Venti no vax imperiesi truffati per ottenere un falso green pass su Telegram

Gli imperiesi, che ora rischiano una sanzione amministrativa, avevano pagato dai 100 ai 120 euro ciascuno in criptovaluta

Venti no vax imperiesi truffati per ottenere un falso green pass su Telegram
Pubblicato:

Venti no vax imperiesi truffati per avere un falso green pass

Sono una ventina i no vax imperiesi, che sono stati truffati nel tentativo di ottenere un falso green pass da una organizzazione, che operava su Telegram, sgominata dal Nucleo speciale tutela privacy e frodi informatiche della guardia di finanza, in un'indagine coordinata dal IV Dipartimento (Frodi e Tutela del Consumatore – Cybercrime) della procura di Milano.

Gli imperiesi, che ora rischiano una sanzione amministrativa, avevano pagato dai 100 ai 120 euro ciascuno (esclusivamente in criptovaluta: Bitcoin ed Ethereum) all'organizzazione, quest'ultima munita di una cellula anche a Genova, dove figura un indagato. Ma non è tutto. Ognuno di loro aveva fornito i propri documenti - carta di identità, tesserino sanitario e codice fiscale - col rischio che gli stessi possano ora essere venduti sul dark-web o utilizzati per compiere azioni illecite.

I particolari dell'indagine

Gli strumenti di investigazione Bot e Avatar, di ultimissima generazione, messi in campo anche grazie all’ausilio fornito dal team di investigazioni informatiche di Group-IB, partner tecnologico di Interpol ed Europol, combinati a un innovativo e dinamico monitoraggio “real time” della rete e all’applicazione di tecniche di indagine all’avanguardia da parte dei militari della Guardia di Finanza, hanno consentito di individuare e perquisire diversi cittadini italiani in Veneto, in Liguria, in Puglia e in Sicilia, amministratori degli account Telegram, che promettevano a numerosissimi “clienti” di fornire green pass autentici, muniti di codici QR perfettamente idonei a superare i controlli imposti dalle norme vigenti.

I truffatori, che assicuravano l’autenticità del green pass grazie a una presunta complicità di personale sanitario e che garantivano agli utenti la formula “soddisfatti o rimborsati”, richiedevano il pagamento del titolo rigorosamente in criptovalute.
Le indagini hanno consentito di smascherare i membri dell’organizzazione criminale - i quali hanno immediatamente ammesso le proprie responsabilità - ricostruirne completamente la rete della clientela e sottoporre a sequestro i profitti illeciti in criptomoneta.

erano quelle preferite.

Determinante, infatti, è stato il rinvenimento sui numerosi device degli indagati – sequestrati prima e analizzati poi – di fotografie di documenti di identità e tessere sanitarie di numerosi soggetti, referti attestanti la negatività ai tamponi naso-faringei, attestazioni false di compiacimento di clienti per i green pass contraffatti e, soprattutto, chat da cui emerge, in maniera eloquente, il subdolo modus operandi adottato dall’organizzazione criminale.

Numerosissimi gli utenti della rete che – allo scopo di eludere le norme a tutela della collettività emanate dal legislatore per contrastare l’evolversi della pandemia in atto – attratti dall’idea di poter acquistare un green pass senza averne titolo per un costo di 100 euro, oltre ad aver perso la somma pattuita, hanno anche superficialmente condiviso i propri documenti di identità, esponendosi a elevati rischi circa un utilizzo illecito degli stessi.

Seguici sui nostri canali
Necrologie