IL CASO

La serie tv Netflix su Lidia Poët: autrice del libro, vera solo la sentenza resto è invenzione

Cristina Ricci: “L’unica parte storica è la lettura della sentenza della Cassazione del 1884 che la radiò dall'albo"

La serie tv Netflix su Lidia Poët: autrice del libro, vera solo la sentenza resto è invenzione
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La serie tv Netflix su Lidia Poet ha scatenato un po' di polemiche

L’unica parte storica è la lettura della sentenza della Cassazione del 1884 che la radiò dall'albo perché con la sua bellezza avrebbe potuto distogliere il giudice dall’applicazione corretta della legge. Il resto è una fiction leggera, giusto per trascorrere qualche ora”. A parlare è Cristina Ricci, autrice del volume 'Lidia Poët. Vita e battaglie della prima avvocata italiana, pioniera dell’emancipazione femminile' (ed. Graphot, 2022), che narra la vita della prima donna italiana a iscriversi all'ordine degli avvocati e che sarà presentato oggi pomeriggio a Diano Marina. La critica di Ricci riguarda la serie tv dedicata a Poet che non sarebbe attinente alla realtà.

"A parte la sentenza, tutto il resto è invenzione. Viene dipinta come una donna disinibita"

Ho visto la serie tv - aggiunge Ricci -: ne esce un’immagine distorta di Lidia. A parte la sentenza, tutto il resto è invenzione. Viene dipinta come una donna disinibita ma un articolo della stampa dell’epoca la descrive timida, che arrossisce quando viene applaudita al III Convegno penitenziario internazionale. Poët proveniva da una famiglia valdese molto religiosa ed è sempre stata descritta come persona seria e riservata, il contrario dell’immagine che si vuole rendere”.

Secondo Ricci, anche molti riferimenti alla sua vita sarebbero sbagliati

a partire dal fratello divenuto avvocato contrario a che Lidia studiasse per avvocato, così come il padre. “Lidia è rimasta orfana all’età di 17 anni e nella realtà il padre non ha mai saputo della sua intenzione di studiare e diventare avvocato. Certo, è un esempio ancora oggi non solo per le donne ma per tutti quelli che vogliono migliorare la società. Molte delle rivendicazioni che Lidia fece durante i congressi internazionali del femminismo ai primi del ‘900 sono state recepite solo negli anni ’70 del secolo scorso: per esempio divorzio e parificazione tra figli legittimi e illegittimi o una sorta di servizio civile per le ragazze. Ed era convinta che le donne avessero diritto a studiare e lavorare”.

Lidia Poët, originaria di Perrero (Torino), si trasferì da un'amica contessa a Diano Marina, dove morì il 25 febbraio 1949.

Fabrizio Tenerelli

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