Seborga è un piccolo borgo sulle prime montagne liguri, tra Bordighera e Ospedaletti, dal cuore medievale e gli scorci incantevoli che guardano verso la Costa Azzurra. È facile rilassarsi nelle sue vie e percorrerlo tutto rapidamente, persi nell’atmosfera senza tempo di quello che si è autoproclamato un principato ma non ha un castello e non è mai stato riconosciuto ufficialmente né dall’Italia né da nessun’altra nazione.
Storia di un principato senza castello
Le sue origini risalgono al V secolo a.C., quando la paura dei pirati spinse le popolazioni della costa a rifugiarsi su queste alture, ma è intorno al 954 che i fatti assunsero una piega interessante: con la donazione dell’intero territorio ai monaci dell’abbazia di Sant’Onorato di Lerino, il cui abate assunse il titolo di principe. Il borgo attraversò poi vicende simili a quelle dei paesi circostanti fino al 1729, quando i monaci lo vendettero al Regno di Sardegna. Sembra, però, che questo atto non fu mai registrato legalmente, tanto che la Repubblica di Genova continuò a considerare illegittima l’occupazione da parte dei Savoia. Confluito nello Stato italiano, Seborga rivendicò quindi la sua indipendenza nel 1963 con un magistrale coup de theatre di Giorgio Carbone, uno storico locale, che da quel momento e fino all’anno della sua morte avvenuta nel 2009, assunse il nome di Re Giorgio.
Da re Giorgio alla principessa Nina
Se Carbone credesse o meno nelle sue affermazioni non ci è dato saperlo ma il fatto si rivelò indubbiamente un’abilissima strategia di marketing: arrestando lo spopolamento del paese che, nel giro di poco tempo, si trasformò in una curiosa e ambita meta turistica.
Oggi Seborga vive sospesa tra aspirazioni indipendentiste e il rispetto delle tradizioni e delle leggi italiane, ha un proprio stemma, una sua bandiera bianca e blu che sventola dappertutto, una Costituzione chiamata “Statuti Generali”, un francobollo e una moneta, il Luigino, che viene accettata negli esercizi locali ma rappresenta perlopiù un souvenir e ha, soprattutto, una principessa: la tedesca Nina Menegatto, prima donna a ricoprire questa carica, dopo essere stata eletta dai seborghini nel 2019 con il 63% delle preferenze.
Cosa vedere
Seborga è molto piccola e bisogna scegliere con cura il momento in cui visitarla per evitare di trovare tutto chiuso e le stradine deserte. Il punto più caratteristico del borgo è sicuramente la piazzetta di San Martino dove si affaccia l’omonima chiesa parrocchiale dallo stile barocco. Dal tono intimo e raccolto, la piazzetta è raggiungibile attraverso stradine strette e colpisce per la sua forma circolare e il bellissimo pavimento a mosaico in ciottoli bianchi e lastre di pietra in cui domina lo stemma dei cavalieri templari. Sulla piccola piazza oltre alla chiesa, si affacciano parte dell’antico chiostro cistercense e alcuni edifici bassi con i portici, tra cui il seicentesco palazzo dei Monaci, dalla facciata sobria in pietra a vista fu dimora dei monaci, poi sede del municipio, delle scuole e della zecca, dove venivano coniate le monete del borgo i “luigini”; divenuto privato non è attualmente visitabile.
La chiesa di San Martino, edificata nel 1615, risalta per la sua facciata a tre ordini sulla quale vennero realizzati, in epoca successiva alla costruzione, affreschi dalle vivaci tonalità rosso-ocra che raffigurano Cristo Redentore e l’Arcangelo Michele, corredata da un campanile eretto nella seconda metà del XVII secolo. Il suo interno, a navata unica, ha un bellissimo soffitto dipinto e tre diversi altari, di cui quello maggiore dedicato a san Martino di Tours, mentre in una nicchia è conservata una spettacolare statua in legno di fico risalente al 1400 e raffigurante la Madonna Regina col Bambino. Gli altari laterali sono invece dedicati al Sacro Cuore e alla Madonna del Rosario. All’entrata spiccano il confessionale e la fonte battesimale.
Le antiche prigioni con la gogna sono posizionate sotto una grande volta al centro del paese e sono costituite da un’unica stanza, con paglia, tavolaccio e una porta con grata che permetteva di vedere i condannati dall’esterno. Attive dal 754 al 1729, sono attualmente chiuse ma negli anni hanno ospitato oltre 200 prigionieri di cui mai nessuno, per fortuna, fu condannato a morte. Sono molto suggestive e al loro fianco un murales presenta il ritratto di un condannato dei secoli scorsi a monito per le future generazioni.
La chiesetta di San Bernardo posta all’estremità del borgo, lontana da ogni sfarzo, risale al XIII secolo. Caratteristica la facciata romana in pietra delineata dal portale ligneo e dalle tre finestre, che introduce all’interno, a navata unica, dove è possibile ammirare un interessante “armadio-cassaforte” e un quadro di valore a tema San Bernardo con San Rocco, San Mauro e Santa Lucia.
Come arrivare
Seborga è molto facile da raggiungere in auto: uscendo dalla A10 al casello di Bordighera e proseguendo sulla Strada Provinciale 57 in direzione Sasso di Bordighera e poi Seborga. In alternativa è possibile prendere l’autobus numero 10 alla stazione di Bordighera, il percorso dura circa 30 minuti.