Olio in Italia da incubo (-38%) ma la Liguria è regina con un incremento del 50%
Imperia principale produttore di olio della Liguria si gode un'annata quasi da record vicina ai massimi del 2013
Il calo nella produzione di olio quest'anno rispetto al 2017 in Italia è drammatico: - 38% con il piccolo del crollo in Puglia, dove la perdita è stata addirittura del 58%. Sono i dati diffusi da Coldiretti che evidenziano (una delle poche note positive) il grande balzo (previsto) della Liguria, che rispetto a un anno fa ha visto crescere la produzione del 50%. Purtroppo si tratta di numeri piccoli rispetto al resto d'Italia: circa 6250 tonnellate contro le 86mila della Puglia, che si conferma primo produttore nazionale. Ma la Puglia nel 2017 ne aveva prodotti oltre il doppio: 206mila tonnellate
Produzione made in Italy crollata a 265 milioni di chili di olive
Se la Liguria - e la provincia di Imperia in particolare - si gode una produzione quasi record (nel 2013 le tonnellate erano state poco meno di 7mila) "la produzione Made in Italy - informa Coldiretti - scende ad appena 265 milioni di chili, un valore vicino ai minimi storici". Le previsioni sono state divulgate dall’Ismea per l’Italia alla Giornata nazionale dell’extravergine italiano al Villaggio contadino al Circo Massimo a Roma, che ha dato inizio alla spremitura delle olive in Italia con migliaia di agricoltori che hanno lasciato le campagne per difendere nella Capitale il prodotto più rappresentativo della dieta mediterranea.
Ecco l'andamento delle principali regioni produttrici di Olio in Italia
A pesare sono stati il gelo invernale di Burian, venti e pioggia durante la fioritura che hanno ridimensionato i raccolti. Tuttavia le previsioni classificano l’Italia come secondo produttore mondiale nel 2018/19. La Puglia si conferma principale regione di produzione, con 87 milioni di chili, nonostante il calo del 58%. Al secondo posto la Calabria, con 47 milioni di chili e un calo del 34%. Sul gradino più basso del podio la Sicilia dove la perdxita è stata del 25%, per una produzione di 39 milioni di chili. In Campania il raccolto è di 11,5 milioni di chili, in riduzione del 30%. Al centro diminuisce a 11,6 milioni di chili la produzione in Abruzzo (-20%) e a 14,9 milioni di chili nel Lazio (-20%) mentre aumenta a 17,8 milioni di chili in Toscana (+15%) e a 6,25 in Liguria (+50%) come nel nord dove complessivamente – precisa Coldiretti –si registra un aumento del 30%.
Produzione mondiale prevista in calo dell'8 per cento
Anche la produzione a livello mondiale prevede un calo dell’8% dei raccolti che scendono a poco più di 3 miliardi di chili. Ad influire è anche il crollo della produzione in Grecia con circa 240 milioni di chili (-31%) ed in Tunisia dove non si dovrebbero superare i 120 milioni di chili (-57%) mentre in Portogallo è praticamente stabile a 130 milioni di chili. In controtendenza la Spagna che si conferma leader mondiale, dove si stimano circa 1,5-1,6 miliardi di chili con un aumento del 23%, oltre la metà della produzione mondiale.
In Italia 25 milioni di piante d'ulivo danneggiate
A pesare in Italia è stata l’ondata di maltempo del 2018 con almeno 25 milioni di piante di ulivo danneggiate dalla Puglia all’Umbria, dall’Abruzzo sino al Lazio con danni fino al 60% in alcune zone particolarmente vocate e la richiesta di rifinanziamento del piano olivicolo nazionale (Pon) da parte dell’Unaprol. Un’esigenza per recuperare il deficit italiano con il piano che prevede di aumentare nei prossimi 4 anni la superficie coltivata da poco più di un milione di ettari a 1,8 milioni di ettari, anche con l’incremento delle aree irrigue con tecniche innovative di risparmio idrico. Si tratta di potenziare una filiera che coinvolge oltre 400 mila aziende agricole specializzate in Italia e che può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 DOP e 4 IGP) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo.
Consumo di olio nel mondo cresciuto in 25 anni di quasi il 50%
“Una necessità per rispondere alla crescita record dei consumi mondiali di olio d’oliva nel mondo che in una sola generazione hanno fatto un balzo di quasi il 49% negli ultimi 25 anni cambiando la dieta dei cittadini in molti Paesi, dal Giappone al Brasile, dalla Russia agli Stati Uniti, dalla Gran Bretagna alla Germania, sulla scia del successo della Dieta Mediterranea dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “a preoccupare sono ora i sistemi di etichettatura nutrizionale a semaforo come quella adottata in Gran Bretagna che promuove con il semaforo verde cibi spazzatura con edulcoranti al posto dello zucchero e boccia con il rosso elisir di lunga vita come l’olio extravergine di oliva.”