Valloria, il borgo delle porte dipinte
Alla scoperta di Valloria: il borgo tornato a nuova vita grazie alle sue 167 porte dipinte. Tutte diverse, tutte uniche.

Valloria è una piccola frazione di 34 (sì, proprio 34) abitanti nel comune di Prelà, a 15 km da Imperia. È un paesino di carruggi e terrazzamenti a ulivi, come ce ne sono tanti, che ha subìto un feroce spopolamento nel secondo dopoguerra finché, pochi anni fa, è diventato un polo attrattivo grazie all’originalità e alla bellezza delle sue porte dipinte.
Le porte dipinte di Valloria: un museo a cielo aperto
Come già nel caso di Triora, il paese delle streghe, anche Valloria è infatti un museo diffuso dove sono esposte 167 opere d’arte dipinte da artisti di fama nazionale e internazionale sulle porte di abitazioni, stalle e magazzini.
Il nome, che deriva dal toponimo latino Vallis Aurea, cioè valle dell’oro, rimanda alla produzione dell’olio d’oliva che ha rappresentato per secoli la ricchezza della zona, e la leggenda vuole che il paese sia stato fondato dagli abitanti della vicina Castello, costretti alla fuga da un’invasione di formiche talmente voraci da aggredire i neonati nelle culle. Del passato non sono rimaste grandi tracce: una pietra piatta chiamata il bauso del morto, su cui durante i funerali i portatori adagiavano la bara per riposarsi un po’, la tradizione che vuole la chiesa di San Gervasio fondata sui resti di un tempio pagano e la pietra del sole, una sorta di menhir che si trova nei pressi del cimitero sul quale gli abitanti del luogo adoravano il dio Sole e… le cipolle!
Da un gruppo di amici l'idea che ha ridato vita al borgo
La seconda vita di Valloria inizia negli anni ’90 grazie ai membri dell’associazione Amici di Valloria che, alla ricerca di un modo per arrestare lo spopolamento del borgo, invitano alcuni artisti a dipingere delle porte. L’idea riscuote un successo immediato e rilancia rapidamente il paese in tutto il mondo. È bellissimo e allo stesso straniante camminare oggi tra le stradine di Valloria imbattendosi nelle sue porte tutte diverse, tutte originali, molte straordinarie. Merito del cortocircuito emotivo che si prova quando passeggiando nei suoi carrugi stretti, dalle case basse e gli architravi pesanti, ci si imbatte all’improvviso in una porta dai colori sgargianti o le tecniche moderne. Passato e contemporaneità, bianco e nero e colori, nostalgia e allegria si fondono dando vita a improvvisi ossimori visivi che annientano le barriere temporali e diventano più intensi quando in estate si sorprendono i pittori all’opera.
167 porte dipinte da artisti di tutto il mondo
È possibile scoprire gli usci in piena autonomia o seguendo un percorso consigliato, tanto sono tutti corredati di una targhetta che ne illustra l’autore e il significato. I soggetti sono liberi anche se molti pittori hanno reso omaggio al passato del borgo. Tra gli artisti che hanno impreziosito il borgo imperiese troviamo nomi come Michele Graputti, Carlo Galimberti, Giancarlo Bertocchi e Fabrizio Riccardi autore de Las llamas de la noche infinita.
A Valloria si fa anche baldoria
Si può visitare Valloria in qualsiasi momento ma è all’imbrunire, quando le luci si accendono, che le opere d’arte diventano ancora più suggestive o durante la manifestazione artistico-gastronomica A Valloria fai baldoria! che, il primo fine settimana di luglio, ripropone piatti della tradizione da gustare su tavoli apparecchiati negli uliveti, alla luce di lampadine colorate e spesso ascoltando musica, in un’atmosfera d’antan, semplice ma autentica.
Oltre agli usci a Valloria si può vedere la chiesa parrocchiale, dedicata ai Santi Gervasio e Protasio, dove c’è un bel polittico di Agostino Casanova, raffigurante la Vergine Maria, dipinto nel 1523 e l’Oratorio di Santa Croce edificato nel 1526, che ora ospita il Museo delle Cose Dimenticate dove sono esposti oggetti della vita quotidiana del passato, con una particolare attenzione agli attrezzi per la coltivazione delle olive e la produzione dell’olio.
Concludiamo con un’indicazione pratica: arrivare a Valloria è abbastanza facile seguendo la strada per Dolcedo; parcheggiare è invece impegnativo: i posti sono pochi e la strada stretta, meglio andarci in moto o con un’utilitaria.


















