IN TRIBUNALE A IMPERIA

Ventimiglia: famiglia di commercianti a processo per sequestro di persona

Una famiglia di commercianti composta da marito, moglie, figlia e genero, è stata rinviata a giudizio, nel corso dell’udienza preliminare

Ventimiglia: famiglia di commercianti a processo per sequestro di persona
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Famiglia di commercianti è tata rinviata a giudizio

Una famiglia di commercianti di Ventimiglia composta da marito, moglie, figlia e genero, è stata rinviata a giudizio, oggi, nel corso dell’udienza preliminare, in tribunale a Imperia, con l’accusa di sequestro di persona. La parte offesa è il figlio di un altro commerciante, al quale gli imputati avevano imprestato 50mila euro. Quest’ultimo era poi morto e si erano rivolti al figlio per chiedere la restituzione del denaro.

Vedendo che temporeggiava nel dare i soldi e a un certo punto ha detto di non dover proprio nulla, la famiglia lo avrebbe chiuso nel proprio negozio - impedendogli di uscire, da qui l’accusa di sequestro di persona - cercando di fargli sottoscrivere una scrittura privata di riconoscimento di debito per un importo maggiore di quello dallo stesso riconosciuto.

"Sono già stato in galera, non ho problemi a picchiarti"

Al rifiuto dello stesso di apporre la firma, lo avrebbero minacciato con espressioni del tipo: “Tu da qui non esci con le tue gambe”, “Faremo del male ai tuoi nipoti, a te, a tua madre e a tuo cognato, ci rivolgeremo a gente che è capace di ammazzare per molto meno” oppure "Sono già stato in galera, non ho problemi a picchiarti anche davanti alla polizia e ad accoltellarti” (in quel caso mostrava pure un coltello a serramanico). E ancora: “Te di qua non esci, finché non hai messo una firma. Te la faremo pagare facendoti picchiare stronzo, sei una merda, non sei degno di tuo padre”.

Alla richiesta di non usare metodi mafiosi, gli avrebbero pure risposto: “Sì, siamo mafiosi”. La data di inizio del processo è stata fissata al prossimo 16 settembre, con rito ordinario. I quattro imputati sono difesi dall’avvocato Marco Bosio, mentre la pubblica accusa è sostenuta dal pm Luca Scorza Azzarà.

La famiglia era accusata anche di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, ma quel capo di imputazione è stato stralciato, anche in seguito a un parallelo processo in sede Civile.

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