Migranti: a Ventimiglia un sit-in bipartisan per riaprire il centro di accoglienza
Sono un centinaio le persone che nel pomeriggio, in piazza Sant’Agostino, a Ventimiglia, hanno partecipato a un sit in bipartisan
Il sit-in si è svolto in piazza Sant'Agostino
Sono un centinaio le persone che nel pomeriggio, in piazza Sant’Agostino, a Ventimiglia, hanno partecipato a un sit in bipartisan e senza sigle organizzato da Pd, Sinistra Italiana, Forza Italia, Azione e Italia Viva; con i sindacati Cgil, Cisl e Uil e diverse associazioni umanitarie (tra cui Spes, Anpi, Libera, Arci, Caritas), per chiedere a viva voce la riapertura di un centro di accoglienza per migranti, dopo che nell’estate del 2020 l’allora prefetto di Imperia Alberto Intini decise di chiudere il campo Roya sia per motivi sanitari legati alla pandemia, che per ragioni di ordine pubblico, sostenendo che il centro non poteva essere utilizzato come albergo. Nel corso del pomeriggio si sono alternati per non discorso, o per una semplice testimonianza, diversi relatori del mondo politico, dell’associazionismo e delle categorie.
Fulvio Fellegara (segretario provinciale imperiese della Cgil)
“E’ una esigenza, che noi denunciamo e manifestiamo dal primo di agosto del 2020, quando purtroppo il campo roya è stato chiuso. Non vogliamo una replica del campo Roya, ma una accoglienza che torni a dare dignità a questo territorio. Prima di tutto per una questione umanitaria, perché le persone devono trovare almeno una risposta ai bisogni primari, dopodiché è importante anche per la comunità di Ventimiglia, perché avere persone che girano in città, senza che nessuno le accolga: non le fa sparire. Non è che si sono fermati gli arrivi e qualcuno veniva soltanto perché c’era il campo Roya, come qualcuno ha tentato di raccontare. Le persone arrivano, perché c’è il confine e loro vogliono passarlo. Se non trovano un campo di accoglienza, si sparpagliano per la città e ne soffrono il commercio, i cittadini e il turismo. Un campo risponderebbe alle esigenze di tutti”.
Cristian Quesada (segretario provinciale imperiese del PD)
“Era necessario a questo punto cercare di sensibilizzare il più possibile le istituzioni su un tema, che è diventato prioritario per questa città, perché siamo arrivati al punto in cui non si riesce più a garantire la necessaria umanità nei confronti del migranti e la solidarietà che meritano i cittadini di Ventimiglia, dopo molti anni che si trovano in questa situazione. Bisogna instaurare un dialogo e un percorso per arrivare alla riapertura di un centro di accoglienza”.
Luciano Codarri (associazione Spes Auser Ventimiglia)
“Un centro è necessario anzi indispensabile per i migranti ma anche per noi, perché ci deve aiutare a ritrovare quel senso di umanità, che è il fondamento dei valori europei: se perdiamo l’umanità, abbiamo perso tutto”. Sul comportamento della Francia, che respinge i migranti alla frontiera afferma: “E’ assurdo. E’ il concetto stesso di confine che è assurdo. L’Europa deve superare questo concetto negativo del confine, per prepararsi a un’accoglienza di fronte a un fenomeno destinato ad aumentare, perché in fondo si tratta di povera gente che emigra anche per colpa nostra. Perché chi fornisce le armi per le guerre, siamo noi; chi deteriora il clima, creando siccità ,degrado ambientale e la fuga per la fame, siamo noi. Occorre che prendiamo atto della nostra malattia per proporre rimedio a questa situazione”.
Enrico Ioculano (consigliere regionale del Pd, ex sindaco di Ventimiglia)
“Non sono più soltanto le associazioni della sinistra a chiedere un centro di accoglienza; ma è cambiato il paradigma, perché si è capito che le persone arrivano a Ventimiglia non per il centro di accoglienza, ma perché c’è la frontiera. Oggi ci troviamo senza un centro e le persone stanno per strada. Quindi, per rispetto nei confronti di chi è in cammino e non deve stare sotto un ponte e per i residenti di Ventimiglia e di chi ci lavoro, che hanno diritto a una città vivibile, c’è necessità di ripristinare un centro di prima assistenza e di accoglienza. Serve prima di tutto la volontà politica che ad oggi non sappiamo se esiste; quindi, un sito che possa essere pronto e predisposto nel giro di qualche settimana. Le alternative valutate, nei mesi scorsi, richiedevano almeno un anno e mezzo o due. Serve, dunque qualcosa di concreto, pratico e veloce”.
Fabrizio Tenerelli