La polemica

Regione: 220 Mila euro per l’educazione affettiva alle parrocchie, critiche da Arcigay

Arcigay: "La cosa che ci lascia un grave senso di sconcerto è che l’unico destinatario individuato da Regione Liguria è la Conferenza Episcopale Ligure"

Regione: 220 Mila euro per l’educazione affettiva alle parrocchie, critiche da Arcigay

“Apprendiamo oggi che la Giunta Regionale della Liguria ha approvato lo stanziamento di 220.000 euro per l’educazione affettiva, nell’ambito della linea di intervento ‘Comunità Educanti. Educazione all’affettività e alla relazione’ del Progetto Giovani 2023. La cosa che ci lascia un grave senso di sconcerto è che l’unico destinatario individuato da Regione Liguria è la Conferenza Episcopale Ligure, realtà che include tutte le parrocchie e le organizzazioni religiose cattoliche della Regione per proporre interventi educativi”. Lo scrive in una nota Arcigay.

“Si tratta di una scelta arbitraria e faziosa che non tiene conto del ricco tessuto socio-culturale della Regione, dove sono molte le realtà che lavorano quotidianamente sull’educazione sessuo-affettiva. Alla nostra e ad altre di queste realtà, è stato detto che devono essere le scuole a trattare questi temi con la popolazione studentesca: perché in un paese laico si fa un’eccezione solo per la Chiesa Cattolica?

La Costituzione della Repubblica Italiana all’articolo 7 sancisce che ‘Lo Stato e la Chiesa Cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani’. La domanda che sorge spontanea è come sia possibile che una Giunta Regionale decida di muoversi in aperto contrasto con la Costituzione, che evidentemente sancisce la laicità dello Stato e delle sue amministrazioni locali. La scelta di questa Giunta appare ancora più discriminatoria se pensiamo che questi fondi andranno a beneficio solo della Chiesa Cattolica e non di altre confessioni religiose, in aperto contrasto anche con l’articolo 8 della Costituzione.

Ci chiediamo come potrà la Conferenza Episcopale Ligure, che agisce nei confini tracciati dal Catechismo della Chiesa Cattolica, fornire un’educazione sessuale e affettiva che rispetti e preveda le nostre esistenze e i nostri modi di fare relazione come persone LGBTQIA+. Non si può continuare a portare come unico modello di relazione il matrimonio basato sulla differenza di sesso riconosciuta dallo Stato. Emerge da tutta Italia – e a guardar bene anche dal resto del mondo – il bisogno concreto di parlare di nuovi modelli di relazioni, senza pregiudizi e senza preconcetti. Non è più possibile ignorare temi fondamentali come il diritto alla contraccezione e all’interruzione volontaria di gravidanza: due temi su cui il Catechismo cattolico esprime gravi criticità, se non un chiaro divieto che impatta sui corpi e sulle vite di donne e persone queer in Liguria e nel mondo.

Chiediamo un incontro pubblico con gli assessori e le assessore interessate dal Decreto di Giunta Regionale, tra cui Simona Ferro (Politiche Giovanili) e Massimo Nicolò (Politiche Sociali e Terzo Settore), per comunicare direttamente le numerose criticità che ravvisiamo in questa scelta. Riteniamo che affidare a una sola voce l’educazione affettiva in Liguria sia una scelta a dir poco problematica, che non tiene conto della varietà dei modi di essere e fare relazione”.