Coldiretti: metà delle imprese aperte lavora per garantire il cibo

Coldiretti Liguria fa il punto della situazione nel pieno dell'emergenza Coronavirus

Coldiretti: metà delle imprese aperte lavora per garantire il cibo
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L’emergenza Coronavirus che ha ridotto gli scambi commerciali, per la chiusura delle frontiere e le difficoltà nei trasporti, sta facendo emergere la consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che deve avere. "Anche nella nostra regione - comunica Coldiretti Liguria -, per garantire gli approvvigionamenti, rimangono al lavoro soprattutto le aziende legate alla filiera alimentare, alla base della quale ci sono le imprese agricole ed ittiche impegnate costantemente nella produzione e distribuzione delle grandi eccellenze Made in Liguria."

Agricoltura e pesca durante l'emergenza

Dopo l’entrata in vigore dei Dpcm dell'11 e del 22 marzo, infatti, tra le imprese lasciate aperte a livello nazionale, circa il 50% lavora per garantire le forniture alimentari alla popolazione, con aziende agricole, industrie alimentari punti vendita, ipermercati, supermercati, discount alimentari ecc. La filiera alimentare continua ad operare, quindi, con 3,6 milioni di persone con un valore dai campi agli scaffali pari a 538 miliardi di euro, il 25% del Pil.

 

“E’ un sistema che poggia sulla nostra agricoltura e pesca – affermano il Presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il Delegato Confederale Bruno Rivarossa -  che si classificano al primo posto a livello comunitario per numero di imprese e valore aggiunto, grazie ai primati produttivi e di qualità che abbiamo, raggiunti, anche attraverso le grandi eccellenze liguri quali l’olio DOP Riviera ligure i vini DOC e IGT, il pesce della nostra costa oltre a tutte le produzioni ottenute grazie alle numerose biodiversità presenti. Il valore strategico delle produzioni Made in Italy passa anche attraverso il fatto che siamo il Paese con più controlli sulla qualità del cibo, che viene inoltre prodotto nella maniera più sostenibile possibile. In un’ottica futura, quindi, è più che mai doveroso invertire la tendenza del passato a sottovalutare il potenziale agricolo nazionale. Purtroppo negli anni si è assistito ad una perdita in Italia della terra coltivata per colpa della cementificazione e dell’abbandono: è necessario che questa rotta venga invertita, riconoscendo il ruolo fondamentale delle imprese agricole ed ittiche dei territori, che con il loro lavoro salvaguardano l’ambiente e valorizzano le produzioni locali”.

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