsti dal PNRR e dal decreto post pandemia, a fini riabilitativi. Questi due grandi centri potrebbero essere adibiti alla medicina d'urgenza, in tempi speciali, assorbendo l'impatto sul sistema sanitario, come abbiamo visto durante la pandemia. Gli spazi per i reparti d'urgenza e per gli ospedali di comunità ci sarebbero,".
Il personale
"Una delle obiezioni - ha spiegato- potrebbe essere la carenza di personale cronica del sistema sanitario ligure. Possiamo dire che, nel caso, ci sono alcuni anni per prepararci. A mio avviso ci sono due grandi step. togliere il numero chiuso dalle facoltà di medicina. Quando ho fatto l'università io, senza numero chiuso, il primo anno eravamo 1600. La scrematura è arrivata naturalmente al secondo anno. e soprattutto pagare di più i professionisti sanitari. Soprattutto quelli che lavorano nell'ambito dell'urgenza, perché hanno meno possibilità, parallelamente di esercitare la libera professione".