La protesta

"No al CPR", sabato prossimo la manifestazione davanti alla Camandone

Il comitato dà appuntamento davanti all'ex caserma nel dianese dove potrebbe aprire il Centro. Intanto esplode la polemica anche in maggioranza

"No al CPR", sabato prossimo la manifestazione davanti alla Camandone
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No CPR nel golfo dianese”. Il comitato dei cittadini che si oppongono all'apertura del Centro di Permanenza per il Rimpatrio all'ex Camandone danno appuntamento alla manifestazione in programma per sabato 27 aprile alle 11 con raduno proprio davanti all'ex caserma di Diano Castello.

CPR alla Camandone: "Polemiche all'interno della maggioranza"

Le polemiche per l'indiscrezione secondo cui sarebbe stata individuata la struttura nel dianese sono esplose nei giorni scorsi e hanno generato uno scontro tra i rappresentanti della maggioranza di governo in provincia. In particolare l'assessore regionale Marco Scajola ha parlato senza mezzi termini di “offesa al nostro territorio e mancanza di rispetto”. Parole a cui ha replicato duramente l'assessore sanremese in quota Fratelli d'Italia Gianni Berrino: “Per decisioni rilevanti ci interfacceremo con Toti e Cavo”, ha dichiarato, riferendosi alla disponibilità data al governo dal presidente della Regione a ospitare un CPR in Liguria. “Cambiamo (il movimento politico di cui fanno parte Scajola e Toti) ha un eletto in rappresentanza, l'On. Cavo, dalla quale non è pervenuta nessuna lamentela in merito”.

Lo scontro politico sul CPR ovviamente si è esteso al di fuori della maggioranza. Duro è stato il consigliere regionale del Partito Democratico ed ex sindaco di Ventimiglia Enrico Ioculano. “Non condividiamo la scelta, non condividiamo l'utilità e non condividiamo le modalità con cui si è arrivati a definire l'apertura di questo centro”, ha dichiarato.

Parole a cui si sono aggiunte quelle dei rappresentanti dei Giovani Democratici, il gruppo giovanile del Pd imperiese, che hanno definito i CPR luoghi dell'orrore.

Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi ha tuttavia cercato di spegnere le polemiche spiegando che “L'ipotesi è ancora in fase embrionale e che ogni voce è priva di fondamento”.

L'apertura di nuovi Centri di Permanenza per il Rimpatrio era stata annunciata lo scorso autunno dal ministro dell'Interno per fronteggiare l'emergenza emigratoria della scorsa estate. Ai nove già attivi in sette regioni, se ne aggiungeranno altri, tra cui uno in Liguria, considerata un crocevia importante per i flussi verso la Francia. Escluse quasi da subito le ipotesi di un CPR nelle province di Genova e Savona, in un primo momento si era pensato che il centro potesse essere aperto a Ventimiglia, prima che venisse individuata l'ex caserma Camandone a Diano Castello.

All'annuncio di Piantedosi erano arrivate critiche sia dai governatori rappresentanti dell'opposizione, che da quelli in maggioranza. Quello del Veneto Luca Zaia aveva detto che “I CPR non risolvono i problemi”. Nel centrosinistra, il presidente della Toscana Eugenio Giani aveva auspicato il lavoro sui centri di accoglienza. Tra i pochi a dirsi favorevole a ospitare un centro nella propria regione, il governatore ligure Giovanni Toti.

L'apertura dei Centri di Permanenza per il Rimpatrio è spesso mal digerita dai cittadini preoccupati per la presenza di migranti sul proprio territorio. C'è inoltre una fetta di popolazione che protesta a causa delle condizioni in cui versano le persone rinchiuse nei centri. Nel recente passato la provincia di Imperia era rimasta scioccata dal suicidio di Moussa Balde, un migrante della Guinea di appena 23 anni che nel 2019 fu vittima di un pestaggio a Ventimiglia da parte di tre uomini che lo avevano accusato di aver rubato un cellulare. Dopo il pestaggio, ripreso da una donna con il proprio telefonino e pubblicato sui social, Balde era stato ricoverato all'ospedale Saint Charles di Bordighera, per essere poi trasferito al CPR di Torino, dove si era tolto la vita pochi giorni dopo, non capendo, come ha denunciato il suo avvocato Gianluca Vitale, il motivo della sua carcerazione nonostante fosse stato vittima di una brutale aggressione, per la quale i responsabili sono stati condannati. Le indagini sul suicidio del giovane hanno portato la procura di Torino a chiedere il processo per il medico e l'ex direttrice del CPR.

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