L'intervista al personaggio

L'ingegnere Eleonora Agus Poletti racconta la sua idea di nucleare

Sanremese di 25 anni laureanda al Politecnico di Torino: "sogno di diventare ricercatrice".

L'ingegnere Eleonora Agus Poletti racconta la sua idea di nucleare
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Ha 25 anni, è di Sanremo e sogna di diventare ricercatrice nell’ambito della fusione nucleare. La dottoressa Eleonora Agus Poletti è stata invitata come relatrice al convegno che si è tenuto la settimana scorsa al Castellaro Golf Resort su “Green, economy e comunità energetiche”.

L'intervista a Eleonora Agus Poletti

Dottoressa  Eleonora Agus Poletti, quando è nata in lei la passione per l’ingegneria nucleare?
«Io ho studiato al Liceo Classico di Sanremo e ho scoperto di amare molto la fisica e le materie scientifiche. Ho seguito un corso di fisica quantistica e ne è nata una passione, diventata più forte quando abbiamo visitato con la scuola il Cern di Ginevra. Visto questo mio amore per la fisica e la matematica ho chiesto consiglio alla mia professoressa che mi ha indirizzato verso la facoltà di Ingegneria»

Lei si è già laureata quindi?
«Sì, mi sono laureata in Ingegneria Energetica al Politecnico di Torino e ora sto ultimando la magistrale in Ingegneria Nucleare. Nel triennio non esiste infatti questo ramo»

In quanti siete?
«In pochissimi. Nel mio corso siamo una ventina e questo è uno degli aspetti che ci permettono di creare un ottimo rapporto tra di noi e con i docenti universitari che riescono a seguirci molto bene uno a uno»

Lei sta per ottenere la laurea magistrale. Qual è l’argomento della sua tesi?
«Il titolo in inglese della tesi è “Scrape off layer modeling with SOLPS-ITER in fusion reactors using Liquid Metal Divertors”, in pratica devo modellare l’interazione tra il plasma e un componente della parete del reattore a fusione. Si tratta di uno studio che mi è stato chiesto dall’IPP (Max-Planck-Institut für Plasmaphysik) vicino a Monaco in Germania».

Da grande cosa vorrebbe fare?
«Io amo la ricerca, in particolare sulla fusione, e sono convinta che noi italiani siamo molto bravi. Ci sarebbe forse la possibilità di fare un Dottorato al Politecnico, anche se è vero che in Italia lo stipendio di un ricercatore è più basso rispetto al resto d’Europa, sarebbe comunque una bella opportunità. Diciamo che, se anche dovessi andare all’estero a fare esperienza, il mio desiderio è quello di tornare a lavorare in Italia»

Parliamo di nucleare e andiamo subito al nocciolo della questione. E’ sicuro?
«Assolutamente sì. Molto sicuro. Soprattutto al giorno d’oggi. I due disastri che hanno «spaventato» l’opinione pubblica e portato ai referendum in Italia, ossia Chernobyl e Fukushima, sono stati l’insieme di più malfunzionamenti e soprattutto errori umani.  Proprio per fare capire quanto sia sicuro il nucleare sono entrata nel Comitato "Nucleare e Ragione" nato  nell’aprile del 2011, nelle settimane immediatamente successive all’incidente all’impianto nucleare di Fukushima-Daiichi, con l’intento di dare il nostro contributo nel fornire alla popolazione un’informazione oggettiva e scientificamente corretta su quello che stava accadendo in Giappone, in quei giorni spesso carente, specie sugli organi di stampa generalisti. A tale scopo abbiamo attivato dei canali di informazione, pubblicato articoli e organizzato un ciclo di seminari sulla radioattività e sugli impieghi civili dell’energia nucleare. Oggi il livello di sicurezza delle centrali nucleari è davvero altissimo. I sistemi di sicurezza e le valvole sono diversificati, indipendenti e ridondanti, cosicché se si verifica il malfunzionamento di uno, c’è l’altro in funzione. Il nucleare, inserito in uno scenario insieme alle rinnovabili, può essere il futuro e la salvezza del pianeta. Il nucleare è un’energia che emette basissime quantità di CO2 e favorirebbe il processo verso la decarbonizzazione, con tutti i vantaggi per l’aria che respiriamo e per l’inquinamento del pianeta»

L’Italia ha detto due volte No al nucleare, nel 1987 e nel 2011. Ora siamo pronti secondo lei?
«Sono stati referendum fatti, come ho detto prima, subito dopo due disastri che hanno influenzato non poco il risultato. Ora mi sembra che ci sia più coscienza e mi auguro che anche governativamente saremo pronti a fare il grande salto»

Abbiamo ancora delle centrali in Italia. Cosa bisogna farne?
«Sì ne abbiamo ben 4. Una a Trino Vercellese, una a Caorso, una a Latina e una a Sessa Aurunca. Queste centrali sono in fase di smantellamento, si potrebbe pensare di costruirne di nuove. Per fare questo bisogna però risolvere il problema dello stoccaggio delle scorie. In Italia il Gruppo Sogin è la Società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi. Ma come detto il problema resta quello di creare un Deposito Nazionale ossia un’infrastruttura ambientale di superficie dove mettere in sicurezza i rifiuti radioattivi di bassa e media attività. La sua realizzazione consentirà di completare il decommissioning degli impianti nucleari italiani e di gestire tutti i rifiuti radioattivi, compresi quelli provenienti dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca. Sarà un’opera che andrà anche a creare tantissimi posti di lavoro e quindi si spera venga realizzato al più presto».

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