Secca e Canyon

Verso l'area marina protetta a cavallo di tre comuni

Il punto con l'ex vicesindaco Francesca Notari sullo stato dell'iter iniziato al termine del mandato, con delibera del consiglio comunale.

Verso l'area marina protetta a cavallo di tre comuni
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L'ex vicesindaco di Santo Stefano al Mare e biologa marina, Francesca Notari, ha fatto il punto sull'iter che vede l'istituzione di un'area marina protetta a cavallo tra il borgo della Villaregia, con la sua secca e il canyon tra Riva Ligure e Taggia, a margine della giornata di pulizia del fondale organizzata dal progetto Sea-Ty.

 

Verso l'area marina protetta.

"I tempi per vedere l'iter completato - spiega la Notari - sono piuttosto dilatati, si parla di cinque anni. Il progetto era stato avviato con la scorsa amministrazione che ha coinvolto anche i comuni di Taggia e di Riva Ligure. Quando i comuni saranno pronti, la pratica passerà in Regione e successivamente arriverà a Roma, al ministero. Si tratterebbe, nel caso, della prima area marina protetta in provincia di Imperia e della seconda, in Italia, ad essere completamente offshore, oltre a un'altra secca in provincia di Roma."

 

Un segno dalle istituzioni

"Si tratta comunque di un primo passo importante - continua l'ex vicesindaco - perché si tratta della prima presa di posizione da parte delle istituzioni verso la tutela e la promozione della secca e del canyon. L'interesse scientifico per la salvaguardia di questo tratto di costa era già stato palesato nel 2009, in seguito a uno studio sul tema".  Grande partner su questo fronte è stata la Guardia Costiera che come spiega Francesca Notari si è sempre espressa a favore e ha sempre collaborato per la realizzazione dell'area marina protetta, così come si è schierata al fianco del più recente progetto Sea.Ty

 

Le peculiarità

Ci sono numerose ragioni per le quali è necessario che le istituzioni si muovano al fine di proteggere un tratto di Mediterraneo così ricco di vita. Il canyon tra Arma di Taggia e Riva Ligure, ad esempio, è un  territorio "di caccia" per una specie affascinante: in gergo tecnico si chiama terreno di feeding e a nutrirsi tra le forre sottomarine è il grande Capodoglio. La secca, a Santo Stefano, che si estende sotto la superficie del mare per 8 km verso sud invece, presenta delle peculiarità che la rendono unica. E' un polmone verde, perché il grande poseidonieto sul cappello della secca rifornisce di ossigeno tutta la zona circostante e le gorgonie che invece sono radicate sulle pareti sono, oltre che fondamentali per l'ecosistema, spettacolari per i subacquei.

 

"Si tratta - spiega la Notari, di una vera e propria oasi sottomarina, con la posidonia sul cappello e i coralligeni sulle pareti. Il connubio tra queste specie genera un vero e proprio unicum che valorizza e potenzia sia la riproduzione che l'alimentazione delle specie marine che trovano rifugio nella secca". Non a caso, la zona è una delle più pescose di tutta la provincia di Imperia, tanto da essere interessata in maniera importante dal fenomeno delle "reti fantasma", pericolose per l'ecosistema. Si tratta delle reti impigliate che i pescatori recidono o perdono in mare che vengono abbandonate irrimediabilmente sul fondale.

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