A Pieve di Teco si celebra il Venerdì Santo con la venerabile arci confraternita della Buona Morte

A Pieve di Teco si celebra il Venerdì Santo con la venerabile arci confraternita della Buona Morte
Pubblicato:

PIEVE DI TECO - L’annuncio sui manifesti color seppia è di quelli che ricordano i tempi che furono: “La venerabile arciconfraternita della Buona Morte ed Orazione si fa premuroso e religioso dovere di notificare ai fedeli che il 14 aprile alle ore 20:30 avrà luogo a Pieve di Teco la tradizionale processione del Venerdì Santo con la partecipazione del complesso bandistico Alassina. Preceduta dalle torce portate dai confratelli incappucciati, al ritmo lento delle note funebri, sotto il grande baldacchino nero, verrà portate a spalle lungo le vie della città la cassa del Cristo Morto”. Questo appello, che sembra un anatema, porta la firma maiuscola del Governatore.

La storia. Nell’anno 1697, il giorno 22 novembre, veniva eretta canonicamente in Pieve di Teco nell’oratorio di San Giovanni Battista per decreto di monsignor Giorgio Spinola, vescovo di Albenga, la Veneranda Congregazione Segreta dell’Arciconfraternita della Buona Morte e Orazione. Successivamente vennero erette altre due confraternite, Immacolata Concezione (1851) e Nostra Signora di Loreto (1879). Fu il 13 ottobre 1701 che dopo una visita pastorale a Pieve di Teco del vescovo Spinola venne concesso alla confraternita di vestire la cappa nera, simbolo di pietà e di sacrificio con la buffa calata sul viso per mantenere segreta l’identità del confratello che pratica le opere di misericordia. A quel tempo i membri della confraternita avevano il compito di visitare gli infermi, seppellire i morti poveri e abbandonati, pregare per le loro anime, procurare la dote alle fanciulle povere e assistere i condannati a morte. Una curiosità è legata alla cappa di questa confraternita: la manica sinistra è simbolicamente più lunga di quella destra perché chi compiva l’opera pia non doveva essere visto dall’uomo bensì da Iddio. La confraternita si occupava anche di portare visita ai carcerati e assistere gli infermi e i condannati. Pare che la confraternita di Pieve di Teco godesse una speciale prerogativa che le permetteva di salvare la vita ad un condannato che, per uno strappo fortuito della corda o un altro imprevisto accidente, cadesse ancora vivo dalla forca.

Per molti fu un onore appartenere a questa confraternita della Buona Morte ma era necessario saper leggere e scrivere quindi non certo per tutti. Il gonfalone processionale in dotazione è nero e una scritta riporta: “quando sepeliebas mortuos ego obtuli orationem tuam domino” (Quando seppellivi i morti, io presentai al Signore la tua preghiera) 

Pierantonio Ghiglione


Seguici sui nostri canali
Necrologie