Il Consigliere di opposizione Luciano Zarbano (Imperia senza padroni) interviene con una nota stampa per sottolineare i rischi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
Zarbano: «I cittadini devono conoscere i rischi del PNRR»
«Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) viene spesso raccontato come una “pioggia di soldi dall’Europa” che i Comuni possono spendere liberamente per migliorare le città – così il Consigliere -. In realtà, il meccanismo è molto più complesso e non tutto è a fondo perduto. Da dove arrivano i soldi?»
Come funzionano i fondi
«Il PNRR è finanziato da Next Generation EU, il piano europeo nato dopo la pandemia – spiega il genarle dei Carabinieri -. Per l’Italia significa circa 191 miliardi di euro così suddivisi: 69 miliardi a fondo perduto (contributi che non devono essere restituiti); 122 miliardi in prestiti (che lo Stato italiano dovrà restituire). Quindi: non sono “soldi gratis”, almeno non tutti. Una parte consistente ricadrà sul debito pubblico che graverà sulle generazioni future. Come vengono erogati? I fondi non arrivano tutti in anticipo. Funzionano così: l’Italia presenta i progetti all’Europa; la Commissione Europea eroga le rate solo se i progetti rispettano le scadenze e raggiungono i traguardi fissati (le cosiddette milestones); se un progetto non viene completato nei tempi o non rispetta i requisiti, il rischio concreto è che i soldi non vengano rimborsati».
«Cosa significa per i Comuni? Quando un Comune – ancora Zarbano – riceve fondi PNRR per un progetto deve: rispettare tempi molto stretti; rendicontare ogni spesa in modo dettagliato; completare i lavori entro la scadenza (giugno 2026). Se questo non avviene, non solo i fondi possono saltare, ma il Comune rischia di dover coprire con risorse proprie spese già fatte. E questo potrebbe mettere in serio pericolo il bilancio comunale. Qual è il rovescio della medaglia? È giusto usare il PNRR per migliorare la città, ma serve trasparenza: non tutti i soldi sono regalati; ogni progetto pesa anche sul debito pubblico nazionale; non tutti i progetti sono prioritari rispetto ai bisogni reali del territorio».
«Servono progetti concreti, non opere vetrina da taglio del nastro»
«Il rischio del PNRR – conclude – è che si punti a realizzare progetti belli da inaugurare e da spendere sui giornali, ma che non rispondono ai reali bisogni quotidiani delle persone. I fondi dovrebbero servire a garantire servizi normali ed indispensabili: scuole sicure, trasporti funzionanti, spazi per le associazioni, assistenza reale ai più fragili. Non “opere vetrina” da taglio del nastro, ma soluzioni concrete e durature. Perché il vero successo del PNRR non sarà aver ottenuto opere straordinarie da fotografare, ma aver reso la vita più semplice, più sicura e più dignitosa ai cittadini».