La giunta Capacci a un passo dall'addio: ecco il perché delle annunciate dimissioni dei 4 assessori Pd
Zagarella, Risso, De Bonis e Chiarini rimettono le deleghe, il segretario provinciale Mannoni si dimette dall'Amat che chiede il fallimento di Rivieracqua e il commissariamento dell'ato idrico imperiese
Dietro le dimissioni annunciate dai quattro assessori Pd in seno alla giunta di Imperia (il vice sindaco Beppe Zagarella e i colleghi Fabrizio Risso, Pino De Bonis ed Enrica Chiarini) c'è l'ennesimo rinvio del Sindaco Carlo Capacci nel presentare nell'ultima giunta di ieri, il documento programmatico di fine mandato con i tre punti richiesti dal Pd: gestione del depuratore e ingresso in Rivieracqua, raccolta rifiuti porta a porta e soluzione definitiva della gestione del porto.
Il documento non è arrivato e in serata, dopo aver comunicato ai vertici del partito - nel corso di una riunione fiume andata avanti fino a tarda notte - si è arrivati all'epilogo con le "dimissioni" affidate al segretario cittadino Antonio De Bonis.
Un anno di rapporti tesi tra sindaco e Partito democratico
Questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso nei rapporti tesissimi da oltre un anno tra Capacci e il Pd. Ma è solo l'ultimo atto di una matassa contorta della quale non si trova il bandolo. Anzi, più di un bandolo. Uno di questi è il giallo del mancato ingresso del comune di Imperia in Rivieracqua, la società consortile candidata a gestire l'intero servizio idrico provinciale.
Per entrarvi (dopo l'ok del consiglio comunale del marzo scorso) il comune avrebbe dovuto versare a Rivieracqua una quota risibile e già prevista del bilancio di previsione del giugno scorso: 63mila euro.
Il ruolo del ragioniere capo Sandro Natta
Nel mirino è finito il ragioniere capo del settore finanze Sandro Natta, reo secondo gli assessori Pd di non aver provveduto al versamento già nei mesi scorsi. Natta, convocato in giunta ieri si sarebbe giustificato sostenendo di non volersi assumere la responsabilità di versare la somma a una società per la quale una partecipata del comune (Amat) ha presentato istanza di fallimento. Ma l'istanza è delle scorse settimane, mentre il pagamento avrebbe dovuto essere fatto già a giugno. Tuttavia il sindaco difende l'operato del suo dirigente. Non solo, difende anche la decisione di Amat di chiedere il fallimento di Rivieracqua: in consiglio ha detto di essere stato all'oscuro della decisione di Amat, ma ha anche detto di condividerla. E quindi la difende. Altro muro contro muro con il Pd. E con tutti gli altri sindaci dei comuni che ne sono già entrati a farvi parte.
Le dimissioni di Pietro Mannoni dal cda di Amat dopo istanza di fallimento
Tra l'altro l'istanza di fallimento è stata votata da 7 dei 10 consiglieri del cda di Amat, presieduto da Barbara Pirero (donna di fiducia del sindaco). Ha votato a favore anche la consigliera del Pd presente, Andreina Puccioni. Mentre l'altro membro Pd, Pietro Mannoni, che era assente a quel cda, proprio oggi ha annunciato le sue dimissioni in evidente polemica.
Per la cronaca, ieri in giunta è stata approvata solo la bozza di convenzione per la gestione del depuratore di Imperia da parte di Rivieracqua. Ma lo statuto della società consortile prevede di poter assumere la gestione solo nel momento in cui Imperia entrerà in società. E visto che a quanto pare non intende entrare, la convenzione sarebbe "lettera morta".
C'è poi un altro elemento dirompente. Amat, oltre all'istanza di fallimento di Rivieracqua - che segue un'ingiunzione alla stessa società per un credito vantato di 1,5 milioni di euro pendente in tribunale - ha inviato una richiesta alla Regione di commissariamento dell'Ato idrico imperiese e la nomina di un commissario ad acta.
Gli scenari nell'immediato - alla luce di una problematica soluzione dei contrasti ormai apparsi insanabili con il sindaco - possono essere la caduta dell'amministrazione con le dimissioni in blocco degli esponenti Pd e di altri membri dell'opposizione. Ma sul lungo periodo, il fallimento di Rivieracqua (e quindi il mancato ingresso del comune, la gestione del depuratore) o commissariamenti rischiano di rendere palesemente inesigibili crediti vantati dal comune di Imperia verso la stessa Amat (circa 8 milioni, che con la compensazione dei debiti diventano circa 6) con il rischio di un default finanziario dagli esiti imprevedibili per il comune di Imperia.