La classifica provvisoria dopo la prima serata del 72° Festival di Sanremo: Mahmood e Blanco davanti
A giudicare i cantanti nelle prime due puntate, solo la giuria dei giornalisti: LE NOSTRE PAGELLE.
Ci siamo. Il 72esimo Festival di Sanremo è cominciato. Seguitelo con noi in diretta dalla sala stampa al Casinò di Sanremo.
La classifica provvisoria dopo la prima serata del 72° Festival di Sanremo
- Mahmood e Blanco - Brividi
- La rappresentante di lista - Ciao ciao
- Dargen D’Amico - Dove si balla
- Gianni Morandi - Apri tutte le porte
- Massimo Ranieri - Lettera al di là del mare
- Noemi - Ti amo non lo so dir
- Michele Bravi - L’inverno dei fiori
- Rkomi - Insuperabile
- Achille Lauro - Domenica
- Giusy Ferreri - Miele
- Yuman - Ora e qui
- Ana Mena - Duecentomila ore
Questa la classifica risultato delle votazioni della sala stampa.
A seguire invece le nostre pagelle e le nostre recensioni.
Achille Lauro
Ad aprire la serata ci ha pensato Achille Lauro, che il sorteggio a scelto come primo concorrente in gara. E il trasformista di origini veronesi non ha tradito le attese: desnudo, torna alle sonorità di Roll’s Royce con una ballata solare, aperta, divertente, con un ritmo incalzante dal tiro coinvolgente. Il coro gospel che lo accompagna è più scenografico che altro, ma l’insieme dissonante comunque funziona. "Alleluja": Achille, meno male che ci sei...
VOTO: 7
(vale anche per i successivi: è il voto del primissimo ascolto e va preso così, di panza... con la digestione però potrebbe anche cambiare)
Yuman
L’inizio ricorda i Pink Floyd, poi nel ritornello il colore cambia e la musica si apre e diventa più cerimoniale, ma decisamente meno interessante, anche se melodicamente avvolgente (tranquillizzante). Poteva stupire di più.
VOTO: 6
Noemi
La “cantilena” alla Noemi è inconfondibile, sulle note basse comunque non sbaglia un colpo. Anche qui è decisamente più interessante la strofa rispetto a bridge e ritornello (che al primo ascolto non è neppure troppo radiofonico). Chapeau per il vibrante finale a cappella.
VOTO: 6
Gianni Morandi
Dopo 22 anni come cantante in gara e 10 anni dopo esser stato conduttore. Quasi commosso, dopo esser sceso dalla scalinata. Testo e musica un po’ “gigioni” di Jovanotti, “Apri tutte le porte” è un brano che (nomen song) apre con la forza di un soul alla Blues Brothers e si trasforma poi in subito un classicone beat alla Rocky Roberts. Scende un po’ nel ritornello, ma accidenti… che inossidabile ragazzino di 77 anni.
VOTO: 7
Arriva Fiorello
Fiorello alla fine arriva, come Neo in Matrix dall'esterno dell'Ariston piomba fino in sala. Tanta segretezza sulla sua presenza per nulla… verrebbe da dire. Ma la verve è la solita e non tradisce:
"Per la terza volta sono la vostra terza dose… sono il vostro booster!”.
E ai vertici Rai:
“No glielo chiedete di fare la quarta volta… La prossima volta presenta il generale Figliuolo dal teatro Astrazeneca…!”.
E riesce a ballare anche "Disperato" di Masini in versione samba... in maniera per altro più convincente del solito, per quanto riguarda la voce. Poi il medley prosegue nella paradossale crasi fra classiconi "tristi" e l'allegria della musica, fino all'uscita di scena... ma lo rivedremo.
La rappresentante di lista
Canto un po’ dissonante nella prima parte (sarà l’emozione), ma qui siamo all’opposto rispetto ai precedenti brani: è il ritornello a funzionare (“ciao ciao”). Ma anche le percussioni convincono e tengono vivo il mood nel prosieguo. Ed all’opposto rispetto allo scorso anno è anche la stessa Veronica, la vocalist: quasi irriconoscibile nel look, ma anche nell’intenzione: dal distacco indie a un entusiasmo quasi da dance anni Settanta.
VOTO: 8
Michele Bravi
Brano melodico che al primo ascolto non resta impresso a fuoco. A impressionare, più della voce toccante e intima dei migliori brani di Bravi, è il suo nuovo look, quasi alla Tim Burton (vale a dire leggermente inquietante).
VOTO: 5
L'ora dei Maneskin
E scatta anche l’ora dei Maneskin.
Ed è un regalo a Sanremo nel vero senso della parola: Amadeus li va a prendere con una macchinina elettrica all’Hotel Globo, fa il giro dell’isolato a beneficio delle centinaia di fans assiepati attorno all’Ariston e rientra in teatro dall’ingresso sul retro (quello preferito dai paparazzi).
E poi, che aggiungere: zitti e buoni. Ma anche Coraline (una delle più delicate e intimistiche ballate della band romana). Alla fine quel tenerone di Damiano si commuove ancora: che stella.
Massimo Ranieri
Ricorda il lirismo di Modugno nel pathos e nei temi: un inizio che non fa sconti al romanticismo sanremese e convince: il bordone di fondo (archi e percussioni) della strofa scalda l’animo e accompagna questo brano delicato e cangiante, che passa per un ritornello anche qui non così convincente a una strofa - con una sessione ritmica quasi in controtempo - che sorprende di nuovo.
VOTO: 7
Mahmood e Blanco
La cifra di Mahmood si sente. L'abituale guascona irruenza di Blanco invece lascia spazio a una dolcezza candida. Ma qui a sorprendere è piuttosto un brano dalle cadenze stavolta canonicamente sanremesi reso inaspettatamente toccante e originale dalle linee melodiche di due interpreti stilisticamente perfetti, ma altrettanto ispirati. Gli acuti e le armonizzazioni lasciano il segno.
VOTO: 10
Berrettini
Sono le 11 meno dieci quando arriva Matteo Berrettini, ma il dato è che quando accaduto prima sembra volato in mezz'ora. Tempi davvero azzeccati stavolta: l'Amedeo Ter insomma finora non manca un colpo. Come ogni sportivo che si racconta in tv, invece, la tennistar tricolore non emoziona nè aggiunge nulla alla serata, nemmeno quando Fiorello prova a piazzarci qualche battuta ad effetto (la migliore quella sui tennisti che fanno "rumore" quando colpiscono la palla).
Ana Mena
Probabilmente la canzone “preferita” dalla sala stampa, che ha a stento saputo “trattenersi” durante l’ascolto… La malinconia napoletana scritta da Rocco Hunt unita alla cassa in quattro da discoteca fanno letteralmente venire i brividi. Lei però è dolce e bella. Almeno. Eppure potrebbe rivelarsi un successo radiofonico.
VOTO: 5
Rkomi
E dicevano che al Festival quest’anno il rock non c’era… Il riff “alla Rkomi” non delude, neppure il rappato ipnotico “alla Rkomi” e il timbro sempre convincente del cantautore milanese… L’unico rammarico resta per un ritornello al quale non serviva alcun accenno di autotune, nemmeno occasionale.
VOTO: 8
Dargen D’Amico
Sin dalla partenza ricorda il superlativo Willy Peyote della passata edizione. Probabilmente la canzone più ballata dalla sala stampa, la quale mette in pratica letteralmente l’indicazione del ritornello, solo apparentemente e invece per nulla banale. E anche il coro a cappella d’intermezzo resta impresso…
VOTO: 9
Giusy Ferreri
Che inizio… in levare, con megafono addirittura! Ma il prosieguo non convince poi del tutto, malgrado si sforzi di sfondare lo standard sanremese (nel senso positivo del termine).
VOTO: 6
daniele.pirola@netweek.it