Il consigliere comunale di ‘Imperia senza Padroni’ Luciano Zarbano interviene in merito alle recenti indiscrezioni su una possibile candidatura del Sindaco di Imperia al Senato, analizzando le conseguenze politiche e amministrative che una simile scelta comporterebbe per la città.
Dal terzo mandato al sogno del Senato
“All’inizio di settembre il Sindaco di Imperia dichiarava di volersi adoperare per ottenere un terzo, e magari anche un quarto mandato. Poi, nel giro di neanche tre settimane e dopo l’ingresso in Forza Italia, lo scenario è cambiato: ora l’obiettivo sarebbe il Senato, con tanto di ipotesi di Presidenza”.
Il civismo archiviato?
“Come Imperia Senza Padroni riteniamo legittimo porsi alcune domande: il civismo, quello che avrebbe dovuto sostituire i partiti troppo deboli, è stato archiviato? Il progetto politico per la città era solo un trampolino di lancio personale?”.
Le conseguenze politiche di un addio anticipato
“Dal punto di vista politico, l’effetto sarebbe serio. Un Sindaco che aveva chiesto fiducia ai cittadini per poter lavorare altri cinque anni e poi decidesse di lasciare prematuramente la città per una poltrona più prestigiosa smentirebbe il proprio mandato. Nel 2023, in piena campagna elettorale, l’allora candidato aveva garantito che, in caso di rielezione, avrebbe amministrato Imperia per l’intero quinquennio. Una candidatura parlamentare contraddirebbe quell’impegno e incrinerebbe la narrazione del ‘Sindaco per amore della città'”.
Un Comune senza guida politica
“Sul piano amministrativo, un’eventuale uscita anticipata aprirebbe una fase delicata. Chi reggerebbe il Comune fino a nuove elezioni? La risposta è semplice: il Vice Sindaco, ma solo per l’ordinaria amministrazione. Non potrebbero essere prese decisioni strategiche o politiche, né avviati nuovi progetti. I cantieri resterebbero senza una guida in grado di imprimere la necessaria direzione. Una città commissariata di fatto, ma senza commissario”.
Il nodo dei cantieri e dei debiti
“Proprio i cantieri rappresentano il punto più critico. Tutte le opere in corso rischierebbero rallentamenti, ritardi o addirittura arresti. Se un cantiere si ferma o resta a metà, le risorse previste per completarlo si trasformano in debiti veri, che ricadrebbero sui cittadini, non sui candidati al Senato. Tutto ciò accadrebbe a poco più di metà mandato, con cantieri aperti, debiti da gestire e promesse ancora da realizzare”.
Il rischio delle incompiute
“Il rischio concreto è di ritrovarsi circondati da incompiute: opere ferme, cantieri sospesi, simboli concreti di un mandato lasciato a metà. Sarebbe un colpo d’occhio desolante per una città che avrebbe invece bisogno di continuità e responsabilità.
Ambizione personale o dovere verso la città?
È giusto che ciascuno coltivi le proprie ambizioni, ma c’è una differenza tra chi vuole rappresentare un territorio e chi usa l’incarico come rampa di lancio. Nei Comuni sopra i 20.000 abitanti, per candidarsi al Parlamento il Sindaco deve dimettersi almeno sei mesi prima delle elezioni. Se le politiche si tenessero nel maggio 2027, le dimissioni dovrebbero arrivare entro novembre 2026, cioè tra un anno.
La domanda finale
“La questione, oggi, è politica e morale: Imperia è un mandato da onorare o un capitolo da archiviare per puntare più in alto?
Intanto, per evitare un disastro amministrativo e contabile, tutti i lavori pubblici dovranno essere conclusi entro ottobre 2026. Sarà possibile? Ai posteri l’ardua sentenza”.