Un quadrato di stoffa per Yusuf, morto in mare a sei mesi
E' morto al largo della Libia l'11 novembre del 2020. L'appello per partecipare all'iniziativa in sua memoria in provincia di Imperia
Arriva anche nel ponente ligure l'iniziativa Una coperta per Yusuf, il bimbo di sei mesi, morto in mare durante una traversata del Mediterraneo, nonostante il soccorso di Open Arms, nel novembre del 2020.
"Una coperta per Ysuf" arriva nel Ponente Ligure
L'associazione Una coperta di Yusuf Ponente Ligure ha lanciato un appello, chiedendo a chi fosse interessato, di realizzare un quadrato di stoffa ai ferri o all'uncinetto, da unire in una grande coperta simbolica per il bimbo. Ad ogni quadrato, colore a piacere, di dieci centimetri per lato, sarà abbinata una storia da condividere di solidarietà quotidiana. Tutte le esperienze e i "quadrati" saranno co divisi in un'iniziativa pubblica dell'associazione, in data ancora da definire.
«Scopo dell’iniziativa- scrivono- è realizzare concretamente un “segno”: una coperta composta dall’insieme di piccoli quadrati per creare un legame tra le storie dei singoli, le più svariate storie di solidarietà, solidarietà avvenuta anche nel proprio quartiere, nel proprio condominio, un’attenzione avvenuta per un anziano, un racconto di un forte sentimento di attenzione provato al lavoro, esperienza di dolore vissuta a casa e perfino nella propria famiglia, oggi o in un tempo passato, anche in merito alla guerra o durante la Resistenza. Insomma un primo passo verso la nascita di una comunità attenta, solidale e, soprattutto, capace di provare compassione. Una nuova comunità- aggiungono- che si fonda non sull’appartenenza a una categoria, né sul legame con un territorio, quanto piuttosto su valori condivisi, primo fra tutti la necessità di conservare, trasmettere e fare tesoro della memoria, della “nostra” memoria per porla alla base di un futuro-presente sognato, desiderato per i nostri figli, per i nostri nipoti o per i nostri genitori.»
«Nel Ponente- spiegano- , l’iniziativa La coperta di Yusuf non è mai partita, nonostante si potesse impreziosire di quadrati legati alle tragiche esperienze dei migranti che arrivano nel nostro territorio, quasi tutti accampati in ricoveri improvvisati, o di quelli uccisi investiti da auto o camion in autostrada o travolti dai treni nel loro disperato tentativo di passare il confine o folgorati dai cavi dell’alta tensione della ferrovia o caduti in qualche dirupo o annegati o perfino suicidi o magari, perché no, anche di chi in queste nuove migrazioni non riesce a riconoscere quelle, per molti versi simili, dei propri padri e nonni, preferendo così l’interpretazione dell’invasione- concludono- , fino ad arrivare ad investire nell’odio e nel risentimento nei confronti dell’immigrato portatore di violenza di cui averne paura».
La storia del piccolo migrante
Yusuf è morto l'11 novembre del 2020, al largo delle coste della Libia, in un naufragio costato la vita ad altre cinque persone, due donne e tre uomini. Sul natante affondato, anche la giovanissima mamma, 18 anni all'epoca, Hajay, ascoltata dalla procura di Agrigento che a suo tempo aveva aperto un'inchiesta contro ignoti per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e naufragio colposo. I magistrati cercavano di capire tempi dei soccorsi, se ci fossero stati dei ritardi, secondo quanto denunciato dalla ONG spagnola Open Arms, intervenuta sul luogo del disastro del mare. Struggenti le immagini della giovanissima mamma, immortalata dalle telecamere della Rai mentre urlava disperata "I've lost my baby" (Ho perso il mio bambino). Il copro di Yusuf riposa nel cimitero di Lampedusa.
Davide Izetta