Teatro Cavour: in scena lo spettacolo cult "Kohlhaas"
È in arrivo al Teatro Cavour di Imperia uno degli spettacoli di culto della storia del teatro italiano
È in arrivo al Teatro Cavour di Imperia uno degli spettacoli di culto della storia del teatro italiano.
Giovedì 30 gennaio 2025, alle ore 21, la Stagione 24/25 prosegue con “Kohlhaas”, interpretato da Marco Baliani, che ha scritto il testo insieme a Remo Rostagno, traendolo dal racconto Michael Kohlhaas di Heinrich von Kleist. La regia è di Maria Maglietta, la produzione a cura di Casa degli Alfieri.
Un’esibizione da manuale, perfezionata in oltre mille e cento repliche accumulate in più di trent’anni dalla sua ideazione.
Una storia di giustizia e conflitti
La storia di Kohlhaas è ispirata a un fatto di cronaca realmente accaduto nella Germania del 1500, raccontato da Heinrich von Kleist in pagine memorabili.
«Nel mio racconto orale – spiega Baliani – è come se avessi aggiunto allo scheletro osseo riconoscibile della struttura del racconto di Kleist nervi, muscoli e pelle che provengono non più dall’autore originario, ma dalla mia esperienza teatrale e narrativa, dal mio mondo di visioni e poetica.»
Tra i temi centrali della narrazione emerge una profonda riflessione sul senso della giustizia: «Così, ad esempio, tutta la metafora sul cerchio del cuore paragonato al cerchio del recinto dei cavalli, che torna più volte nella narrazione, è una mia invenzione. Qualcosa che ho trovato a forza di cercare una mia adesione al racconto di Kleist.»
Kohlhaas racconta il sopruso subito da un uomo che, non trovando giustizia nelle vie legali, si lascia trascinare in una spirale di violenze incontrollabili, sempre in nome di un ideale di giustizia naturale e terrena. La vicenda porta a interrogarsi sul conflitto morale che accompagna la storia: cos’è la giustizia e fino a che punto, in nome di essa, si può diventare giustizieri?
L'arte del racconto orale
«Le domande morali che la vicenda solleva – continua Baliani – mi sembrarono un modo per parlare degli anni ’70, della mia generazione, quella del ’68, quando in nome di un ideale di giustizia sociale si arrivò a insanguinare piazze e città.»
L’esibizione è un perfetto esempio dell’arte del racconto orale: «Per cercare personaggi interiori occorre compiere lunghi percorsi, passare attraverso storie di altre storie, fino a trovare quel punto incandescente capace di generare nell’ascoltatore un mondo di visioni. L’arte sta nel non nominare troppo, nel cogliere il cuore di un’esperienza con pochi tratti lasciando molto in ombra.»
Con la sua maestria, Marco Baliani riesce a far vivere non solo una storia, ma un intero mondo, senza mai alzarsi da una sedia, lasciando gli spettatori inchiodati alle loro.